A Schimberni il primo round di Roberto Ippolito

A Schimberni il primo round Santu2 (che ha bocciato il piano delle Ferrovie) esce dal governo A Schimberni il primo round Ma l'ultima parola spetta al nuovo ministro ROMA. Futuro incerto per le Ferrovie. Carlo Bernini, nominato ieri sera ministro dei Trasporti, deve decidere se dare fiducia al commissario Mario Schimberni. Il predecessore, Giorgio Santuz, democristiano come lui, ha litigato fino all'ultimo momento. Tanto che Schimberni aveva fatto sapere di essere pronto a fare le valigie nel caso di una conferma. Adesso Santuz non c'è più, ma non è detto che Bernini sia disposto a lasciare carta bianca all'amministratore straordinario dell'Ente Ferrovie. Gli interrogativi perciò restano: Schimberni si dimetterà di propria iniziativa? Sarà sostituito, visto che il suo mandato è scaduto? Riuscirà a convivere in armonia con il nuovo governo? Nelle ultime ore, all'interno delle trattative per la formazione della compagine guidata da Giulio Andreotti, c'è stato un estenuante braccio di ferro per determinare il nome del ministro dei Trasporti. La disputa si è svolta tutta nella de: le ragioni di Schimberni sono state spalleggiate da Riccardo Misasi, sottosegretario uscente alla Presidenza del Consiglio e diventato ministro per il Mezzogiorno; quelle di Santuz da quasi tutto il partito, con in testa il vicesegretario Guido Bodrato. Qualcuno ha anche ipotizzato che insediarsi ai Trasporti era il vero obiettivo di Misasi (al quale, fra l'altro, era molto vicino Lodovico Ligato, il presidente delle Fs dimissionario alla fine dello scorso anno). Grazie anche ai complicati equilibri interni democristiani, Santuz esce di scena, come voleva il commissario; ma il malumore e il dissenso della de nei suoi confronti restano. Adesso tocca a Bernini decidere come governare l'aperta contestazione del partito verso la gestione delle Ferrovie. A un amico, poche ore prima di essere nominato, Bernini avrebbe confessato: «Di ministri ce n'è uno». Non gradirebbe, cioè, un'eccessiva libertà di azione del commissario che invoca ampi poteri. Ma Bernini, oltre a quello con le Fs, deve affrontare anche il problema dei rapporti con l'Alitalia, piuttosto delicati per altri aspetti. Al momento di essere nominato, il neoministro è contemporaneamente sia presidente della giunta regionale veneta sia presidente dell'Ati, la società dell'Alitalia che gestisce le linee aree nazionali: ovviamente, Bernini ne lascerà la guida. Ma non potrà dimenticare i vecchi legami con la Compagnia di bandiera e la conoscenza di uomini e situazioni. Fra l'altro, a luglio dello scorso anno, il nome di Bernini circolò con insistenza come candidato alla presidenza dell'Alitalia. La poltrona fu invece affidata a Carlo Verri, un manager proveniente dalla Zanussi. Bernini — erede nel Veneto dello scomparso Antonio Bisaglia — fa parte della corrente dorotea, che appoggiava l'amministratore delegato dell'Alitaha, Maurizio Maspes, escluso ad aprile dall'organigramma aziendale. Tracce di dissensi aperti tra Bernini e Verri non ne esistono, ma le relazioni tra i due appaio- no ora diffìcili. Momenti di verifica non mancheranno: il neoministro dovrà predisporre la nuova convenzione tra lo Stato e l'Alitalia (che scade a settembre '90). Si tratta di un atto fondamentale per regolare la vita dell'azienda, stabilire i suoi diritti e i limiti alla sua libertà di manovra. Cinquantatré anni, 43 mila voti di preferenza alle ultime regionali, residente ad Asolo (Treviso), Bernini è anche docente di economia dei trasporti alla facoltà di scienze politiche dell'università di Padova. Adesso, deve svelare le sue idee. Per le Ferrovie, ad esempio, il neoministro dei Trasporti deve dire se approva o no l'alta velocità cancellata (con altre 13 direzioni generali) dal piano di riorganizzazione varato mercoledì da Schimberni e bocciato da Santuz. Roberto Ippolito Mario Schimberni. Sul futuro delle Ferrovie dello Stato deciderà Carlo Bernini neoministro dei Trasporti

Luoghi citati: Asolo, Padova, Roma, Treviso, Veneto