Arrivano gli andreottiani

Arrivano gli andreottiani De Mita ha congedato i suoi «professori», il nuovo presidente del Consiglio prepara la lista dei collaboratori Arrivano gli andreottiani ROMA dalla redazione I «professori», quelli che nei progetti dovevano essere il «brain trust», la squadra di cervelli di Palazzo Chigi; li ha congedati due giorni fa, con tanto di comunicato di ringraziamento. I ministri li saluterà oggi, nell'ultima riunione del Consiglio convocata per gli affari urgenti. Coi collaboratori più stretti non c'è stato quasi bisogno di parlare: da due mesi, tutti sapevano che l'avventura era finita. Ciriaco De Mita trasloca, oggi o domani al più tardi passa le consegne ad Andreotti, e anche fra gli «uomini del presidente» parte la staffetta. Quelli di De Mita sanno già cosa andranno (o non andranno) a fare. Riccardo Misasi, il sottosegretario, e Sergio Mattarella, il ministro per 1 Rapporti con il Parlamento, sono due dei «papabili» ministri della sinistra de. Andrea Manzella, il segretario generale itinerante fra gli studi accademici e i suoi impieghi da «tecnico» al governo, tornerà alla sua cattedra di diritto pubblico. Stessa sorte toccherà agli altri professori, da Arturo Parisi (Istituto Cattaneo) a Ruggero Orfei (Iri) a Sabino Cassese (Università di Roma) a Mario Arcelli. \ Nazareno Pagani, il portavoce, si prenderà un periodo di vacanze: per un po' ha voglia di considerarsi «un disoccupato». Giuseppe Sangiorgi, il capo della segreteria tecnica, tornerà a fare il giornalista nella stampa di partito: al «Popolo», dov'è stato vicedirettore, o alla «Discussione», dove potrebbe essere il successore di Mastella, se l'attuale direttore entrerà al governo. Il consigliere diplomatico Umberto Vattani dovrà rientrare alla Farnesina. Quanto al nuovo «team» di Andreotti, l'elenco è ancora incerto: un po' perché il presidente del Consiglio è tutto preso dalla lista dei ministri e per quella dei più stretti collaboratori ha rinviato alla prossima settimana; e un po' perché la squadra, quella di sempre, ha un modo tutto suo di lavorare. La vera gara non è per gli incarichi formali, ma per la vicinanza al presidente del Consiglio. Un andreottiano «doc» si distingue se è ammesso alla piccola riunione del mattino, prima delle otto, nello studio di San Lorenzo in Lucina. Tutti i giorni gli andreottiani vanno, aspettano, bussano, spesso vengono ammessi solo per un breve saluto, e se poi qualcuno uscendo si lascia sfuggire «Giulio mi ha detto...», Andreotti li fulmina: «Io non ho portavoce, ho solo portasilenzi». Con Andreotti a Palazzo Chigi questa volta non ci sarà Franco Evangelisti, il suo eterno numero due. Ammalato da mesi, ormai in convalescenza, Evangelisti prepara il suo rientro per settembre: ma il vècchio posto alla presidenza del Consiglio lo ha lasciato a Nino Cristofori, attuale presidente della commissione Bilancio della Camera. Nessun dubbio anche per altri tre strettissimi collaboratori del presidente: Carlo Zaccaria, capo della segreteria particolare alla Farnesina, avrà lo stesso incaricò alla presidenza del Consiglio; Luigi Guidobono Cavalchici Garofoli, capo di gabinetto al ministero degli Esteri, prenderà il posto di Manzella. Riccardo Sessa, accompagnatore fisso, quasi guardia del corpo di Andreotti, continuerà il suo lavoro di prima. All'interno del governo, come ministro del Bilancio, resterà Paolo Cirino Pomicino, il nuovo «numero due» dèlia corrente. Fin qui le poche decisioni, intuite più che apprese formalmente, nelle visite mattutine a San Lorenzo. Il resto è tutto da' decidere, circolano molti nomi ma le caselle da riempire non sono tante. Per il portavoce, si parla di Pio Mastrobuoni, un inviato dell'agenzia Ansa esperto di politica estera ed economia internazionale. Nel nuovo «trust» di cervelli un posto toccherà certamente a Luigi Cappugi, oggi presidente della Banca delle Comunicazioni e da sempre autore materiale della parte economica dei programmi dei governi andreottia¬ ni. Una vóce in capitolò, formale o no, sulla stessa materia, la avrà il ruspante Giuseppe Ciarrapico, imprenditore-finanziere-patron dt un impero di acqueminerali e del premio Fiuggi. Una parola in materia di giustizia potrà dirla Claudio Vitalone, l'ex magistrato oggi senatore che oggi si occupa anche di istituzioni. Poi,-ci sono tutti gli altri, quelli che resteranno «a studio», come dicono a Roma, per accudire al collegio e al pezzo di identità ciociara dell'andreottismo: la fedelissima segretaria Vincenza Enea, i responsabili delle diverse aree laziali Rossi, Pediconi e Galeone. E quelli che si muoveranno fra governo, partito, Parlamento, Campidoglio, Vaticano, nei loro soliti ruoli: dal vescovo Fiorenzo Angelini, capo di tutti gli ospedali cattolici del mondo, à! ras dell'andreottismo romano Vittorio Sbardella, al responsabile dell'organizzazione della democrazia cristiana Luigi Baruffi. Fra noi — assicurano — non ci sono rivalità. Sarà vero. Ma è bastato che Cirino Pomicino criticasse a mezza voce i modi bruschi di Sbardella nei giorni difficili fra la rinuncia di De Mita e l'incarico ad Andreotti, per far partire «Il Sabato», il settimanale di cui Sbardella è consigliere d'amministrazione: «Pomicino Pomicione» è stato subito ribattezzato il «numero due» della corrente. . .. «te ,- m ttfc m V Giulio Andreotti e Ciriaco De Mita. Domani il neo-presidente del Consiglio presenterà la lista dei ministri

Luoghi citati: Fiuggi, Roma