Il doping invade le palestre

Il doping invade le palestre Dati inquietanti dall'inchiesta della commissione parlamentare Il doping invade le palestre Le responsabilità dei medici sportivi ROMA. Il doping ha ormai superato i confini dello sport professionistico, invadendo il mondo degli atleti dilettanti: tre milioni di tesserati che nel nostro paese svolgono attività fisica ai più svariati livelli sono pericolosamente esposti al dilagare del male. L'allarme è contenuto nel documento conclusivo di un'indagine conoscitiva condotta dalla commissione affari sociali della Camera. In Italia esiste in materia di tutela sanitaria delle attività sportive una legge del '71 del tutto inapplicata, come ammesso dallo stesso presidente del Coni, Arrigo Gattai; «una legge fantasma», come è stata ribattezzata dal ministero dell'Interno. La normativa prevede l'accertamento obbligatorio, con visite mediche, dell'idoneità sportiva di un atleta; ammende per chi pratica il doping e l'obbligo di chi sia a conoscenza di una «notitia criminis» di rivolgersi alla magistratura ordinaria. Ma fino ad oggi l'autorità giudiziaria non si è mai mossa. Anzi fino a qualche anno fa lo stesso Coni ha «ampiamente sottovalutato il fenomeno», mentre il mercato clandestino dei prodotti anabolizzanti è andato aumentando e gli integratori alimentari senza alcun controllo sanitario hanno invaso le palestre. Ecco il quadro a fosche tinte che è stato tracciato dalla commissione affari sociali della Camera, nel documento conclusivo approvato ieri al termine dell'indagine conoscitiva sull'uso del doping nello sport. «Dall'insieme degli elementi acquisiti nel corso dell'indagine — conclude il documento — emerge il problema di una nuova disciplina per la tutela sanitaria delle attività' sportive». Un anno di lavoro, quattro audizioni, nove testi ascoltati, numeroso materiale acquisito agli atti: al termine dell'indagine sul doping, il presidente della commissione Giorgio Bogi (pri), ha tenuto una conferenza stampa. «La situazione — ha esordito — sembra una marmellata ed è indispensabile provvedere ad una nuova legge. Tre proposte sono state già presentate, prevediamo di iniziare l'esame entro il 15 novembre». Le proposte portano le firme della comunista Adriana Ceci, alla quale Bogi ha attribuito in gran parte il merito dell'inchiesta, e dei socialisti Curci e Vazjoler. Il presidente della commissione ha poi annunciato alla stampa che, «ad indagine conclusa», sono pervenuti documenti che potrebbero interessare la magistratura ordinaria. Tali documenti sono stati inviati alla presidente della Camera Nilde Jotti per una decisione definitiva. Tra i «reperti che scottano» ci sarebbero ricette relative a forniture di sostanze anabolizzanti, la registrazione di una «lezione di doping» svolta all'Acquacetosa da un maestro Fidai nell'82, e infine schede di accettazione di farmaci dopanti, controfirmate dagli stessi atleti che ne facevano uso. Bogi si è lamentato dei «silenzi» di molti enti interpellati: «Il Cnr, ad esempio, non ha chiarito a quale titolo ed in che cosa consisteva la collaborazione con la Fidai fin dall'82. Il Coni non ha mai svelato i nomi dei 31 atleti risultati positivi agli esami anti-doping dello scorso anno. Molte giustificazioni si sono infine rivelate insufficienti, ma non dimentichiamoci che la nostra indagine era solo conoscitiva e non d'inchiesta. Quindi le nostre domande potevano anche non avere risposta». Il presidente della commissione affari sociali si è soffermato sulle responsabilità dei medici sportivi, ai quali ha rivolto un severo monito: «La loro posizione è molto ambigua. Il loro compito è quello di tutelare la salute di chi fa sport, ma se l'obiettivo è quello di contribuire ad elevare il livello delle prestazioni, un eventuale uso del doping da parte dell'atleta può chiamare in causa, almeno indirettamente, la responsabilità del medico». . [Agi] Dorina Vaccaroni, ultimo e più clamoroso caso di doping

Persone citate: Adriana Ceci, Arrigo Gattai, Bogi, Curci, Dorina Vaccaroni, Giorgio Bogi, Nilde Jotti

Luoghi citati: Italia, Roma