CASCHI BLU NEI MUSEI ITALIANI di Luciano Gallino

CASCHI BLU NEI MUSEI ITALIANI CASCHI BLU NEI MUSEI ITALIANI NOTIZIA di ieri: i consoli . di ventitré Paesi, tra i quali figurano Francia, Gran Bretagna, Spagna e Stati Uniti, scrivono al Comune di Firenze per proter stare contro il degrado del patrimonio artistico della città. Notizia dell'altro ieri: uno dei maggiori quotidiani tedeschi, la Frankfurter Allgemeine Zeitung, si chiede con quale faccia possano gli italiani, che da decenni implorano e ricevono aiuti per salvare Venezia, perpetrare contro di essa un attentato vandalico come il concerto di piazza San Marco. Notizia (possibile) d'un domani non lontano: il Parlamento di Strasburgo vota a grande maggioranza una legge che toglie agli italiani — essendosi questi rivelati, in materia, palesemente incapaci di intendere e di volere — ogni potestà sui beni culturali della Penisola, trasferendola ad un'autorità sovrannazionale. Prima d'arrivare a tanto, converrebbe cercar di capire a quali argomenti si potrebbe ricorrere per indurre gii italiani a comportarsi in modo meno irresponsabile nei confronti di quel 40% o giù di li dei beni archeologici, dei complessi monumentali, delle opere d'arte di tutto il mondo che si ritrovano in casa. Per intanto, di italiani in genere occorre parlare, cioè di tutti noi, e non solo delle responsabilità di amministratori e politici. Infatti l'incultura delle autorità che credono giusto tenere a Venezia un concerto con duecentomila partecipanti, o magari Expo 2000, o che lasciano cadere Firenze nello stato che indigna i consoli stranieri, riflette la disposizione dei tanti che vedrebbero allegramente sparire mura di Lucca e torri di San Giminiano, piazza Navona e templi di Agrigento per far posto a parcheggi di pullman turistici (per visitare, dopo, che cosa?), condomini-ghetto, discoteche e fast food. Allora vediamo. Dati i tempi, si potrebbe usare un argomento vagamente ambientalista. Voi italiani — esso suonerebbe — avete sotto mano un immenso patrimonio, sul quale peraltro non potete vantare particolari titoli di proprietà, poiché a tante generazioni di distanza da coloro che lo hanno creato non potreste mai dimostrare che proprio voi ne siete gli eredi legittimi. Di fatto questo patrimonio appartiene al mondo. Siatene dunque i gelosi custodi. Noi, vostri contemporanei di cento Paesi, lo affidiamo alle vostre cure, e — badate — ve ne chiederemo conto. Non solo per noi, ma anche per le generazioni a venire, perché anche coloro che non sono ancora nati hanno il diritto di godere a suo tempo di tante bellezze. Dovesse fallire l'argomento ambientalista, si potrebbe ricorrere a quello economico. Italiani, pensate ai vostri malandati scambi con l'estero e fate un po' di conti. Se investiste rapidamente alcune migliaia di miliardi — noccioline, in fondo, per i cittadini della quinta potenza industriale del mondo —- allo scopo di risanare i centri storici, restaurare palazzi e cattedrali, innovare e ingrandire i musei, rendere visibili le collezioni che giacciono negli scantinati, assumere per tutto ciò un congruo ammontare di personale qualificato — a partire Luciano Gallino CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA