Di Napoli record-man per errore dei medici

Di Napoli record-man per errore dei medici La storia di «Genny», napoletano di Milano, che ha ritoccato a Pescara il primato italiano dei 1500 metri Di Napoli record-man per errore dei medici Sognava calcio e tennis, una diagnosi sbagliata l'ha portato all'atletica PESCARA DAL NOSTRO INVIATO . Il primo pensiero, dopo la gara, Gennaro Di Napoli detto Genny l'ha rivolto a una discoteca: «Adesso non sarebbe male fare quattro salti...». Per festeggiare il nuovo record italiano? «Macché. Quello è venuto e sono naturalmente soddisfatto. Però lo sarei di più se avessi vinto. D'accordo, Bile è grandissimo, ma anche Kirochi davanti non mi sta bene: è la seconda volta che mi batte in volata e non sono contento». Scanzonato ma coerente, Di Napoli non tradisce la sua interpretazione dell'atletica neppure nel momento più bello, sulle ali della gloria per un primato italiano dei 1500 (3'32"98) che lo pone al 18° posto nella classifica mondiale di tutti i tempi, «L'unica consolazione —insiste — è che per battermi tanto Bile (3'31"20) quanto Kirochi (3'32"57) hanno dovuto siglare i primati somalo e keniano. Rimango comunque davanti a loro nella Classifica del Grand Prix Mobil: per questo parteciperò a un altro paio di gare prima della finalissima cui non vorrei mancare». Dopo l'undicesima tappa del circuito di grandi meetings, Di Napoli è secondo con 28 punti, preceduto dal keniano Kip Cheruiyot (33), assente a Pescara. Nei suoi piani immediati c'è un periodo di ossigenazione ad Asiago. Resta il dubbio se partecipare tra una settimana agli Assoluti di Cesenatico correndo gli 800. Poi la finale di Coppa Europa a Gateshead «nella quale — riflette l'allenatore Valisa — si potrebbe ottenere il posto nella squadra europea di Coppa del Mondo» e gli appuntamenti di Zurigo e Bruxelles. Infine, il Grand Prix a Montecarlo. «Gareggiare nei grandi meeting, affrontare gli avversari al¬ l'estero — spiega Genny — è basilare. Sbagliano quei miei colleghi che preferiscono la garetta preconfezionata e l'ingaggio di casa. Andando fuori si impara: errori ne faccio ancora, però sono tante le cose che apprendo e che mi torneranno utili. Intanto, attualmente, mi battono solo atleti di colore: e perdere da un Bile è accettabile. Il somalo mi piace molto per come interpreta ' la gara, sa starsene tranquillo, seguire senza fatica gli altri e poi piazzare la volata vincente che stronca tutti». Ventuno anni compiuti il 5 marzo, napoletano di nascita ma milanese di adozione (la famiglia si trasferì quando lui aveva un anno), Di Napoli è approdato all'atletica cinque anni fa dopo aver coltivato un profondo amore per il tennis. Ancor prima però Genny aveva sognato si sfondare nel calcio ma la sua passione svanì curiosa¬ mente dopo un provino, superato, con i pulcini dell'Inter. Scoperto il tennis. Di Napoli si segnalo come elemento promettente: la sua carriera si interruppe bruscamente per una diagnosi, poi risultata errata, dell'Istituto di medicina di Roma che gli aveva riscontrato una sospetta decalcificazione ossea al ginocchio destro. Ritornato a giocare dopo un anno e mezzo, alla prima partita rimediò un doppio 0-6 e per la rabbia, quel giorno stesso, sfasciò le racchette contro un mu: ro. E così venne l'atletica. A spingerlo verso la pista di San Donato, dove avrebbe incontrato Valisa tècnico della Snam, fu il padre Raffaele che i primi tempi presenziava a tutti gli allenamenti. La passione per la corsa ha contagiato Genny che ha finito per accettare là «grande rinuncia», cioè disfarsi della moto che nel frattempo gli era stata regalata e con la quale aveva fatto un pàio di capitomboli di troppo: uno lo costrinse a disertare i campionati italiani di categoria. Di lui, a livello assoluto, si è meommeiato a parlare nel 1987 quando, a Birmingham, si laureò campione europeo juniores dei 1500. Poi, lo scorso anno, ci fu un lungo tira e molla per l'inclusione nella squadra per l'Olimpiade, decisa soltanto dopo che a Rieti corse i 1500 in 3'34"72, ad appena 15 centesimi da quel primato italiano di Mei migliorato a Pescara. A Seul i suoi sogni sono naufragati in semifinale, ma è stata un'importante esperienza: Di Napoli ha capito che si impara e si cresce solo confrontandosi con avversari forti, si cresce. E così oggi questo ventunenne rappresenta una realtà che può diventale il simbolo dell'atletica italiana negli Anni '90. Giorgio Barberi» Record. Pi Napoli, atleta in