La signora a caccia di best-seller di Donata Gianeri

La signora a caccia di best-seller Intervista con Donatella Barbieri dell'Ali, la grande agenzia letteraria La signora a caccia di best-seller Sulla poltrona del mitico Erich Under «i MILANO O sono convinta che tutti coloro che lavorano nei libri, come me, credano nel futuro. Perché il grande fascino del libro consiste proprio in questa sua dimensione futura: un libro, si consegna al tempo, ai posteri», dice Donatella Barbieri. Capelli corti ramati, eleganza spigliata e molto à la page, swatch nero al polso, gonna corta a corolla, calze bianche; voce educata e sottotono con la tipica cadenza della Milano-bene, dove è nata ed è conosciuta come Cocca, nomignolo che la segue sin dalla prima infanzia, laurea in filosofia alla Cattolica, la Barbieri è dall'ottobre scorso a capo dell'agenzia Linder. Nomina molto chiacchierata: per la cifra di acquisto, si parla di un miliardo («Tutte cifre inventate, non so neppure su quale base, un'agenzia di questo tipo ha un valore inestimàbile che non si può certo circoscrivere a una cifra») e perché incuriosiva il fatto che fosse una donna a prendere il posto tanto ambito del mitico Erich Linder: «Sciocchezze. Agenti letterari donna ne esistono tantissimi. E poi io faccio malvolentieri queste differenze tra maschi e femmine anzi, il più delle volte, mi propongo di evitarle. Inoltre credo che soprattutto quello del lavoro sia una campo in cui centra l'operato della singola persona, cioè la professionalità, indipendentemente dal sesso. Eppure, proprio per il fatto che sono donna, appena ho assunto questo incarico tutti venivano qui a tempestarmi di domande, a chiedere le mie impressioni. Senza neppure lasciarmi il tempo di riflettere, di dare uno sguardo intorno». Oggi, dopo otto mesi, sprofondata nel divano di cuoio scuro e vissuto nel suo grande ufficio dell'Ali, pareti grigie e tavoli sepolti dai libri, Donatella Barbieri è in grado, dopo essersi guardata intorno di tracciare una panoramica del suo nuovo mestiere: «Nuovo si fa per dire, visto che ho alle spalle 25 anni di lavoro nell'editoria: ci sono entrata iniziando la gavetta, come correttore di bozze alla Fabbri editori; poi sono passata alla Frassinelli, dov'ero dirigente; quindi alla Sperling & Kupfer come direttore generale. Oggi posso dire di conoscere il mestiere in tutte le sue mille sfaccettature: esperienza che mi sarà molto utile. Quegli stessi editori che oggi sono nostri clienti, ieri erano miei colleghi». Anche se il cammino che l'attende non è facile: l'eredità del nome Linder è pesante, con lui l'Ali era diventata una delle agenzie letterarie più importanti del mondo. E Donatella Barbieri coi suoi modi molto perbene appare molto diversa dalle agguerrite concorrenti. Non ha certo l'aggressività di una Carmen Balcels, la signora che da Barcellona tratta i diritti di gente come Garcia Marquez e Vargas Llosa, e neppure l'imperiosità di Blinky Urban che da New York gestisce il suo grande impero d'autori. Ma nella sua voce educata e sussurrante non si coglie mai una perplessità, mai una smagliatura. E s'intuisce abbia idee chiare e precise, specie per quanto riguarda le doti di un buon agente letterario: «Prima di tutto, la correttezza assoluta: l'agente rappresenta gi interessi dei suoi clienti. Poi, la curiosità, cioè un'attenzione sempre viva per quello che succede nel mercato editoriale. Quindi, una professionalità, che si costruisce anche sotto forma di rapporti con le persone. Infine, una competenza editoriale: vale a dire cono¬ scenza del mestiere e dei suoi meccanismi». Parla soppesando attentamente le domande e scegliendo accuratamente le parole, con ricercatezza quasi letteraria. Torniamo a Linder, signora: il suo fiuto era proverbiale, al punto che la sua infallibilità nello scegliere l'autore giusto era diventata quasti un dogma. Come si riconosce un best-seller? «Io