Ambroveneto, tra i soci c'è lo lor

Ambroveneto, tra i soci c'è lo Ior Dopo la fusione con la Cattolica l'istituto rientra nell'a2ionariato del Banco Ambroveneto, tra i soci c'è lo Ior Bazoli: «E'un fantasma che non fa paura» MILANO. «Ce l'abbiamo fatta, avevo detto che la fusione sarebbe stata approvata prima dell'estate e siamo stati puntuali». Giovanni Bazoli, presidente del Nuovo Banco Ambrosiano, finalmente si alza, al termine dell'assemblea straordinaria che ha dato il via libera alla fusione con la Banca Cattolica del Veneto. Tutto è filato liscio: il Nuovo Banco, anzi da oggi il Banco Ambrosiano Veneto, volta pagina. Con il bilancio dell'88 l'istituto milanese aveva archiviato l'ultimo capitolo relativo alla pesante eredità dell'Ambrosiano di Roberto Calvi, ora con la fusione può finalmente dedicare tutte le risorse allo sviluppo. Per Bazoli è un giorno importante. Ricorda che fin dall'inizio, quando fu avviato il risanamento della banca, «il nostro programma era quello di difendere la proprietà della Cattolica perché pensavamo in prospettiva a questa unione». Probabilmente, ieri, il presidente ha pensato ai momenti più brutti del salvataggio dell'Ambrosiano. Ai sacrifici fatti con le dismissioni dei gioielli del gruppo (nell'83 la Toro ceduta all'Ifil, nell'84 la vendita del Credito Varesino alla Popolare di Bergamo) e alla delicata composizione di un assetto proprietario stabile, capace di riconquistare la fiducia dei clienti e dei soci di minoranza. A proposito degli azionisti deirAmbroveneto, è da registrare una vera sorpresa. In tutti i sensi. Bazoli ha detto che l'Istituto opere di religione, la banca del Vaticano, avrà una partecipazione nel nuovo istituto pari all'1,85% del capitale complessivo. Come mai? Lo Ior, contrariamente a quanto era emerso nei mesi scorsi, non è mai uscito dall'azionariato del¬ la Cattolica del Veneto, della quale possiede il 5,37%. Così, mediante il concambio di azioni per la fusione, lo Ior diventerà azionista dell'Ambroveneto. Per la banca milanese è il ritorno di un fantasma, anche se oggi l'istituto del Vaticano, dopo opportuni maquillage, non è più rappresentato dal prelato degli affari, Paul Marcinkus, ma dal più rassicurante e pacato Angelo Caloja, appena nomimato alla guida del comitato di sovrintendenza. A chi ieri ricordava come lo Ior fosse stato escluso a suo tempo dall'assegnazione dei warrants, che avrebbero dato poi diritto ad avere azioni del Nba, proprio per i suoi torbidi legami con il Banco di Calvi, Bazoli ha risposto che «ora la situazione è completamente diversa». Naturalmente le cose sono cambiate sia nell'Ambrosiano che nello Ior. E' utile ricordare, però, proprio nel momento in cui la banca del Vaticano rientra dalla finestra dopo esser stata cacciata dalla porta, che la magistratura italiana aveva individuato responsabilità precise sia dello Ior sia del suo ex presidente nel crack del Banco Ambrosiano. Marcinkus e la banca vaticana hanno potuto evitare di rispondere a queste accuse grazie ai privilegi, stabiliti dal Concordato, di cui godono istituzioni e rappresentanti del Vaticano. Marcinkus è sfuggito al confronto con i giudici milanesi Pizzi e Bricchetti non perché fosse stato scagionato dalle accuse, ma solo grazie alla «non procedibilità» nei suoi confronti confermata dalla corte di Cassazione. Come sarà ripartito il capitale dell'Ambroveneto? Il sindac ito di blocco controllerà il 49,47% del capitale, così ripartilo: Popolare Milano 10,51%, Gemina 10,20%, Crediop 10,20%, Popolare Verona 6,01%, San Paolo Brescia 5,31%, Banca Antoniana 2,49%, Popolare Veneta 2,48%, Popolare Vicentina 2,27%. Il gruppo di controllo possiede poi un altro 3,12% del capitale che consente di superare il 51%. Verrà vincolata nel patto anche questa partecipazione? «Per la verità non cambia granché — ha replicato Bazoli —, vedremo più avanti». La sede legale dell'Ambroveneto sarà a Vicenza, un gesto distensivo nei confronti dei soci veneti, mentre la direzione generale resterà a Milano. Più avanti, quando la fusione sarà tecnicamente realizzata, alcuni degli attuali consiglieri della Cattolica entreranno nel consi¬ glio di amministrazione del nuovo Istituto. Sulle preoccupazioni degli azionisti della Cattolica, Bazoli ha detto di «comprendere il legittimo travaglio degli amici veneti», ma ha garantito che la nuova banca possiede già le strutture e gli uomini per dare soddisfazioni a tutti. Fin da oggi l'Ambroveneto, ha spiegato il direttore generale, Gino Trombi, si colloca al decimo posto tra le banche italiane (ai primissimi posti tra gli istituti privati), con grandi potenzialità di crescita. Per la raccolta, ad esempio, c'è una possibilità di sviluppo di altri 9000 miliardi. Nel primo semestre dell'89 l'andamento gestionale del gruppo Ambrosiano è stato molto favorevole con una crescita della redditività attorno al 20%. Come si muoverà la nuova banca? Bazoli ha parlato di espansione anche al di fuori dalle aree tradizionali di intervento (Piemonte, Lombardia, Veneto), all'estero e soprattutto nel Mezzogiorno dove il gruppo può già contare su una discreta presenza lungo la costa tirrenica. Bazoli ha anticipato che «ci sono trattative molto avanzate in corso per l'acquisizione di una banca attiva sul litorale adriatico». Il presidente infine ha smentito che il Crediop abbia intenzione di uscire dal capitale dell'Ambroveneto. Rinaldo Gianola Giovanni Bazoli, presidente dell'Ambroveneto, nuovo colosso bancario privato italiano