«Basta coi veleni di Palermo» di Giuseppe Zaccaria

«Basta coi veleni di Palermo» Drammatico appello del presidente dei magistrati sullo scontro tra poteri «Basta coi veleni di Palermo» L'Antimafia: Andreotti ci dica la verità ROMA. Adesso basta. Basta coi corvi, le talpe, gli avvoltoi. Il caso Palermo arriva in Parlamento: la commissione Antimafia ha deciso ieri sera di convocare il presidente del Consiglio Andreotti, il ministro dell'Interno Gava e quello della Giustizia Vassalli. Ma la richiesta di pulizia e chiarezza si fa sempre più pressante. «E' la terza, quarta, quinta volta che questo assurdo spettacolo si ripete, non è più ammissibile che i contrasti personali raggiungano simili livelli di scontro». Quello che fino a ieri era uno stato d'animo diffuso si trasforma in drammatico appello. A lanciarlo è il rappresentante di tutti i giudici, Ugo Bertoni, presidente dell'Associazione nazionale dei magistrati. Tira aria di patteggiamento, nei palazzi romani, 1 sussurri diffondono parole d'ordine che suonano come attesa, approfondimento, rinvio. Ma mentre a Roma si discute a Sagunto ci si accoltella, fra gli «addetti ai lavori» il gioco al massacro continua più pesante, e Bertoni è dell'idea che nuove sofferte mediazioni potrebbero solo peggiorare la situazione. «Dì fronte alle vicende palermitane provo un'angoscia crescente. E' arrivato il momento di fare chiarezza su tutti, di colpire dove bisogna. Al palazzo di giustizia, certo, ma non soltanto lì. Magistratura, corpi di polizia, alto commissariato, altri poteri dello Stato: non è ammissibile che la regola sia divenuta quella del sospetto e dell'insinua¬ zione». Sono parole gravi, soprattutto quando giungono da chi dovrebbe rappresentare gli interessi della magistratura, ma Bertone è convinto che gli effetti del «caso Palermo» ricadano sulla totalità dei suoi colleghi. «Posso accettare qualsiasi diversità di vedute, ogni forma di dialèttica processuale, ma non è possibile che si raggiun¬ gano questi limiti. Le istituzióni, quella giudiziaria in primo luogo — ma lo ribadisco, non solo quella — appaiono sempre più allo sbando. Un giudice è stato crivellato di accuse infamanti, si sono sentite rimbalzare le ipotesi più vergognóse: com'è possibile fare a meno di reagire in modo netto?». Bertoni sembra un fiume in piena: «Quel giudice è davvero l'anonimo? Esistono le prove per affermarlo? E se non esistono, chi ha fatto trapelare simili notizie, a quale scopo? E poi, secondo problema: il contenuto di quelle lettere ha qualche parte di verità? Perché non ci si decide a chiarire finalmente la storia del pentito Contorno? Abbiamo bisogno tutti d{ chiarezza, di certezza. «Anche della certezza di non sapere. Se su certe vicende lo Stato non sa nulla, abbia il coraggio di ammetterlo: a quel punto, almeno, sarà chiaro che nel caso Palermo esistono oscuri centri di potere che pilotano tutto». Una lunga attesa sarebbe un atto di resa. O, per usare la definizione di Bertoni, «una scelta che ci trasformerebbe in tanti don Abbondio». Il rischio è quello che possa prevalere la linea del «tutti a casa»: quell'impostazione che vorrebbe coinvolgere nel polverone tutti (magistrati, capi degli uffici giudiziari, poliziotti). Sarebbe esattamente quello che i mafiosi si augurano. Giuseppe Zaccaria

Persone citate: Andreotti, Bertoni, Gava, Ugo Bertoni, Vassalli

Luoghi citati: Palermo, Roma, Sagunto