In barca per ossigenare il mare

In barca per ossigenare il mare Nell'Adriatico banchi di vongole morte, si tenta di evitare la moria di pesci In barca per ossigenare il mare Le acque smosse da copertoni legati a catene FANO. «I copertoni dei camion per ossigenare il mare? Ammet: to — dice il prof. Corrado Piecinetti, direttore del Laboratorio di Biologia Marina di Fano — che qualcuno possa avere dubbi. Prima di decidere di usarli ci siamo però rivolti ad alcuni ingegneri: avevamo bisogno di un attrezzo disponibile e a poco prezzo, in grado di provocare il massimo di turbolenza sulla superficie del mare. Ebbene, i copertoni sembrano fatti apposta». E così, nell'anno in cui si celebra il ventesimo dello sbarco sulla Luna, da una settimana i pescatori dell'Adriatico cercano di salvare il loro mare dalla morte per anossia (mancanza di ossigeno), con un mezzo che più rudimentale non si può: le gomme usate dei camion, solitamente utilizzate come parabordo dei pescherecci. In otto giorni lo hanno fatto tre volte, nelle ultime due domeniche e ieri: la prima volta solo i pescatori di Fano, l'altro ieri quelli di Chioggia, Bellaria e Rimini, ieri, di nuovo, quelli di Fano. «So che scenderanno in mare anche i pescatori di Civitanova Marche: mi hanno appena telefonato per chiedere la presenza di un nostro tecnico», dice il prof. Picchietti, la mente dell'operazione «ossigenazione Adriatico». Poco più di un mese fa era stato proprio il direttore del Laboratorio di Biologia Marina di Fano a lanciare l'allarme alghe. Una previsione diventata realtà: ai primi di luglio, ecco la mucillagine che sta sconvolgendo l'economia turistica dell'Adriatico. E' stato ancora il prof. Piecinetti, una decina di giorni fa, a lanciare un altro, più grave, allarme: la concentrazione di ossigeno sul fondo del mare è al limite della sopravvivenza; entro tre, quattro giorni, avremo una moria di pesci. Professore, per fortuna, la sua «profezia» stavolta non si è avverata, almeno non nelle dimensioni da lei prospettate. «Oggettivamente — ammette il prof. Piccinetti — non si può parlare di una vera e propria moria di pesci. Ma io non mi sento, per questo, più tranquillo: le analisi che quotidianamente effettuiamo continuano infatti a fornire dati preoccupanti sulla concentrazione di ossigeno sul fondo del mare, inferiori a due parti per milione; dovrebbero essere ben più elevati per poter permettere a cozze, vongole, granchi e sogliole di vivere tranquilli». «Invece — aggiunge il prof. Piccinetti — granchi morti sono stati raccolti a Rimini, cozze a Goro, pesce a Porto Sant'Elpidio, vongole a Fano: come vede, non mancano segnali preoccupanti». D'accordo professore. Ma pensa davvero che per risolvere i problemi dell'Adriatico possano bastare "50, 100 pescherecci in mare a tramare copertoni? «Certo, i problemi dell'Adriatico sono immensi e 100 pescherecci rischiano di fare altrettanti buchi nell'acqua. Una precisione, però, va fatta: noi stiamo portando avanti solo un esperimento, molto empirico, che, comunque, sta fornendo buoni risultati». «Fino a mezzo miglio dalla costa e fino ad una profondità di cinque, sei metri — spiega il prof. Piccinetti — l'ossigenazione risulta sensibile ed efficace: ancora sei giorni dopo la prima uscita la concentrazione di ossigeno nel tratto di mare toccato dai pescherecci era ancora di quattro parti per milione, più che doppia rispetto alle'zone non trattate». Ieri a Fano si è cercato di andare più in profondità: ai copertoni sono state aggiunte, come sovrappeso, ancore e catene. Come si vede, si continua a fare ricorso ad attrezzi di fortuna. «La cosa può stupire, ma per i nostri scopi — precisa il prof. Piccinetti — sono più che sufficienti: noi vogliamo solo dimostrare la fattibilità dell'esperimento, ossia definire una metodica che per future emergenze e, certo, con tecnologie più avanzate, possa essere immediatamente applicata per interventi puntuali, soprattutto nelle zone sottocosta, quelle più a rischio perché più inquinate». Franco De Felice

Persone citate: Bellaria, Franco De Felice, Piccinetti