Crisi a Venezia per l'Expo di Franco Giliberto

Crisi o Venezia per l'Expo Dopo il contestato concerto dei Pink Floyd, gU amministratori hanno preferito rinunciare alla rassegna del Duemila Crisi o Venezia per l'Expo La giunta cade, non si farà la Mostra VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO La giunta comunale veneziana si è dimessa al completo. E .con la partecipazione simbolica dei Pink Floyd, il funerale dell'Expo 2000 è stato celebrato — rocambolesco — in una delle più intricate sedute del Consiglio comunale che Ca' Farsetti ricordi: fissata alle 10, la seduta è incominciata alle 16-perché una interminabile giunta straordinaria ha lavorato 6 ore, in un altro salone, per salvare il salvabile. «Bluff» procedurali fino all'ultimo istante, assessori pallidi e assessori ghignanti, sindaco ribattezzato «volpe del Canal Grande» per l'abilità con cui, alle 16,30, dopo mezz'oretta appena di parole in pubblicò, ha chiuso lo striminzito Consiglio comunale mentre le opposizioni, ovvero i favorevoli- all'Expo, stavano per cominciare a dire «Beh, ma, però...». Tutti à casa, ha tagliato corto il sindaco Casellati: «Non avete capito che ci siamo dimessi?». Dunque, capeggiati dal sindaco repubblicano, hanno dato forfait in blocco tutti gli uomini della giunta rosso-verde, ma soltanto perché nel documento che motiva il gesto erano alla fine state concordate e sottoscritte una ventina di parole chiave: «Si ritiene che non ci siano le condizioni per avanzare la candidatura di Venezia a sede dell'Esposizione universale del 2000». In quel di Toronto, qualche migliaio di chilometri a NordOvest di Venezia, da ieri pomeriggio si stropicciano le mani: non è mai accaduto che l'Ufficio internazionale Che assegna la sede dell'Expo abbia scelto una città contro il volere del suo governo comunale. Venezia si è auto-esclusa dalla gara, il Canada diventa il Paese con più probabilità di afferrare il grande «business», all'alba del tèrzo millennio. Si sapeva che in giunta i comunisti erano contrari all'Expo, e cosi i repubblicani, i verdi, forse anche i socialdemocratici. L'incognita erano i socialisti: i fedelissimi del ministro degli Esteri Gianni De Michelis, fervente patrocinatore dell'Expo a Venezia. Hanno tentato ogni mossa purché non si giungesse a un ripudio della mostra universale. Ma il gruppetto del psi non è tutto sintonizzato sulla stessa lunghezza d'onda. Per esempio, l'assessore al Turismo Mimmo Greco, con martellante coerenza, aveva dichiarato che avrebbe dato le dimissioni soltanto dopo un voto sfavorevole all'Expo. Sulla stessa linea erano i suoi compagni di partito, anch'essi assessori, Silvano Fioretto e Gianfranco Pontel. «Devo dire che la posizione di Greco, il suo atteggiamento limpido, drasticamente contra- rio al concerto dei Pink Floyd prima e ora altrettanto chiaro sull'Expo, deve essere apprezzato da chi ha a cuore le sorti di Venezia», suggeriva Casellati ai cronisti, poco dopo aver bruscamente interrotto il Consiglio comunale. «Ma signor sindaco, lei è contento che l'abbia spuntata Bruno Visentini nei confronti di Gianni De Michelis?», gli chiedevano. «Questa è una barzelletta. Certo che noi repubblicani ascoltiamo e prendiamo consigli dal professor Visentini,' che è anche consigliere comunale veneziano. Ma perché creare artificiose contrapposizioni fuori da Ca' Farsetti?», sorrideva Casellati. Dal suo punto di vista, non aveva torto a sorridere. Con il no all'Expo, doveva ottenere un altro risultato, salvare il quadro politico attuale, garantire alla città una giunta rosso-verde tale e quale a quella che si è dimessa. L'accordo sembra già raggiunto: a settembre ci sarà un piccolo rimpasto, qualche assessore socialista uscirà di scena, sarà semplicemente rimpiazzato. Quanto all'opinione pubblica, deciderà nella primavera del 1990 (o nell'autunno, se per via dei mondiali di calcio le elezioni amministrative saranno spostate), se confermare con il voto questi amministratori, se perdonar loro la classica goccia dei Pink Floyd. L'appena dimesso assessore repubblicano Gaetano Zorzetto non esclude che sia ancora un uomo del pri a guidare la nuova coalizione dei «rimandati a settembre». Del resto il documento votato dalla giunta, premesse le dimissioni collettive, parla della «volontà di ricostituire l'attuale maggioranza». E aggiunge due «ferrei» propositi. In primo luogo: la città si doterà di un sistema strutturalmente adeguato e programmato in grado di gestire i flussi e le attività turistiche e culturali, definendo in base a essi le soglie di compatibilità e i relativi piani di accoglienza. Quindi: si dovrà acquisire consapevolezza,, e trarne poi tutte le conseguenze, dal fato che la struttura fìsica e sociale di Venezia non sopporta — per quelle sue stesse caratteristiche nelle quali risiede la ragione della sua qualità e del suo valore — iniziative che con queste caratteristiche non abbiano corrispondenza culturale e dimensionale. «Il11 Redentore vi ha fatto rinsavire tutti?», gridava fra il pubblico un signore di mezza età, nel'ascoltare la Jettura del documento, a metà pomeriggio, dopo aver pazientemente atteso fin dalle 10. Franco Giliberto p Il sindaco dimissionario Antonio Casellati L'assessore Nereo Laroni, già contestato per i Pink Floyd

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