Povero, beffato tifoso juventino di Gian Paolo Ormezzano

Povero, beffato tifoso juventino L'ultima delusione: una burla organizzata con crudele perfezione da un anonimo, Povero, beffato tifoso juventino Arriva Sanchez, ma sull'aereo c'era solo un turista di mezza età La colpa fottuta è del comico Teo Teocoli, e i tifosi juventini così sanno con chi prendersela questa volta: ma la spiegazione del perchè è lunga, tanto lunga quanto necessaria. Parliamo dell'annunciato arrivò, ièri mattina, nella prima pagina di uh serio giornale, di Hugo Sanchez, calciatore messicano in forza al Rea! Madrid nel campionato spagnolo. Arrivo a Milano: per firmare, come esplicitamente affermato, il contratto che lo avrebbe legato alla Juventus. Non è successo niente, non succederà niente. La Juventus ha smentito che Hugo Sanchez stia nei suoi programmi, ma in mezzo c'è una storia buffa, intensa, grassa, crassa. Che è un po' il riassunto di tutto il nostro delirio ingenuo per il mercato del calcio, da noi inventato, gonfiato, esasperato e adesso patito anche nei dettagli più farseschi. Con nella fattispecie i tifosi della Juventus letteralmente massacrati, in quindici giorni, di notizie su favolosi acquisti per la maglia bianconera: da Mikhailichenko a Protassov, da Vialli a Mancini, da Vierchowod a Dunga, da Francescoli a, buon ultimo, Sanchez. La notizia era precisa: volo Iberia 784 Madrid-Milano, arrivo previsto a Linate alle 11,55, subito la firma del contratto in un noto e costoso hotel ambrosiano, accanto a Sant'Ambrogio. E dunque all'aeroporto fotografi e giornalisti (chi a quel punto avrebbe creduto ad una smentita della Juventus? e poi l'elenco dei passeggeri recava un A. Sanchez, e quella A anziché H, banale tentativo di depistaggio, non poteva ingannare nessuno), le solite trattative con i dirigenti dello scalo, con i doganieri, per avere Sanchez qualche minuto in un locale riservato, le prime impressioni sulla nuova maglia, le sue idee sul calcio italiano. Dall'aereo è sceso un calciato¬ re, non piccolo e scuro come l'atteso messicano, ma nordico alto e biondo, a nome Stromberg, quello dell'Atalanta, «du déjà vu», pussa via, aspettiamo Sanchez. E c'era proprio Sanchez, come confermato, prima dell'apparizione del personaggio, da un funzionario cortese. Un Sanchez. Il signor Anastasio Sanchez, spagnolo, commerciante, cinquantenne adiposo: un po' tanto stupito di vedersi puntare contro le macchine fotografiche. U signor Sanchez, regolarmente prenotato in un hotel milanese, e anche in due, in tre, quel cognome è come Rossi, uno spagnolo o ispanico su due ce l'ha. ■ Uno scherzo? Uno scherzo, ma giocatile solo ad italiani. E sopravvivente, sino a che è apparso Anastasio Sanchez, anche alle notizie di agenzia dal Messico: festa ieri l'altro nello stato di Oaxaca per il ritorno vacanziero dell'eroe errante, il vero Sanchez, cerimonia pubblica di fron¬ te al governatore dello Stato, ventisei feriti nella calca, due ricoverati gravi all'ospedale. Perché la colpa è — forse — di ; Teo Teocoli? Perché per settimane, a «Odiens», ha imposto ai calciofili e ai calciomani la macchietta del giornalista spagnolo, ha intervistato in ispano maccheronico personaggi del nostro sport, sèmpre chiamandoli Antonio. Ecco Antonio Tomba, ecco Antonio Virdis. E dicendo che in Spagna tutti si chiamano anche Antonio. Così A. Sanchez è risultato credibilissimo. Un bel gioco, che non durerà poco: Chi di noi ne ride, pensi a come ne ridono fuori Italia. Il nostro mercato calcistico ormai ha le grida come nella borsa e le truffe come nel suk. Gli mancano i piccoli borseggiatori, per essere un mercato completo: ma forse è già in corso il furto della buona fede, uno dei più gravi. Gian Paolo Ormezzano

Luoghi citati: Italia, Madrid, Messico, Milano, Spagna