Budapest: no all'ateismo

Budapest: no all'ateismo Il Comitato centrale del pc dà un'altra picconata al materialismo scientifico Budapest: no all'ateismo Berecz, capo degli ortodossi: «Dialogo ad alto livello tra credenti e marxisti» Congresso straordinario in ottobre: i gruppi d'accordo sulla nuova nomenklatura Crolla un pezzo del «materialismo scientifico»: il partito comunista ungherese (posu) non è più «ateista». Budapest è la prima capitale dell'Est ad abrogare ufficialmente il vècchio credo, cristallizzato in quarant'anni di ortodossia, secondo il quale l'esistenza di Dio era «oggettivamente» falsa. E' un passo che testimonia lo sforzo del posu di cancellare la sua stessa origine ideologica, marxista-leninista. Il leninismo è già stato «espulso dal partito», cóme lamentano i falchi del comunismo ungherese. Adesso le picconate al marxismo, o più esattamente al marxismo mummificato in dottrina di Stato, vibrate ieri da Janos Berecz, nella sua relazione al Comitato centrale sui rapporti tra Stato e Chiesa. Se il posu rinuncia alla sua dottrina, nel tentativo di accreditarsi presso il Paese come forza pragmatica ed ecumenica, non rinuncia però ai suoi riti. Per uno di quei voluti paradossi che fanno parte della liturgia del comunismo orientale, è toccato proprio a Berecz, il capo degli ortodossi, pronunciare l'abiura dell'ateismo «scientifico». Berecz ha aggiunto che «il dialogo tra credenti e marxisti deve proseguire ad alto livello» e il libero esercizio della religione dev'essere assicurato. Parole che suggellano la riconciliazione in corso tra il regime e le Chiese: quella luterana (proprio un pastore protestante, eletto nelle elezioni della settimana scorsa, è il primo deputato dell'opposizione a sedere in Parlamento) e quella cattolica (il papa Giovanni Paolo II visiterà l'Ungheria nel 1991). La riunione del comitato centrale è parsa anche certificare la stabilità del nuovo assetto interno del partito, in mano ai riformisti, più o meno radicali. Lo conferma la decisione di fissare la data del prossimo congresso straordinario (comincerà il 4 ottobre). Se non vi fosse stato un accordo tra tutte le componenti riformiste, la più radicale delle quali ventilava la scissione, probabilmente il congresso sarebbe slittato a fine anno. Ma i giochi comunque non appaiono già decisi. Dopo aver incassato in silenzio e con rabbia la solenne riabilitazione di Imre Nagy e dei dirigenti della «rivoluzione» del 1956, i «conservatori» si sono presi la rivincita con i funerali di Janos Kadar, l'uomo che tradì Nagy e regnò per trent'anni sull'Ungheria, come primo segretario del partito. Anche quelle esequie, per quanto molto meno solenni e partecipate del funerale di Nagy, si sono tramutate in una contro-dimostrazione dei «conservatori». Questo carattere politico del funerale è stato sottolineato, nella riunione del Comitato centrale, da un vice-portavoce del partito, Emil Kimmel, che con intento polemico ha tracciato un profilo radioso di Ra¬ dar. Le decine di migliaia di ungheresi che si sono strette intorno alla bara del vecchio leader, ha detto Kimmel, hanno compreso quanto la sua figura sia stato importante per il Paese. Di fatto il numero uno del direttorio che guida il posu, Reszo Nyers, dovrà, nel congresso di ottobre, compiere acrobazie per tenere unito un partito dalle anime contrapposte. Se concederà troppo ai conservatori, rischierà la scissione dei radical-riformisti di Pozsgay. Se al contrario resterà fedele all'alleanza con Pozsgay, la bestia nera dei falchi, rischierà una traumatica collisione con l'ala kadarista. La questione centrale resta comunque la preoccupazione della nomenklatura, tecnocrazia e quadri politici, che teme di perdere d'un colpo il posto, il potere e i privilegi, qualora ri posu uscisse sconfitto malamente dalle libere elezioni previste per il 1990. Il plenum si è occupato di questioni internazionali (ha chiesto il ritiro di tutte le truppe dell'Urss) e ha approvato alcuni spostamenti: Berecz, sostituito da Janos Barabas, segretario del Ce, a capo della Commissione di politica sociale, e Andras Toth chiamato a succedere a Jeno Kovacs (già sollevato al precedente plenum) alla guida del dipartimento per' la politica del partito. [g. r.] Reszo Nyers

Luoghi citati: Budapest, Ungheria, Urss