L'imbarazzo dei cremlinologi

Nudi nella steppa L'imbarazzo dei cremlinologi Nudi nella steppa ELEZIONI semilibere e caotiche che incrinano il monolitico regime comunista a Mosca e a Varsavia; la classe privilegiata dei minatori in sciopero dalla Siberia all'Ucraina; la caccia all'armeno nel Nagorny-Karabach, poi la caccia al georgiano nella Repubblica autonoma di Abkhasia; la rivendicazione di una valuta estone staccata dal rublo; le ricorrenze funebri commemorate in pubblico in memoria di Nagy e dello zar Nicola; i grandi oppositori ufficiosi come Eltsin e come Walesa impegnati a sedare le masse, da essi stessi fomentate, che mettono in eccessivo pericolo il potere in Urss e in Polonia. L'inflazione delle cronache ormai scavalca al galoppo i commentatori, sia locali che occidentali, che sempre più faticano a tenere il passo col vertice degli eventi annuncianti l'agonia di un mondo che muore e le doglie di qualcosa che stenta a nascere. Una volta accadeva esattamente il contrailo: all'avarizia, anzi all'impenetrabilità degli eventi comunisti, rispondeva l'inflazione dei commenti e delle congetture. La verità è che l'entrata dirompente nella storia sovietica e comunista di Gorbaciov non solo ha fatto saltare in aria miti e misteri, che si ritenevano immutabili da decenni, ma anche ha distrutto la cremlinologia e, in senso lato, le varie scuole sovietologiche che ne derivavano. Il rassicurante detto di Togliatti, «Nella Pravda c'è sempre tutto», non vale più. Nemmeno la glasnost odierna riesce a darci un resoconto, sia pure edulcorato e sommario, della caterva di novità sacrileghe che non risparmiano più nulla e nessuno. Il commentatore, soprattutto il commentatoi'e esterno, deve arrangiarsi e vivere rischiosamente alla giornata: ogni suo timido giudizio, sulla realtà comunista in pieno naufragio, fa pensare ormai al messaggio nella bottiglia affidato al capriccio dei marosi. Un tempo i cremlinologi occidentali ritenevano che i veri cremlinologi fossero, ovviamen¬ te, rappresentati da quella dozzina d'imperscrutabili stregoni del Politbjuro che sapevano tutto, prevedevano tutto e che, quando non si facevano la guerra, comandavano demiurgicamente su tutto. Ora, anche questo magro ma infallibile «sistema di riferimento» è crollato. Dai verbali della riunione del Comitato centrale sovietico di martedì scorso, pubblicati sulla Pravda mentre la protesta dei minatori raggiungeva il Polo Artico, si evince che pure la più affidabile delle, cremlinologie, quella del partito comunista delPUrss, è entrata in crisi col partito stesso. Le cose amare quanto allarmate confessate in quella seduta da Gorbaciov, da Ryzhkov; da Ligaciov, da Zaikov, anche se in contrasto fifa loro, denunciano infatti la complessiva catalessi di un partito ormai incapace di tenere il passo con i mutamenti di una società sempre più ingovernabile. Quale società? Sarebbe più esatto precisare: una società neonata o resuscitata, un universo riemerso in cerca di se stesso, un mondo in esplosione che della perestrojka gorbacioviaria è insieme l'oggetto e il soggetto, la vittima e il protagonista, il sostenitore e il distruttore. Non ancora una società che tenta di diventare «civile». Bensì una società brada, senza aggettivi, che risorge dal vuoto burocratico che l'aveva inghiottita, e che per adesso lotta per la mera affermazione della propria esistenza fisica e legale. Anche questo un novum non previsto dalle interpretazioni classiche che deperiscono e affogano, per mancanza di punti d'appoggio, nel caos gorbacioviano. La loro fine, ovvero la morte della cremlinologia, è, se la guardiamo bene, un fenomeno duplice e intrecciato. L'obsolescenza del potere d'opinione e di scavo di tanti commentatori occidentali sulla realtà comunista ci appare, quasi, determinata dal calo del potere politico dei partiti comunisti su quella realtà. Si direbbe, in al- Enzo Bettina CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA

Persone citate: Eltsin, Gorbaciov, Ligaciov, Nagy, Polo Artico, Ryzhkov, Togliatti, Walesa, Zaikov

Luoghi citati: Mosca, Polonia, Siberia, Ucraina, Urss, Varsavia