Il Cremlino chiude l' Abkhasia I turisti in fuga di E. N.

Il Cremlino chiude l' Abkhasia I turisti in fuga Ancora scontri e coprifuoco Il Cremlino chiude l' Abkhasia I turisti in fuga MOSCA Dal nostro corrispondente Migliaia di turisti sono in fuga dall'Abkhasia, che ha chiuso le frontiere interne agli ospiti stranieri e ai viaggiatori in arrivo dalle altre regioni dell'Urss, mentre bande armate di abkhasi e georgiani bloccano le strade qua e là nella regione e nella Georgia occidentale, «sporadici scontri a colpi d'arma da fuoco» continuano, e le industrie e i servizi pubblici sono quasi completamente fermi. La situazione nella piccola Repubblica autonoma affacciata al Mar Nero, dove le vittime degli scontri interetnici sono finora diciotto e i feriti oltre duecento, «resta tesa», secondo l'agenzia Tass, in un equilibrio fragile e incerto, come riconoscevano ieri fonti locali: perché «gruppi armati continuano ad attaccare miliziani e uomini delle truppe speciali», perché «picchetti armati compaiono ancora sulle strade», perché i rifornimenti cominciano a scarseggiare, e per raggiungere l'aeroporto dalle colonie giovanili e dagli alberghi è necessaria la scorta di miliziani armati. Nella regione è in vigore il coprifuoco e tremila uomini inviati dal ministero dell'Interno pattugliano i principali centri e la capitale Sukhumi, dove è vietato entrare anche agli abitanti delle zone vicine. Ieri, dopo giorni di blocco totale all'aeroporto di Sukhumi, quattordici voli speciali hanno sgomberato mille e cinquecento turisti, ma soltanto personale ferroviario inviato da altre Repubbliche ha liberato migliaia di persone bloccate sui treni fermi da giorni, senza cibo e senz'acqua, mentre settemila persone sono partite via mare. Ma l'incognita più seria resta: l'occasione della crisi, l'apertura a Sukhumi di una sede-dell'università di Tbilisi, è una scintilla appena che nasconde problemi radicati negli anni e che solo ora la violenza sottolinea in modo immediato. Come altrove nel Paese/ dove i focolai di tensione divampano (ieri un giornale georgiano ha riferito che l'impianto idroelettrico di Ingulin che rifornisce buona parte della regione si è fermato per un «sabotaggio» da parte di un gruppo di sconosciuti che hanno costretto gli addetti a Vuotare l'invaso della diga), la crisi abkhasa nasconde una difficoltà che il potere, ancora, non sa e non può risolvere: per due volte il plenum sulle nazionalità è stato rinviato e non si farà nemmeno a fine luglio, come invece era stato annunciato ufficialmente. La piattaforma politica sul problema etnico ancora non è pronta, e dovrà comunque essere discussa nelle Repubbliche prima di approdare davanti al Parlamento del partito che fisserà le linee generali d'intervento sulle quali lavorerà, poi, il Soviet Supremo. [e. n.]

Luoghi citati: Georgia, Mosca, Urss