«Nessun perdono»

«Nessun perdono» La sorella di Tarantelli scrive a Cossiga «Nessun perdono» «L'indulto è una vergogna» ROMA. Con una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica Maria Cristina Tarantelli, la sorella di Ezio Tarantelli, l'economista ucciso nel marzo dell'85 dalle Br a Roma, chiede di rivedere il proposito di concedere l'indulto ai terroristi. Con tre cartelle dattiloscritte, la signora Tarantelli racconta della madre di 74 anni, che «vive da anni incollata ai telegiornali nella speranza che giustizia un giorno venga fatta: vuole vivere solo per questo». E racconta della solitudine in cui le famiglie delle vittime del terrorismo sono state lasciate, dell'impotenza e mortificazione per quella verità che non viene' ancora alla luce. Per lei — che parla a nome di «un esercito fiero e silente, ma disposto a combattere fino in fondo contro questa ingiustizia (l'indulto, ndr)» — lo Stato potrebbe riesaminare la posizione processuale di ogni terrorista per rimediare ad eventuali ingiustizie. Invece sta preparando per loro il perdono e una strada privilegiata per inserire nel sociale «questi assassini»: «che vergogna, con tutta la disoccupazione giovanile!». Ieri Cossiga ha inoltrato la lettera al ministro di Grazia e Giustizia. Su una linea opposta a quella di Maria Cristina si è sempre mossa Carol Beebe, la vedova di Ezio Tarantelli, americana, oggi parlamentare fra gli indipendenti di sinistra. Nel maggio dell'85 andò a Rebibbia a visitare i dissociati del terrorismo. Guardò in faccia e strinse le mani di Franceschini, Tommei, Davoli,Maj, Vitelli. A chi la tempestava di domande disse: «Il primo impulso, il più facile, era quello dell'odio totale, pensare che chi era o era stato terrorista non era un essere umano. Ho invece cercato di andare oltre, di capire e conoscere». [l.m.]

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