direi dalla consapevolezza che uno acquista sin dalle prime pagine che si tratta di un libro che potrà interessare molte persone, per i motivi più svariati. Certo esistono qualità precise che un libro deve avere: per esempio, dev'essere ben scritto. Il che oggi ha un significato diverso da un tempo: cioè non secondo i dettami della buona letteratura quanto piut¬ tosto secondo quelli di una lettura piana e scorrevole. Anche se predire che un libro avrà successo e perché, senza sbagliarsi, è molto difficile. Diciamo che il potenziale successo di un libro si può razionalizzare secondo parametri; ma che rimane sempre qualcosa di impalpabile, di indefinibile. L'Ali, al terzo piano di Palazzo Borromeo, a pochi passi da piazza della Scala, venne fondata nel 1898 da Augusto Foà, uomo di grande cultura; Erich Linder vi entrò subito dopo la guerra imprimendovi la zampata decisiva: «La sua griffe è rimasta e si nota ovunque. D'altronde, come sono arrivata qui, la mia preoccupazione è stata proprio quella di far rivivere l'agenzia così com'era un tempo, punto d'incontro per editori e scrittori». Si dice che l'agenzia -Linder tratti oggi diecimila titoli l'anno, cioè una media di duecento la settimana, il che significherebbe circa ottomila scrittori da amministrare. Donatella Barbieri non smentisce né conferma, ma si defila con eleganza: «Non creda troppo alle cifre, se ne fanno tante e con tanta facilità». Quindi afferma, tranquillamente: «Io cerco di leggere tutto. Chiedo mesi, prima di dare una risposta, perché ovviamente ho bisogno di molto tempo, ma quando esprimo un parere è perché ho-letto il manoscritto personalmente. Questo è il mio metro di lavoro e vorrei poterlo mantenere sempre: specialmente in futuro quando avrò risolto alcuni problemi gestionali che, in questi mesi, hanno limitato molto il tempo che solitamente dedico alla lettura». E tempo da dedicare a sé stessa, gliene rimane? «Come a tutti quelli che lavorano. Credo che oggi le persone impegnate col proprio lavoro al di là dell'orario siano tante, si tratta di cercar di distribuire un po' le forze». La signora ha una giornata scandita da orari precisi: sveglia alle 7, lettura dei quotidiani, in ufficio sino alle 13,30, ancora in ufficio dalle 16 in poi, senza limiti di tempo, al cinema quando capita, pochissimo teatro, mondanità quasi zero: «Ma cerco sempre di conservare qualche ore per me nell'arco della giornata perché lo considero indispensabile. Per occuparsi della mia vita privata e per vedere gli amici, chiacchierare, scambiare opinioni. Sono dell'idea che non ci si debba mai richiudere, specie facendo un lavoro come questo. Bisogna avere invece molte orecchie, molti occhi: perché si tratta di un lavoro che non va, fatto dal di fuori, bensì immersi il più possibile nella realtà di tutti i giorni. Oggi cambia tutto così velocemente che bisogna essere in grado di percepire e intravedere i mutamenti _,un attimo prima che si verifichino». Accarezza dolcemente la costola di un libro, sfogliandone le pagine con delicatezza, quasi fosse un fiore: «Il fascino di un libro non ancora letto, è immenso, soffuso di mistero: prima di aprirlo, io un libro devo prenderlo in mano, sentirlo, perché ogni libro ha una sua dimensione, un formato, un tatto. Vengo da una famiglia in cui i libri si sono sempre amati molto: direi che siamo stati educati al culto del libro. Nella mia vita, non ho fatto altro che leggere. E anche adesso, non faccio altro». E quali sono, signora, i libri che preferisce? «Quelli in cui mi riconosco, in cui mi sento coinvolta: quelli ai quali ripenso. Quelli che mi restano più profondamente dentro e che nei momenti più impensabili, riaffiorano». Donata Gianeri Uno scorcio dell'ultimo Salone del Libro d i Torino. «L'agente letterario rappresenta prima di tutto gli interessi dei clienti»

Luoghi citati: Barcellona, Cattolica, Milano, New York, Torino