Gorbaciov: attenti, è l'ora di un altra purga di Emanuele Novazio

Gorbaciov: attenti, è l'ora di un'altra purga Al Comitato centrale la dura replica del leader sovietico a chi imputa-alle riforme crisi etniche e tensioni sociali Gorbaciov: attenti, è l'ora di un'altra purga Ma Ligaciov non cedersi rifiutano cose care al popolo russo Un accademico racconta la congiura anti-perestrojka MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il partito «deve, rinnovarsi» e «a tutti i livelli, dai comitati di distretto e di città fino al comitato centrale e al poìitbjuro», avverte Michail Gorbaciov, e mentre il Paese è scosso da tensioni sociali e da violenze etniche, il suo monito suona come un'amara riflessione sul partito assediato dalla società in fermento, e come una risposta a chi fa ricadere sulla perestrojka e sulla riforma politica le responsabilità delle crisi incrociate. -A costoro, Gorbaciov replica secco: «Se qualcuno ritiene possibile controllare una situazione che si sta aggravando o controllare i processi che si stanno intensificando usando i vecchi metodi, proverà la più grande e più profonda delusione. E' bene che tutto questo sia chiaro», e non è più un'allusione soltanto: «Dove i cambiamenti sono necessari, nuove persone devono essere scelte per cominciare a lavorare con nuovo vigore», perché «il pcus ha bisogno di sangue fresco», dalla base al vertice. Già in apertura della riunione al comitato centrale dedicata al partito e al problema dei quadri, e davanti a influenti membri del poìitbjuro e a numerosi dirigenti regionali del pcus, Gorbaciov non aveva nascosto qual è l'obiettivo del «rinnovamento», ed era quasi l'anticipazione di un'altra purga nei ranghi del pcus, dopo la cacciata di centodieci persone dal comitato centrale lo scorso aprile: il principale pericolo alla riforma proviene ormai da «forze conservatrici e dogmatiche» piuttosto che dai radicali che vogliono procedere troppo in fretta, aveva detto. Una denuncia come mai nel passato, e qualcosa di più: perché il resoconto della, riunione di martedì pubblicato ieri dalla «Pravda», mette all'improvviso il Paese davanti a una riflessione collettiva sulla crisi del partito, un partito spesso incapace di tenere il passo con i mutamenti di una società incontenibile ed esplosiva. » Ecco, dunque, l'allarme del primo ministro Ryzkhov: «Il corso degli eventi è tale che il ruolo del partito nella società s'indebolisce. Non ci siamo pre: parati a sufficienza per il Congresso del popolo, e il poìitbjuro si è trovato in disparte, in una specie di isolamento che fa pensare al letargo... I cambiamenti stratturah. all'interno del comitato centrale non sono sufficienti e ne servono altri», perché se «sarebbe esagerato dire che il partito è in pericolo, una possibilità del genere esiste». . Ecco, su un altro versante e con altra intonazione, le preoccupazioni di Lev Zaikov, capo del partito a Mosca: «Ci sono forze che cercano di speculare sulla perestrojka allo scopo di screditare 0 partito e lo Stato, mescolando intenzionalmente il potenziale sano del partito con elementi sordidi», ma «il partito è l'unica forza capace di unire'il Paese é dirìgere la società», e «dobbiamo fare il possibile per elevarne l'autorità». Ecco le accuse di Egor Ligaciov, l'ex numero due del Cremlino che si vuole ancora" alla guida della fazione conservatrice: «Con la perestrojka si è allentata l'eredità politica e non usiamo la preziosa esperienza accmnuìata dal partito nel periodo della costruzione socialista», perché se «la denuncia del culto della personalità di Stalin ha aperto uno spazio per la democratizzazione», ha aperto anche la strada al «rifiuto di molte cose che stanno a cuore al popolo sovietico», «ha cancellato il ruolo e l'attività di generazioni di comunisti». E' un attacco a Gorbaciov che sembra accompagnare la prima rivalutazione del breznevismo: «Spendendo molto per la Difesa il Paese si è assicurato la parità strategica. Ci furono degli eccessi, certo, ma i cambiamenti positivi nella situazione internazionale non avrebbero potuto avvenire senza una politica estera prudente». Sono esempi straordinari di un dibattito non più nascosto, e l'immagine è quella di un Paese lacerato. Ieri «Argumenty i fakty» pubblicava l'analisi di un accademico di Leningrado, Serghei Andreiev, sui «meccanismi d'azione delle forze che cercano di sconfiggere la perestrojka»: gli avversari della riforma cercano in un primo momento di «attizzare il malcon tento popolare con un deterioramento delle condizioni di vita, forzando gli odi nazionalisti e disorganizzando la produzione con gli scioperi». In una seconda fase, «con l'aiuto della mafia saranno formate bande armate capaci di attaccare gli organi del potere, le forze dell'ordine e le direzioni locali del partito». Avverrà quando «la popolazione delusa non darà più il proprio sostegno attivo al partito», e a quel punto «la gente esigerà di essere protetta, ma questa protezione non potrà venire che dai carri armati e dal divieto di ogni libera espressione». Una «simulazione» soltanto o, come commenta il giornale, «una visione che sembra trovar conferme»? Emanuele Novazio I minatori di Prokopyevsk in Siberia ascoltano l'appello radiofonico di Gorbaciov a tornare al lavoro. Dopo l'accordo, la situazione nel Kuzbass è tornata normale

Luoghi citati: Leningrado, Mosca, Siberia