Oggi Andreotti sceglie i sottosegretari: ottanta aspiranti si contendono 65 posti

Caccia all'ultima poltrona Oggi Andreotti sceglie i sottosegretari: ottanta aspiranti si contendono 65 posti Caccia all'ultima poltrona Mastella in corsa per gli Interni ROMA DALLA REDAZIONE Sulla scia della crisi risolta, ultimo valzer di poltrone con inevitabile seguito di polemiche. Nel «pacchetto» delle nomine dei sottosegretari, previste per oggi, sta nascendo un «caso Vitalone», dal nome dell'ex magistrato senatore e consigliere di Andreotti per i problemi della giustizia: s'è parlato ancora di lui, per tutto il giorno, come probabile sottosegretario ai servizi di sicurezza, compito estremamente delicato e di diretta emanazione del presidente del Consiglio. Nei governi passati, questo incarico non sempre è stato ricoperto: Craxi preferì tenere la delega per sé; De Mita la affidò ad Angelo Sanza, che fu costretto a dimettersi per il clamore suscitato dalle sue dichiarazioni sul «complotto dell'Irpiniagate», poi la tenne personalmente per qualche tempo, per riaffidarla, alla fine, a Emilio Rubbi, che in ogni caso non verrebbe riconfermato a quel posto. Andreotti infatti, dopo aver passato la prima giornata a completare gli incastri della seconda lista del suo governo (gli aspiranti sono un'ottantina, 40 solo nella de, e i posti disponibili 65) sembra propenso a occuparsi personalmente dei servizi. Vitalone, oggi vicepresidente della commissione Antimafia, come sottosegretario molto probabilmente andrà agli Interni (malgrado un'alzata di scudi sotterranea dei comunisti). Con lui, al Viminale, dovrebbe approdare Clemente Mastella, l'ex portavoce di De Mita. Per il resto, fra conferme e avvicendamenti dei viceministri più anziani (nella democrazia cristiana è prevista una rotazione dopo cinque anni), le decisioni-finali si avranno stamane. Ma intanto, già ieri, qualcuno dei leader de esclusi dalla lista dei nuovi ministri (come Fanfani) s'è mosso a sollecitare una compensazione per la propria corrente in termini di sottosegretari. Nella seconda lista, 33 posti andranno alla de (dodici al Grande Centro, dodici alla sini¬ stra, cinque agli andreottiani, due o tre ai fanfaniani e due a Forze nuove); diciannove ai socialisti (probabile ingresso di due donne, Laura Fincato e Margherita Boniver e integrazione, previa iscrizione al gruppo socialista, di due dell'uds, Gianni Manzolini e Graziano Ciocia); cinque posti confermati per il pri, quattro per il psdi, e quattro per i liberali (esce Costa, rientra Fassino). Infine, restano da ricoprire le poltrone lasciate scoperte dai «promossi» al governo; per la de quella del capogruppo alla Camera (era Martinazzoli, da domenica ministro della Difesa) e della commissione Bilancio, che nel bilancino del potere vale quasi quanto un piccolo ministero ed era afidata a Nino Cristofori, nuovo sottosegretario alla presidenza; per tutti, la presidenza della commissione Finanze, liberata da Romita, oggi ministro per le Politiche comunitarie. L'esperienza dice che l'elezione del nuovo presidente dei deputati democristiani non è mai tranquilla: negli ultimi anni è nata sempre una candidatura alternativa a quella proposta da Piazza del Gesù. Andò così per Galloni (battuto da Bianco), per Rognoni e (solo la prima volta), per Martinazzoli. Stavolta invece il candidato ufficiale, il vicesegretario leader del Centro Enzo Scotti, non dovrebbe trovare rivali. Adolfo Sarti, il vicepresidente del gruppo che qualcuno solle¬ citava a scendere in campo, ha fatto sapere che non vuol correre contro uno della sua stessa corrente. A sostituire Scotti alla segreteria dovrebbe essere Silvio Lega, proconsole piemontese di Gava; per il posto di Cristofori corre l'andreottiano siciliano Mario D'Acquisto; per quello di Romita, fra gli altri, si fa avanti il socialista Nonne. Alla fine, per evitare altre polemiche (come quelle di ieri fra Donat-Cattin e il pli sull'aborto e sul ministero della Sanità, e di Gargani a nome della sinistra de contro la segreteria), è probabile che alle commissioni si penserà alla ripresa, a settembre, quando tutte le presidenze dovranno essere rinnovate. Nino Cristofori

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