«Rinunciate al male»

«Rinunciate al male» La giornata di Giovanni Paolo II al santuario d'Oropa, a Pollone sulla tomba di Frassati e a Quart «Rinunciate al male» L'appello del Papa ai giovani OROPA DAL NOSTRO INVIATO Il Papa della montagna e delle folle si inginocchia davanti alla Madonna Nera, come a Jasna Gora, dieci anni fa, in Polonia. Fuori, nel cortile dell'erboristeria, 1300 metri di altezza, tira vento, ma la giornata è stupenda. Lo aspettano in oltre 15 mila per un applauso che sale verso il Monte Cutrone tra nuvole minacciose. Il «grande pellegrino», atteso da centinaia di anni, è arrivato. Urlano giovani e bambini, batte le mani la gente. Messa all'aperto tra la bella coreografia di pini, larici, arbusti e profumi di bosco. Dall'alba, senza soste, fami- §lie e comitive sono salite a piei. Cosi, sulla piazza più alta del santuario, tra ragazzi in jeans e scarponi, Karol Wojtyla chiama i cattolici a rinnovare la loro presenza nel mondo.. «Nessuno è cristiano solo per se stesso. Fatevi testimoni di fronte ai fratelli», «Sono venuto pellegrino — dice —Da tanto tempo lo desideravo». E alza lo sguardo verso i monti. Sembra quasi volerli abbracciare. L'elicottero che lo ha portato dalla Valle d'Aosta è atterrato sulla grande piattaforma che s'affaccia sulla valle. Ma da lì Giovanni Paolo II prosegue a piedi. Stringe mani, benedice, si ferma qua e là a baciare i più piccoli. Gli è attorno il popolo dei santuari: due milioni di persone in Piemonte. Un piccolo mondo trascurato e bistrattato da giornali e tv. Da alcuni anni in tanti l'hanno scoperto. Ora anche la Chiesa vuole offrire a chi cerca pace e riflessione all'ombra di un santuario la possibilità di avvicinarsi a Dio, di convertirsi. Wojtyla è salito fin quassù per gridarlo forte forte. «Attenzione — scandisce alle 11 pas^ sate —: le nòstre comunità sono composte di adulti davvero credenti? Non è forse ormai prevalente il numero dei giovani e degli adulti lontani? Li lasciamo alla loro sorte?». C'è silenzio. Il Papa non vuole l'applauso facile. Il suo è un messaggio che sempre più spesso non si coniuga con il sistema di valori della società. Non importa. Lui lo rilancia tra l'abbraccio appassionante di una folla veramente particolare: variopinta, ma attenta e serena. E' mezzogiorno. «Valicando le montagne i pellegrini per secoli sono venuti a cercare pace e meditazione. Carissimi giovani, scoprite anche voi questa strada». Eccolo il modello di vita che Karol Wojtyla oggi dalle v^ili di Biella regala a chi l'ascolta. E' quello di Piergiorgio Frassati, un borghese che presto sarà beato. Suo padre, Alfredo, era proprietario e direttore de «La Stampa», liberale e senatore del Regno, ambasciatore. Lui, ricco e giovane, scelse la castità e si schierò con i deboli sempre. . «Quante persone hanno trovato qui la forza di rinunciare allo suggestioni del male per il Vangelo. Fatelo anche voi». Il Papa vuole parlare alla gente dei santuari, ma soprattutto ai giovani. «Non esitate a venire quassù a cercare fermezza, coerenza, Piergiorgio Frassati vi sta davanti come eminente figura di laico dell'Azione Cattolica. «Testimoniate, come lui, specialmente nel mondo universitario, nel quale ci sono ragazzi e ragazze che forse non hanno ancora risolto la questione del significato della loro vita». Dall'anfiteatro naturale che fa da corona alla basilica, ecco il battimani più atteso: è quello, di chi apprezza la coerenza di un Papa che anche a costo, a volte, di silenzi e contestazioni, porta in tutti i continenti il Vangelo. Fermo nella sua missione, Giovanni Paolo II parla, prega, chiede ai cristiani coraggio e attenzione. Quanti grandi lo hanno preceduto per venerare la Madonna Nera: Don Bosco, il Cafasso, Giovanni XXIII e Paolo VI quando ancora erano cardinali e milioni di persone ogni anno. La gente che viene qui cerca qualche ora lontana dal caos e dalla meschinità: una preghiera, il pranzo e via. Anche il Papa ha voluto così. Scende tra due ali di folla, mentre migliaia di persone vorrebbero salutarlo, toccarlo, parlargli. Fuori, nell'immenso parco, le comitive si sistemano per il pic-nic. Il Papa con i vescovi sale nella vecchia foresteria, saluta le suore indiane e pranza. E' l'ora dell'arrivederci: le 15,30, Da uno dei balconi della vecchia basilica, Giovanni Paolo U improvvisa: «Quante volte mi hanno chiesto: quando vieni ad Oropa. Eccomi, in questa chiesa che come tutte le altre deve aiutare gli uomini a trovare un senso alla loro vita». Se ne va mentre l'ultimo canto riempie la valle. Si porta via le immagini di una giornata semplice e intensa (come le sue vacanze a Introd) e l'entusiasmo di tantissimi giovani. A Pollone l'attende la sosta sulla tomba di Piergiorgio Frassati (il giovane delle,beatitudini), a Quart la benedizione del monastero carmelitano. Dal silenzio di Oropa a quello di Aosta: chissà, forse il Papa ha voluto chiudere la giornata in un convento proprio per sottolineare il crescente bisogno di tranquillità degli uomini d'oggi. E tra un mese, da Santiago di Compost ella, l'abbraccio universale ai giovani per chiamarli all'impegno umano, cristiano e coerente, come fatto ad Oropa. Lo accompagna il lancio di numerosissime colombe. Lascia un grido forte: «I nostri tempi sconvolti hanno bisogno di te». Gian Mario Ricciardi Papa Giovanni Paolo II scende dal Santuario di Oropa con il vescovo di Biella monsignor Massimo Giustetti