De Gregori contro i topi

De Gregori contro i topi Il cantautore nel suo ultimo Lp canta l'inquinamento De Gregori contro i topi Le sue sono canzoni quasi apocalittiche come documenti d'attualità Dice: «Sono argomenti "ruvidi" con i quali descrivo il nostro mondo» Schivo, introverso, poco incline | ad apparire in televisione e mettersi in mostra. Ha la barbetta bionda, l'aspetto distaccato e aristocratico, caratteristiche che gli hanno valso l'appellativo di «principe del cantautorato italiano». Il successo lo perseguita fin dai primi anni della carriera, anche se non lo ha mai cercato. «Perché fa parte di questo mestiere», dice. E aggiunge: «E' una componente relativa, un fattore marginale di cui si può fare a meno». Eppure per i giovani di ieri e di oggi De Gregori è una specie di mito, un «grande» che quando canta è come se recitasse poesie. Francesco De Gregori ha 39 anni ben portati, possiede un passato al Folkstudio e contiene un presente nella più stretta riservatezza che si tramuta in cosa pubblica solo dall'uscita di un nuovo disco: al momento è in piena tournée estiva. Riusciamo a parlargli in una pausa della tournée. Concede rare interviste. A Torino arriverà il 23 settembre al Palasport, nell'ambito della Festa dell'Unità, per fare ascoltare i brani del suo ultimo bel disco, con il quale ancora una volta si riconferma il più impegnato e coerente dei cantautori italiani. Dopo «Terra di nessuno». De Gregori torna a fare parlare con un album che riflette in pieno l'ansia per i mali di oggi. In «Miramare 19-4-89» si parla di ecologia, inquinamento, bambini, mafia, aborto e anche di topi. Sono i 300 milioni di ratti che secondo una recente statistica viaggiano tranquillamente per l'Italia, «tra i piedi di tutti». Canzoni inquietanti, quasi apocalittiche, fanno del.suo ultimo lp un documento d'attualità, nel quale abbondano i riferimenti a Bob Dylan e dove De Gregori, oltre alla chitarra, fa uso dell'armonica. Eppure secondo alcuni è un disco commerciale. Forse perché è rivolto a un pubblico più vasto del solito e poi è vero che queste ultime canzoni sono più orecchiabili di «Scacchi e Tarocchi»? «Non saprei, è difficile dare dei giudizi per chi vive questo mestiere in prima persona. Dare opinioni è il mestiere dei giornalisti. Io credo che solo dopo molti mesi dall'uscita di un disco si può dire se era commericale oppure no». Francesco De Gregori spiega ancora: «'Miramare' contiene argomenti ruvidi con i quali ho voluto descrivere il mondo che ci circonda, usando un linguaggio poco letterario, accessibile a tutti». Tuttavia questo lp non è soltanto una finestra aperta sull'attualità... E' vero che riflette anche una maggiore disponibilità al dialogo con il pubblico e una rinnovata voglia di suonare dal vivo? «E' vero. Ho definito il tour estivo un "porta a porta". Ho raggiunto un buon rapporto con i miei musicisti e ho deciso di fare più date in una stessa regione. Ho una grande voglia di lavorare e nel farlo mi diverto di più. Inoltre cerco di offire al pubblico uno spettacolo non scontato, senza le solite canzoni. Tento di raccontare me stesso attraverso la musica». Tra i vecchi successi che farà ascoltare nei concerti anticipa la mancanza, voluta, di «La donna cannone». «L'ho cantata troppe volte. Ho deciso di metterela in un angolino per un po'». Al suo posto invece suonerà «Pablo», che per parecchi anni era rimasta nel cassetto. Di Torino che cosa pensa? «E' una città che amomolto. Si respira cultura nelle sue strade, non è frenetica come Milano e Roma. Almeno, a me ohe sono romano dà l'impressione di essere una città piena di fascino e con un pubblico musicalmente preparato». Non a caso per molti anni De Gregori ha cominciato le tournée proprio dal capoluogo piemontese: una sorta di prova del nove prima di affrontare le piazze italiane, affollate dai giovanissimi oltre che dalla ex generazione «impegnata» del'68. «No, non credo che con il 1968 sia finito l'impegno. Pure oggi esiste, in maniera diversa ma ce n'è, e tanto. Perché sono sempre esistiti uomini che hanno lottato per una vita migliore e i giovani degli Anni 80 dimostrano di avere una forte coscienza critica». E Francesco De Gregori come vive l'impegno? «Non ho mai nascosto le mie idee politiche ma non per questo devono diventare una bandiera. «Mi considero un uomo fortunato perché faccio le cose che amo: suonare, cantare. Il mio mestiere è questo. Consideratemi solo come cantautore». Noemi Romeo

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