Soldi, beni di consumo, più autonomia Pozzi bloccati sul Don e nel Kazakhstan di Emanuele Novazio
Gorbaciov cede alla Siberia Accordo per le miniere del Kuzbass, ma la protesta si estende ih altre regioni Gorbaciov cede alla Siberia Soldi, beni di consumo, più autonomia Pozzi bloccati sul Don e nel Kazakhstan MOSCA dal nostro corrispondente I minatori siberiani tornano al lavoro dopo un accordo con l'inviato di Gorbaciov che prevede miglioramenti nelle condizioni di vita e di lavoro e garantisce indipendenza alle imprese della regione; ma la protesta continua nel Donbass, dove soltanto sei miniere hanno ripreso l'attività ieri sera mentre altre cento restano chiuse, è si estende nel Paese. Cinque bacini sono fermi ormai, in Ucraina, in Russia, nel kazakhstan e nel Grande Nord, dove migliaia di lavoratori sono riuniti in piazza per discutere la piattaforma delle richieste. E' un'evoluzione contraddi: toria di cui è difficile valutare ancora l'entità, perché le miniere bloccate sono di dimensioni assai diverse, ma se la soluzione nel Kuzbass, dove tutto era cominciato dodici giorni fa con lo sciopero di centocinquantamila minatori, dà alla crisi il segno distensivo della svolta negoziale, l'estensione della agitazione sembra confermare i timori di chi, a Mosca, vedeva nella vicenda siberiana l'avvio di una protesta più articolata e più complessa, capace di dar sfogo a inquietudini e difficoltà diffuse, capace di far compiere un balzo improvviso e radicale alla «questione sociale» dopo le impennate drammatiche e convulse della «questione etnica», e di porre nuovi in¬ terrogativi sulle capacità di mediazione del potere. Capace di aggravare lé tensioni in un'economia già segnata da un enorme deficit pubblico, dall'indebolimento del commercio con l'estero e da una cronica penuria nei rifornimenti alimentari. L'accordo raggiunto all'alba di ieri nel Kuzbass dovrebbe entrare in vigore dal primo turno di stamane, secondo un responsabile del comitato regionale di sciopero, Yuri Rudolf, e anche le ultime due città ancora ferme ieri, Prokopievsk e Kisselievsk, avrebbero aderito all'intesa in 35 punti che garantisce aumenti salariali fino al quaranta per cento per i turni di notte e l'invio di rifornimenti alimentari per migliaia di tonnellate e di beni di consumo per milioni di rubli: tutti generi che scarseggiamo ovunque nel Paese e che probabilmente saranno importati, come Gorbaciov aveva fatto intendere due giorni fa parlando di uno stanziamento straordinario di dieci miliardi di rubli. Saranno riviste inoltre le condizioni di sicurezza, aumenterà l'automazione, saranno migliorati i servizi medici e le abitazioni. E tutte le imprese della regione avranno piena indipendenza economica e legale, e potranno vendere liberamente, in Urss o all'estero, il carbone che supera le quote fissate dal piano. Sono promesse che andranno realizzate, dicevano ieri i mina- tori del Kuzbass annunciando altre agitazioni se l'accordo non sarà rispettato, ma l'intesa resta una svolta che potrebbe influenzare la protesta degli altri bacini. Perché da ieri lo sciopero dilaga e mentre nel Donbass continua da quattro giorni ormai, i minatori di Rostov sul Don, nella Russia meridionale, di Karaganda, in Asia Centrale, di Dniepopètrovsk, in Ukraina, e di Vorkuta, nel bacino del Pechora, hanno bloccato decine di pozzi con rivendicazioni simili, nella sostanza, a quelle dei colleghi siberiani ma complicate, spesso, da particolarità locali: a Dniepopètrovsk, per esempio, chiedono anche la chiusura di un «albergo per privilegiati», nel Donbass vogliono chiarimenti su una giornata di lavoro gratuita chiesta dalle autorità locali «in segno di solidarietà ai minatori inglesi» durante lo sciopero del 1985. La Thatcher aveva impedito il versamento della somma, ma i minatori ucraini non ne hanno mai più sentito parlare. L'interrogativo, ieri sera, era uno soprattutto: che cosa far ranno gli altri bacini e non soltanto quelli di carbone, perché secondo i giornali il malcontento serpeggia in tutto il settore minerario; e che cosa faranno i lavoratori di altre categorie, che potrebbero essere tentati dal contagio. I danni dell'agitazione finora sono stati enormi, nel solo Donbass sono pari a cinque milioni di rubli al giorno e nel Kuzbass si sono persi sei milioni di tonnellate di carbo¬ ne: secondo l'agenzia Tass già centocinquanta imprese sonq state chiuse, con danni per «molti milioni di rubli», mentre i maggiori impianti siderurgici e molte centrali elettriche sono minacciati. Che accadrebbe se l'agitazione si estendesse ancora? Ieri, la Pravda pubblicava là prima protesta contro gli scioperanti, una richiesta d'ordine di alcuni kolkosiani ucraini: «Che. succederà alla nostra patria se tutto il popolo cercherà di ottenere soluzione ai suoi problemi con questi sistemi? In quanto persone oneste ci aspettiamo che il governo e il Soviet Supremo prendano misure decise per riportare ordine nel Paese». Emanuele Novazio Minatori sovietici in sciopero. I pozzi bloccati sono decine in tutto il Paese
Persone citate: Gorbaciov, Thatcher, Yuri Rudolf
Luoghi citati: Asia Centrale, Mosca, Russia, Siberia, Ucraina, Ukraina, Urss
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