I Grandi di fronte al groviglio khmer
I Grandi di fronte al groviglio khmer CAMBOGIA Dopo vent'anni di guerra le fazioni riunite a Parigi con le superpotenze nel ruolo di padrini I Grandi di fronte al groviglio khmer Baker e Shevardnadze trattano dietro le quinte PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nella grande sala dell'avenue Kleber tutto è pronto. Lo scenario è lo stesso che diciassette anni fa ha fatto da sfondo ai negoziati tra Henry Kissinger, Le Due Tho e la signora Thi Binh per riportare la pace in Vietnam, ma questa volta la diplomazia di mezzo mondo affronterà l'ultimo capitolo della crisi indocinese. Il capitolo Cambogia, una piaga che nessuno è riuscito a cicatrizzare dopo quasi vent'anni di guerra, di terrore, di massacri, di interventi militari esterni e di guerriglia. Ora le speranze di trovare un accordo tra le quattro fazioni cambogiane e le grandi potenze che le sostengono, sono più concrete. Ma la mediazione si annuncia complessa. I problemi da risolvere sono una specie di interminabile domino dove una sola pedina può bloccare tutto. C'è il problema numero uno: il ritiro delle truppe vietnamite che occupano la Cambogia dal 1979. C'è il pro¬ blema di un cessate-il-fuoco riconosciuto da tutti e, in particolare, dalle milizie dei khmer rossi. C'è il problema di chi controllerà ritiro e tregua. C'è il problema del ritorno in patria dei profughi: un dramma nel dramma che coinvolge la Thailandia diventata terra d'asilo per mezzo milione di persone. E c'è il problema del futuro politico del Paese: il governo provvisorio, la nuova Costituzione, le elezioni libere sono, per ora, più interrogativi che promesse. Per tentare di dipanare questo groviglio, oggi alle 15 in punto, attorno ad una serie di tavoli sistemati in modo da formare un grande quadrato, si ritroveranno ventitré personaggi. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Perez de Cuellar, diciassette ministri degli Esteri (L'americano Baker e il russo Shevardnadze, si sono incontrati ieri pomeriggio. Baker ha consegnato al collega una lettera per Gorbaciov), un rappresentante dei Paesi non allineati e i quattro «fratelli-nemici» cambogiani. E' una «task- force» diplomatica mai schierata prima d'ora che lavorerà a porte chiuse fino a martedì prossimo per preparare il terreno a tre commissioni tecniche incaricate di presentare un rapporto operativo. Soltanto allora i due co-presidenti della conferenza — il francese Roland Dumas e l'indonesiano Ali Alatas — decideranno se convocare una fasedue della trattativa al livello dei ministri degli Esteri. Dipenderà dai risultati. E ogni previsione, oggi, sarebbe un'esercitazione rischiosa. Una sola cosa è certa. Finalmente si sono create almeno le condizioni per parlare di pace in Cambogia. Condizioni più «esterne» che «interne»: è tra i grandi alleati delle diverse fazioni cambogiane che il clima si è disteso negli ultimi anni. Soprattutto tra Cina, Vietnam e Urss. Da campo di battaglia per vecchie tensioni politiche e di influenza geografica, la Cambogia è diventata laboratorio della nuova distensione. Con una grande incognita, certo. La po¬ e del Laos. Sihanuk ritorna in patria, ma il regime instaurato dal capo dei khmer rossi, Poi Pot, si rivela la più feroce delle dittature. Le deportazioni in massa della popolazione, i massacri (più di un milione di morti) gettano la Cambogia in tre anni e mezzo di terrore. Sihanuk è arrestato. Quando, nel dicembre del '78, le truppe vietnamite invadono il Paese e rovesciano Poi Pot„ l'opinione pubblica saluta con sollievo la fine di una tirannia sanguinaria. Ma il regime installato a Phnon Penh è poco più di una copertura all'invasione: l'intervento di Hanoi perde ben presto il suo dichiarato carattere di «liberazione» per diventare una vera e propria occupazione. Oggi tutti i protagonisti della crisi sono a Parigi: il principe Sihanuk, il premier filo-vietnamita Hun Sen, l'erede di Poi Pot, Khieu Samphan, il capo nazionalista Sun Senn. E tra loro la mediazione sarà ancora più difficile. Enrico Singer sizione cinese che, dal possibilismo dimostrato a partire dall'87 (quando ci fu il primo incontro preparatorio tra le fazioni cambogiane), potrebbe tornare adesso all'intransigenza. Non tanto perché sono cambiati gli uomini al potere a Pechino, quanto perché Deng Xiaoping potrebbe essere tentato di barattare il suo sì alle ipotesi d'accordo in cambio di una «assoluzione» internazionale per Tienanmen. E' un'incognita pesante. Ma non è la sola: la storia stessa della crisi cambogiana scoraggia le aspettative troppo ottimistiche. E' una crisi che comincia nel 1970, quando il maresciallo Lon Noi rovescia il principe Norodom Sihanuk accusandolo di avere permesso ai vietcong di installare i loro «santuari» militari in Cambogia. Sihanuk, allora, si rifugia a Pechino. Cinque anni dopo sono le armate dei guerriglieri comunisti khmer rossi a prendere il potere a Phnon Penh e la Cambogia sembra avviarsi verso lo stesso destino del Vietnam
A causa delle condizioni e della qualità di conservazione delle pagine originali, il testo di questo articolo processato con OCR automatico può contenere degli errori.
© La Stampa - Tutti i diritti riservati
- Il Governo inizia la propaganda per il prestito
- La propaganda pel Prestito Nazionale
- Roma/A 24 ore dalla sparatoria in cui Ú morto il neofascista
- Quei «portaborse» orfani di Bettino
- Due arresti a Roma scoperto l'arsenale Nar
- Droga, dieci arresti
- I temerari che volano sull'acqua
- I i l ti ittScambio di telegrammi fra il Duce e il Gran Muftì
- Truffa atomica, allarme
- Due cugini asfissiati dal gas
- Il Governo inizia la propaganda per il prestito
- Bimbo avvolto dal fuoco è salvato dalla nonna
- Ma Ciano non ascoltò il suo ambasciatore
- La propaganda pel Prestito Nazionale
- Roma/A 24 ore dalla sparatoria in cui Ú morto il neofascista
- Signora accusata di truffa alla società d'assicurazioni
- Mlnghellq, il primo serial killer
- Provino mundial (21,IVI ) a Wembley per l'Italia
- L'Inter ripresa dal gruppo
- Quei «portaborse» orfani di Bettino
- 4 TERRORISTI MORTI UNO FUGGE TUTTI GLI OSTAGGI SONO VIVI ?
- La tragedia della transessuale Richards
- Ci sono 130 mila siciliani, 100 mila calabresi, 80 mila campani e abruzzesi
- Forse altri quattro ufficiali coinvolti nella "trama nera,,
- I rigori sono fatali alla Juve decimata
- Due gocce di sangue possono fare piena luce sull'omicidio
- Iniziato il processo per i «balletti verdi»
- Polonghera, Sommariva, Montafia e Cuneo piangono quattro giovani coppie di sposi morti nell'incendio
- Carabiniere tenta di disarmare una guardia: entrambi feriti
- Alberto Talegalli e due amici uccisi nell'auto che si schianta contro la spalletta d'un ponte
In collaborazione con Accessibilità | Note legali e privacy | Cookie policy