Pistole della mafia sulle piccole città

Pistole della mafia sulle piccole città Undici omicidi in sette mesi nell'hinterland di Torino rilanciano interrogativi, paure, dubbi Pistole della mafia sulle piccole città I sindaci: «Ma i nostri Comuni sono in grado di reggere» La commissione dell'Antimafia ha chiamato a Roma nei giorni scorsi il capo della Criminalpol del Piemonte, Piero Sassi, per una radiografia della conflittualità omicida a Torino. Il numero di morti sta salendo paurosamente. I dati sono allarmanti: 3 omicidi, tutti scoperti, nell'85; 3 omicidi l'anno dopo di cui uno solo rimasto impunito; 16 delitti nell'87 per lo scatenarsi di una lotta fra due opposte fazioni; 19nell'88; 13 in 7 mesi quest'anno di cui ben 11 per esecuzioni mafiose. «Tanti delitti che si identificano nella lotta per il controllo del traffico degli stupefacenti — commenta il vicequestore —. Occorre però precisare che il mercato torinese è un punto d'arrivo della droga e che i morti ammazzati sono per lo più cani sciolti delle varie organizzazioni che si contendono le piazze di spaccio. Non si è più ripetuta l'egemonia del clan dei catanesi che per 10 anni ha controllato in esclusiva racket, bische, sequestri e traffico di droga. Nell'84 debellammo l'intera organizzazione che dalla Sicilia arrivava a mettere le mani su Torino e Milano. Ci hanno aiutati, bisogna dirlo, Salvatore Parisi, Angelo Epaminonda e altri pentiti. Ci hanno consentito d'arrivare al maxiprocesso: 319 rinvìi a giudizio a Torino, pochi meno a Milano. Questa seconda ondata criminale? Niente „ illusioni. L'omertà dei calabresi va oltre e sono per lo più loro i responsabili della nuova mattanza». Molte sarebbero le cose da chiarire con il dottor Sassi, che ha sempre operato a Torino, ma con lui non si può sperare in qualche indiscrezione. Tuttavia è ancora sufficientemente chiaro: «Le tre sorelle del crimine, mafia, 'ndrangheta e camorra, sono sempre pronte a uccidere chi sbaglia. La droga per loro rappresenta un business di centinaia di miliardi. Lo gestiscono divise ma anche assieme. Ora sono i calabresi ad emergere e sono loro a seminare morte. Ma non solo per la droga. Alcuni dei pregiudicati uccisi possono essere state vittime di faide, di vendette trasversali. Urbano Curinga fu ucciso a colpi di lupara il 27 gennaio scorso a Sant'Ambrogio: era imparentato con i Facchineri, avversari acerrimi della famiglia Raso-Albanese. Santo Priolo, ucciso e poi bruciato in aprile a Grugliasco, aveva già subito altri quattro attentati. E poi non si può dire che tutti questi morti nell'hinterland torinese dimostrano che la delin-' quenza si è trasferita nei paesi vicini per meglio sfuggire ai controlli. Molti sono stati prelevati a Torino e abbandonati in luoghi periferici perché gli assassini sono più sicuri di non essere riconosciuti». Il dottor Sassi, come il capo della mobile Faraoni o gli ufficiali dei carabinieri, ben sanno com'è difficile controllare questa delinquenza. Le famiglie immigrate dal Sud sono numerose, si pensi che i calabresi superano i 250 mila. Anche se i pregiudicati sono, percentualmente, poche decine, le persone che si dovrebbero tenere d'occhio per eventuali ramificazioni rappresenterebbero una cifra immensa. Anche quando si arriva a conoscere le grosse organizzazioni si deve pur sempre trovare la chiave investigativa per ottenere gli elementi probatori che la legge richiede per il rinvio a giudizio. Ricordiamo Francesco Barba, noto pregiudicato: 4 volte arrestato, sempre rimesso in libertà e poi trovato a fare il telefonista nel sequestro di Marco Fiora. Il vicequestore aggiunge: «Non si vuole capire che non esistorio speranze di rieducazione per i mafiosi, né fra i camorristi e tantomeno fra gli uomini della 'ndrangheta. Farli uscire dal carcere significa permettergli di ritornare sulla strada del crimine». Alessandro Rigaldo in questi primi sette mesi, nei Comuni della provincia torinese sono state compiute undici «esecuzioni» di stampo mafioso. Nella mappa sono indicati i luoghi dove sono stati ritrovati i corpi degli uccisi;-ecco i nomi delle vittime: I. Urano Curinga (27 gennaio), 2. Giulio Perona (23 marzo), 3. Antonio Reale (II aprile), 4. Santo Priolo (23 aprile), 5. Massimo Gatto (2 maggio), 6. Domenico Minervino (8 aprile), 7. Vincenzo Lucente (8 aprile), 8. Pasquale Franzè (20 giugno), 9. Francesco Barba (29 giugno), 10. Valentino Giordano (4 luglio), 11. Domenico Sigari (7 luglio)