Il ritorno di Santana
Il ritorno di Santana Concerto stasera a Torino nel Parco della Pellerina Il ritorno di Santana Fu un grande divo, poi passò la moda e finì nel dimenticatoio, ma fu ripescato l'anno scorso ad «Umbria jazz»: un successo TORINO. Arriverà a Torino con una formazione di superassi. Il concerto di stasera alla Pellerina per le «Sere d'estate» che pareva in forse fino a pochi giorni fa si farà. Samaria non ha infatti rinunciato alla tournée europea. Ritorna un mito. Cantante, chitarrista, autore, leader, inventore di un suono latino-nordamericano a piene lettere, è un personaggio che invita alla stima e alla simpatia. Fu un divo, poi passò di moda e finì nel dimenticatoio. L'anno scorso a «Umbria Jazz» lo hanno ripescato mettendolo ài fianco di Wayne Shorter il grande jazzista. Fu un pessimo servizio per entrambi: Wayne faceva la sua musica, colta da intellettuale del pentagramma; Santana eseguiva il proprio repertorio di belle canzoni, di ritmi insidiosi ma nell'insieme lineari, ballabili, carezzevoli. Ora ritorna in primo piano senza l'apporto di alcuna «guest star» qualificante ma inibitrice e lo apprezzeremo per quello che è. La formazione che lo accom¬ pagna è più o meno quella che conosciamo da tempo: Chepito Areas ai timbales, Armando Peraza alle congas, Alphonso Johnson al basso, Wilfredo Reyes alla batterie, Chester Thompson alle tastiere, Alex Ligertwood cantante. Il nuovo Santana ama ritornare sui propri passi e nel suo repertorio accanto alle nuove inevitabili cose appaiono (e qui arrivano gli applausi) i vecchi successi come «Oye Como Va», «Soul Sacrifice», «Samba Pa Ti», «Black Magic Woman». Tuttavia non si tratta di mero revival, come si è appurato l'altra sera al concerto di Roma, ma di una sorta di antologismo che consente a Santana di ripercorrere tutta la propria produzione artistica. Ha rilasciato varie inteviste e ha risposto sempre con franchezza e simpatia. Dice che la musica importante è «quella della strada», quella cantata e inventata dalla gente comune. Si lamenta che oggi la canzone soffra di un eccesso di raffinatezza, deplora l'uso smodato del tecnicismo. La musica «disumana» dei computer ha vinto la voce del cuore. Più o meno è così: è sufficiente entrare in uno studio d'incisione per capire come sono cambiate le cose dai giorni di Woodstock a oggi. Oggi un Jimie Hendrix, per non soccombere farebbe come un Miles Davis che lascia il jazz per il rock. Jimy suonerebbe allora dell'easy listening? E Santana? Santana corre il rischio e rimane se stesso, quello di sempre. Messicano, con Cuba nel cuore, le rhumbe e i mambi nelle braccia e nella voce. Non è mi intellettuale è un musicista preparato ma molto semplice nella direzione del suo programma che deve essere un programma popolare fatto di musiche ballabili, orecchiabili. La sua chitarra, piange, forse grida ma certamente ma non è una chitarra da comizi. Santana rivela di essere un uomo di buon gusto. Franco Mondini
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