Al Lingotto con il Bolscevico e la poetessa

Al Lingotto con il Bolscevico e la poetessa Le avventure d'arte svelate dalla mostra dei Russi e Sovietici a Torino Al Lingotto con il Bolscevico e la poetessa Così i maestri pittori andarono incontro alia rivoluzione ATORINO PERTA da un mese, la mostra sull'«Arte Russa e Sovietica», dal 1870 al 1930, ha già richiamato l'attenzione di oltre dodicimila visitatori che si sono soffermati nel suggestivo scenario della storica fabbrica del Lingotto. Si deve rimarcare l'allestimento predispósto da Renzo Piano che ha rispettato le caratteristiche strutturali dell'edificio di Matte - Trucco e ha realizzato, con un effetto rarefatto e non ornato, e organizzato lo spazio espositivo mediante l'impiego e i «contributi della tecnologia impiantistica moderna. Il nuovo non nasconde il vecchio — spiega Piano— ma lo sottolinea. Il Lingottofabbrica è lo spartito musicale — eoe una notazione rigorosa, un insieme di regole — il Lingotto del futuro sarà la nostra lettura, la nostra interpretazione di queste regole». Sui grandi teli bianchi, che dal soffitto scendono sino a terra, i dipinti si offrono all'osservazione secondo la suggestione dei colori, delle linee, delle immagini capaci di rinnovare il fascino d'una cultura artistica attentamente indagata, del significativo recupero di una rappresentazione che appartiene indissolubilmente alla tradizione russa. A quella tradizione si misura il senso di una visione che le opere selezionate restituiscono attraverso una robusta impo-r stazione: talora con la freschezza e la leggerezza di un impianto compositivo legato alla luminosità atmosferica dei paesaggi del tardo Ottocento, che risentono della lezione degli impressionisti francési, e alla rigorosa severità geometrica dei suprematisti. Realizzata con il contributo della Fiat e la collaborazione del ministero della Cultura dell'Urss e dell'Associazione Italia-Urss, la rassegna contribuisce a riepilogare «uno dei più interessanti e poco noti capitoli dell'arte moderna», a definire — afferma il curatore Giovanni Carandente nel catalogo della Fabbri Editori — «quei movimenti che sono considerati i germi del Modernismo nella vecchia Russia e il seme delle future avanguardie nate a cavalle della Rivoluzione d'Ottobre, fino all'affermazione del Realismo Socialista come esclusiva arte ufficiale». Emerge da tale impostazione il clima, la sospensione psicologica, gli aspetti di una interpretazione della realtà che non è solamente «lettura» del vero, ma rievocazione di sensazioni, di sottili emozioni; di incontri. Incontri che hanno dato vita e consistenza al rapporto fra artisti e musicisti (si pensi ai balletti russi di Diagilev), fra l'indagine espressiva del tempo e i gruppi che facevano capo agli «Ambulanti», a «Il mondo dell'arte». L'itinerario predisposto favorisce la ricognizione intorno al simbolismo di Vrubel, alla successione dei costumi e delle scenografie ideate per il teatro, dalle quali scaturisce in tutta la sua poetica essenzialità il linguaggio dei pittori e la loro rivisitazione dei testi letterari, la controllata stesura dei modelli espressivi che segnarono una delle tappe più vitali della società dell'inizio del XX Secolo. La raffinata rivista II Vello d'Oro, la preziosità delle icone, la pubblicazione di «Arte della Comune», contribuirono alla formazione di una dimensione artistica che ora viene riproposta in questa mostra: dal sensibile Villaggo al chiaro di luna di Levitan (1897) al disinvolto e incisivo segno di Repin che delinea il Ritratto di Eleonora Duse, dalla sorprendente campitura dei rosa in La granduchessa Ol'ga Aléksandrova di Serov agh interni di Korovin, che diffuse l'impressionismo in Russia. Accompagnata da una serie di video, di documenti, di manifesti, l'esposizione è senza dubbio ricca di testimonianze, di riferimenti, di piacevoli sorprese. Soprattutto si avverte la volontà di fissare un ben preciso momento dell'evoluzione del discorso contrassegnato dalla «scrittura» altamente drammatica de La sparatoria di Ivanov, insegnante alla Scuola di pittura a Mosca, dell'elegante figura femminile de La cena di Leon Bakst e dell'imponente Bolscevico di Kustodiev e della «classica» compostezza della madre con bambino in 1918 a Pietrogrado di Petrov-Vodkin. Proseguendo nella visita si nota il cézanniano paesaggio La vecchia Rusa di Fal'k, la sor¬ prendente qualità delle composizioni d Kandinskij, che rivelano la musicale risoluzione di interiori intuizioni, il fiabesco mondo di Chagall con le finestre aperte sulla natura, sui sogni di un'infanzia ritrovata, sulle trascorse memorie. E, inoltre, il raggismo di Larionov (Gallo raggista), il movimento de II ciclista della Goncarova, il Ritratto della poetessa Anna Achmatova di Al'tman. Di Malevic, che con il Suprematismo ha definito un nuovo realismo fondato sulla «supremazia delia pura sensibilità», si sottolinea l'estremo rigore di Quadrato nero e di Casnik l'elegante equilibrio strutturale del Quadrato rosso. UNOVIS. Tra le altre opere si ricordano La donna in azzurro di Majakovskij, il Marinaio di Tatfìn, promotore dell'Istituto di Cultura Artistica (del quale sono presenti anche opere eseguite con materiali come il ferro, gesso, legno), i raffinati dipinti in nero di Rodcenko, la Superficie sviluppabile di Pevzner e le sculture costruttivistiche di Gabo, il drammatico Lo stato maggiore dei Bianchi di Dejaneka sino al realismo di Brodskij che ha colto Lenin allo Smol'nyi nel 1932. Con questa immagine si drude una rassegna da non perdere per la connessione di elementi storici e artistici, per il ritrovato fascino di una ricerca che conferisce all'arte il sapore di un'avventura senza fine. Angelo Mistrangelo Petrov-Vodkin: « 1918 a Pietrogrado» (Mosca, Galleria Tretjakov, particolare) ^^^^^^^^^ ■ ■ MB? 9 'Mk* ■;>■■■ : ::^yy:y^:y,^ =j^r«;'>^'i^:*sSa . ,w-:y««:^ . Torino. Una giovane visitatrice ai Lingotto. La grande mostra «Arte Russa e Sovietica: dal 1870 al 1930», ospita pitture e sculture che non erano mai uscite da musei e gallerìe dell'Urss