l' inchiesta a Palermo

L'inchiesta a a Palermo L'inchiesta a a Palermo Chi sospettò per primo Di Pisa? Sica tace e rilancia le polemiche PALERMO DAL NOSTRO INVIATO L'alto commissario per la lotta contro la mafia, Domenico Sica «non conferma e non smentisce» lasciando intendere così che fu proprio il giudice Giovanni Falcone, come «rivelava» ieri mattina un quotidiano, a fare per primo il nome del collega Di Pisa come possibile autore delle lettere anonime. La smentita di Falcone e l'implicito invito a Sica a ridimensionare l'indiscrezione, non hanno avuto alcun effetto. Anzi, l'atteggiamento dell'alto commissario ha dato adito a molte interpretazioni, una delle quali vuole che Domenico Sica abbia cambiato le proprie convinzioni circa l'identità del «corvo» e stia adesso cercando di scaricare responsabilità verso i colleghi del sostituto procuratore Alberto Di Pisa. Ma al di là di interpretazioni, illazioni e indiscrezioni scientificamente destinate ai giornali, non resta che affidarsi agli sviluppi delle inchieste che sta conducendo il procuratore di Caltanissetta, Celesti. Questi i dati di fatto, certi e inconfutabili: sarà interrogato Salvatore Contorno, il pentito che è al centro del giallo descritto dall'anonimista; il procuratore Celesti ha indiziato il sostituto Di Pisa del reato di calunnia aggravata. Il che vuol dire che si è fatto già un'idea precisa dell'inchiesta. Ha cioè escluso che il contenuto delle lettere anonime abbia attendibilità, aprendo ufficialmente un procedimento penale contro ignoti, all'interno del quale uno degli indiziati è il dottor Di Pisa. E tutto ciò non può non avere la sua importanza se si tiene conto che il magistrato sospettato di essere il «corvo» ha sempre negato di essere l'autore delle lettere, ma ha mostrato di condividere le accuse contenute nell'anonimo, specialmente in relazione all'ipotetica «gestione disinvolta» del pentito Contorno. L'iniziativa del procuratore Celesti è giunta dopo le deposizioni del capo della polizia, prefetto Vincenzo Parisi, e del dirigente dell'anticrimine, Gianni De Gennaro. Al magistrato i funzionari del Viminale hanno ricostruito tutta la vicenda Contorno, così come avevano già fatto, subito dopo l'arresto del pentito a Bagheria, col mi¬ nistro Gava, inviandogli una relazione scritta. Il- presunto coinvolgimento di Falcone, provocato dalle indiscrezioni sull'interrogatorio di Sica, è destinato a suscitare nuove polemiche e conferma l'impressione che tutta la vicenda sia «inquinata» da una guerra sotterranea fra i diversi pezzi degli apparati investigativi. Il che ha fatto dire a Rodotà e Tortorella, «ministri ombra» del pei, al termine di un incontro con i vertici di Palazzo di Giustizia: «Esiste il problema del non funzionamento dell'alto commissariato. Crediamo non sia una questione di persone, ma di inadeguatezza della legge, che non definisce i limiti e i poteri di quell'ufficio. Sopprimerlo? Forse è meglio cambiare la legge, attribuendo direttamente al Parlamento il compito di controllo sul coordinamento». E' da segnalare infine la visita a Palazzo di giustizia del neo sottosegretario alla giustizia Silvio Coco, già magistrato a Palermo. Coco ha incontrato i responsabili degli uffici giudiziari nonché Falcone e Ayala. [f. 1.1.1

Luoghi citati: Bagheria, Caltanissetta, Falcone, Palermo