Andreotti al Senato di G. Z.

Andreotti al Senato Andreotti al Senato «Fiducia al Csm e a tutta la magistratura» La de attacca i servizi segreti ROMA. «Tutti in questo momento devono compiere lealmente la propria parte, superando in dignitoso riserbo difficoltà e particolarismi»: eccola, l'opinione di Giulio Andreotti sulle ultime convulsioni del «caso Palermo». Di mafia e antimafia, nel discorso che ha inaugurato l'attività del suo sesto governo, il presidente del Consiglio non ha parlato molto, ma le indicazioni appaiono chiare. Mentre continua a montare il fronte dello schieramento di chi vorrebbe azzerare i vertici della magistratura palermitana, l'esecutivo sembra anticipare la linea del rigore. «Ogni elemento di crisi degli apparati istituzionali -•- afferma Andreotti — è un'occasione di espansione e crescita della criminalità mafiosa». Il governo, «nel rigoroso rispetto dei limiti costituzionali, opererà perché sia dissolta ogni perplessità, nella convinta fiducia che il Csm e tutta la magistratura sapranno sollecitamente ristabilire, laddove manchino, le condizioni di un più incisivo impegno nella lotta alla criminalità organizzata». Attentato a Falcone, lettere anonime, caso Contorno: attendere le conclusioni dell'inchiesta giudiziaria di Caltanissetta o gli eventuali interventi di palazzo dei Marescialli significherebbe affrontare la questione in modo tardivo e parziale. Alle ri¬ valità fra giudici si sovrappongono segnali di scontro fra poteri: la commissione antimafia (che ha deciso di convocare, prima della pausa estiva, il presidente Andreotti e i ministri Gava e Vassalli) discuterà la proposta comunista di un'indagine che contribuisca a sciogliere questi tre grandi nodi. Quasi certamente, nell'impossibilità di affrontare tutte assieme questioni così intricate, si comincerà dalla vicenda di Contorno, che sembra quella centrale. Chi era riuscito a ottenere la gestione del «pentito», chi aveva sollecitato — se le affermazioni di Buscetta sono autentiche — il suo rientro dagli Usa? E soprattutto: chi gli ha consentito di organizzare una nuova serie di omicidi? Ma per Gava e Vassalli si annuncia anche un altro appuntaménto: il presidente del Senato, Giovanni Spadolini, ha annunciato che mercoledì 1'«emergenza Palermo» sarà affrontata in aula. «Questo mi sembra il momento più adatto — ha spiegato Spadolini — di fronte al complesso di notizie devastanti che arrivano dal settore della lotta alla mafia». Conoscere, capire, fare pulizia. Anche «Il Popolo» afferma in un articolo del deputato Calogero Pumilia che nella lotta alla mafia «l'opera dei servizi segreti anziché produrre risultati apprezzabili sul terreno della repressione, sta imbarbarendo in modo pericoloso i metodi di lotta. Dall'interno delle istituzioni qualcuno tenta, con la vigliaccheria dell' anonimato, di indebolire la lotta contro la mafia e di offuscare l'immagine di alcuni fra i più impegnati protagonisti». La soluzione? «Il Consiglio superiore della magistratura deve assolutamente riportare serenità e concordia all'interno del palazzo di giustizia colpendo quanti alimentano contrasti e confusione». A Palermo si è sfiorata un'autentica dichiarazione di guerra da parte di una categoria, quella degli avvocati, che degli scontri nel «palazzo dei veleni» è la testimone più diretta. Ieri a portare avanti la protesta è stato un gruppo di giovani professionisti, che in un'assemblea della camera penale ha proposto un documento di una violenza senza precedenti. Dopo aver ripercorso le ultime tappe del «caso Palermo», gli avvocati chiedevano all'intera categoria di mobilitarsi, di esercitare pressioni verso il Csm per ottenere che al più presto il palazzo di giustizia di Palermo venga restituito a un clima di «credibilità, imparzialità, trasparenza». C'è stato bisogno dell'intervento personale di Frino Restivo, presidente della camera penale, perché il documento venisse respinto ai voti. Ma lo scontro è solo rinviato. [g. z.]

Luoghi citati: Caltanissetta, Falcone, Palermo, Roma, Usa