Preoccupazione alla Confindustria di Gian Carlo Fossi

Preoccupazione alla Confindustria Le reazioni di imprenditori e sindacati alla sentenza della Consulta sui licenziamenti Preoccupazione alla Confindustria Ma il senatore Giugni sostiene: non sarà una rivoluzione ROMA. Discordi le prime reazioni alla sentenza della Corte Costituzionale sull'applicazione dell'articolo 7 dello Statuto dei lavoratori anche ai dipendenti delle piccole aziende. Mentre i sindacati esultano, le organizzazioni imprenditoriali esprimono preoccupazioni e riserve, tanto più in vista dell'appuntamento europeo del '93. Ma è importante che il senatore Gino Giugni — presidente della commissione Lavoro del Senato, ordinario di diritto del lavoro all'università di Roma e, certamente, uno dei maggiori artefici dello Statuto — sdrammatizzi la portata della sentenza. «Non vedo nessun elemento di novità — afferma Giugni — rispetto allo spirito e alla lettera dello Statuto. Vi sono state deviazioni giurisprudenziali che hanno potuto condurre fuori strada. Ora la Corte Costituzionale ha rimesso tutto sul sentiero giusto». L'articolo 7, a suo avviso, era ed è applicabile in ogni caso. «Non c'è nulla da allarmarsi — insiste — perché in un licenziamento in tronco era ed è naturale che il fatto all'origine del provvedimento venga contestato prima». Per il segretario generale della Cgil, Bruno Trentin, «siamo di fronte ad una vera rivoluzione nelle relazioni sindacali nelle piccole imprese». «Su questo tema — osserva — vi sono iniziative sindacali e di forze politiche con leggi e trattative. In questo contesto, la sentenza della Corte Costituzionale assume grande rilievo». Anche Franco Marini sottolinea l'interesse della sentenza, ma—partecipando ieri ad un incontro con la Confeommercio — ha precisato: «Mi auguro che i negoziati per il miglioramento delle relazioni sindacali arrivino al più presto a conclusioni positive. C'è uno spazio all'autonomia collettiva che è più ga¬ rantista di qualsiasi legge». Secondo Giorgio Benvenuto, segretario generale della Uil, si tratta di un «primo riconoscimento» della tenace battaglia condotta dai sindacati per vedere riconosciuti i diritti essenz li di tutela anche ai lavoratori uJle piccole imprese. «Dopo questa sentenza — rileva — non possono più esistere lavoratori di serie A e lavoratori di serie B di fronte al diritto al lavoro. E' importante che la Consulta abbia colto in pieno il senso delle trasformazioni produttive e sociali, indicando l'esigenza che si punti ad un unico moderno diritto del lavoro. Rappresenta un'occasione perduta per la Confindustria che non ha voluto giungere a soluzioni con il sindacato sulla ma-' terìa della tutela sindacale nelle piccole imprese». Sull'altro versante, là Confindustria, le organizzazioni degli artigiani, la Confapi non nascondono il loro rammarico per una sentenza che potrebbe pure avere contraccolpi negativi nel confronto in corso su diversi tavoli per la revisione delle norme che regolano i rapporti con il sindacato. Negh ambienti della Confindustria si giudicano «estremamente rischiose» le varie iniziative avviate per estendere lo Statuto alle aziende con meno di 16 dipendenti. «Vogliamo arrivare al '93 — sottolinea Enrico Martin, vicepresidente della Confapi — con regole del gioco chiare ed uguali rispetto agli altri Paesi europei». Sergio Bozzi, segretario generale della Confederazione nazionale dell'artigianato, commenta: «Siamo molto preoccupati, ma anche stupiti. E' un fatto inaccettabile che si estenda in modo meccanico alle piccole aziende ciò che era previsto per le grandi». Gian Carlo Fossi

Persone citate: Bruno Trentin, Enrico Martin, Franco Marini, Gino Giugni, Giorgio Benvenuto, Giugni, Sergio Bozzi

Luoghi citati: Roma