E vissero in B felici e contenti

E vissero in B felici e contenti Il brasiliano domato dal colloquio col presidente pronto a raggiungere il ritiro E vissero in B felici e contenti Mailer: «Ringrazio Boniperti, ma qui sto bene» TORINO. «Con Fascetti ebbi un | colloquio prima di partire per il Brasile: mi troverò bene perchè siamo due...matti». Luis Muller spiana il suo miglior sorriso dopo la battuta, mentre aspetta di completare gli esami clinici presso il Centro di Medicina dello sport. Il prelievo del sangue e lo stress accumulato in questi ultimi giorni itineranti per l'Italia, prima di trovare l'accordo con il Torino, gli hanno provocato conati di vomito. Il braccio di ferro, lungo ed estenuante, si è concluso nella tarda sera di giovedì negli uffici della GIMA. «Non avevo dubbi conoscendolo e conoscendomi, che tutto si sarebbe sistemato: la B non sarà un esperienza drammatica ma gioiosa e breve con un campione come Luis che, adesso, deve fare un po' di gol», ha detto il presidente Borsano che oggi, insieme con il dg Casasco, andrà in elicottero a Borno a far visita alla squadra. E' stata dura per il giovane asso brasiliano accettare di giocare in Serie B, una realtà che mai avrebbe immaginato un anno fa quando varcò l'Atlantico pieno di sogni, ma ora è sgravato dal difficile travaglio anche perchè ha strappato a Borsano la promessa che, in caso di mancata promozione, potrà essere ceduto ad un altro club. Nell'antistadio del Comunale c'è solo qualche tifoso bianconero. Vedendolo passare in auto, in compagnia del fratello Rudinei, nessuno ha osato chiedergli del mancato trasferimento alla Juventus. Un argomento che Muller sfiora appena: «So che Boniperti mi voleva a tutti i costi ma l'ing. Borsano ha la testa dura e progetti ambiziosi e non ha voluto trattare. Tuttavia sono contento di essere rimasto al Torino, in granata. Mi piace la città, conosco il clima, mi sono finalmente abituato al modo di vivere. Mi piace il calore dei tifosi. Mi vogliono bene, come la società che ha allestito una formazione buona per la Serie A. Posso dare di più della prima stagione». Prende fiato, riflette un attimo e poi fa: «E i gol sono importanti anche in B. Dicono che i difensori siano più cattivi che nella massima categoria, che i campi del Sud siano...caldi, ma se giochi con la paura è meglio stare a casa. E' normale. Punterò al titolo di capocannoniere grazie ai lanci di Romano, acquisto fondamentale, ed gli spazi che un 'partner' potente come Pacione e l'estro di Skoro sapranno creare, e non rinuncio alla Nazionale». Sembra convinto. Dopo la clamorosa rottura con il et Lazaroni le porte della Selecao potranno riaprirsi per un giocatore declassato nella seconda divisione? «Non lo so, ma so che la convocazione viene con il successo mio e del Torino anche se ho tanti rivali, e tutti bravi, come Careca, Romario e Bebeto», risponde. E rivela i retroscena della sua mancata partecipazione alla Coppa America, iniziatasi tra feroci polemiche e conclusasi poi proprio con il trionfo del Brasile e di Lazaroni. «Mi presentai in ritiro il giovedì — racconta — e Lazaroni mi disse che se fossi arrivato tre giorni prima la mia posizione sarebbe cambiata poiché sarei stato inserito tra i 20. Non mi ha lasciato alcuna speranza di giocare, dicendomi che mi sarei dovuto soltanto allenare con la Nazionale sino alle qualificazioni mondiali. C'era caos attorno alla squadra, non si parlava di premi nè di diaria. Come potevo accettare? In più mia madre era ammalata ed avevo da seguire i lavori della mia nuova casa a San Paolo. Senza dimenticare che Alemao e Renato, per gli impegni con Napoli e Roma, erano arrivati dopo di me in Brasile, e sono entrati nella rosa dei titolari». Non è pentito. Rifarebbe tutto? «Si», ribatte senza esitare. E aggiunge: «Anche Falcao mi ha dato ragione. Lazaroni non mi vuole bene, ma se renderò al massimo forse si ricrederà. Ho già il mondiale messicano alle spalle e l'esperienza che accumulerò in Italia». E fissa il piede destro malconcio, per i postumi di un'infiammazione che lo fece soffrire nell'ultima, drammatica partita di Lecce. «Per questo non fui all'altezza, non per le voci, false, che ero andato in discoteca il venerdì», puntualizza. La famiglia lo raggiungerà fra un mese. Oggi in sede e domani forse a Modena, ospite del suo procuratore Caliendo, si sottoporrà a cure per essere pronto, lunedì pomeriggio, ad iniziare gli allenamenti a Borno. Un mese di inattività l'ha arrugginito: «Dovrò anche adattarmi al nuovo tipo di gioco e ci vorrà un po' di tempo. Voglio partire con il piede giusto. Di errori ne ho commessi tanti, non intendo più sbagliare». Bruno Bernardi Pace fatta» Si è chiusa tra molti sorrisi la novela granata, ecco il presidente Borsano col figliol prodigo brasiliano