Venezia resiste all'orda di Marinella Venegoni

Venezia resiste all'orda Dopo il concerto dei Pink Floyd e l'assalto dei 120 mila «barbari» Venezia resiste all'orda una tra cartacce e VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO.'• Se non altro, si dovrà riconoscere ora che Venezia è davvero immortale: non è sprofondata neanche sabato sera, sotto l'assalto delle 120 mila persone radunate per il concerto acquatico e gratuito dei Pink Floyd e per la Festa del Redentore. A chi ha visto (dal vivo: perché questa volta la diretta tv è stata impotente) l'impatto della folla su Riva degli Schiavoni e sui suoi fragili ponti; a chi ha visto i monumenti e i tetti, la loggetta del Sansovino e le impalcature di Palazzo delle Prigioni Vecchie, diventati pericolosissimi posti in piedi o a sedere, o gli attracchi dei vaporetti dovunque abbassati nell'acqua da 4/500 persone sul tetto e sui bordi: a chi ha visto tutto questo, sembrava un miracolo, ieri mattina all'alba, guardarsi intorno e constatare che tutto era rimasto al proprio posto. Ieri, la città si è svegliata sotto i miasmi della Laguna, diventata fogna pura. Moltissimi ragazzi hanno dormito per terra, alla stazione (addirittura per traverso sugli scalini), a piazzale Roma, oppure sdraiati sulla Riva nello stesso posto dove la sera avevano seguito il concerto. I treni che partivano ieri mattina erano dormitori di visi disfatti: dove hai passato la notte? «A terra» era la risposta generale. La terraferma era un tappeto di bottiglie e fogli di giornali serviti come parca comodità a chi ha atteso ore sabato, sotto il sole, che si compisse l'evento dèlia musica da vedere nel posto più da vedere del mondo. Ogni stadio al termine di un concerto è tutto una cartaccia; ma qui non è uno stadio. Veramente anche nei giorni precedenti Venezia era abbastanza sporca. Sabato, all'arrivo dei «barbari», l'associazione Italia Nostra ha sporto denuncia contro ignoti per teppismo, atti di violenza, vandalismi: avranno ragione, ma potevano almeno aspettare di fare un sopralluogo, visto che sabato era impossibile anche camminar per strada e verificare. Anche affollata, contusa, coperta di carne umana, Venezia ha battuto Pink Floyd per 1 a 0: la musica e i laser hanno solo enfatizzato lo scenario naturale, l'enorme palco appariva piccolo piccolo. E le telecamere dell'Eurovisione, visto che pagavano i Pink Floyd, hanno privilegiato lo show; le inquadrature, spesso sovrapposte e molto belle, hanno trascurato la laguna e la folla, che era poi il motivo vero per cui la band inglese ha praticamente affittato la città per un giorno. Anche i veneziani alla fine hanno sfruttato l'odiata, unica occasione di vivere la loro città come una città comune: le barche sotto il palco del concerto hanno formato un tappeto. Si cenava e si brindava, mescolando tradizione e novità. I 120 mila (molti dicono 200 mila, ma la valutazione è ritenuta esagerata da alcuni esperti) sono stati in generale bravi, civili e pacifici. Strumenti di uno show annunciato, pretesti per risse ideologiche, attrezzati secondo le regole non scritte del rituale, sono arrivati di buon'ora, hanno conquistato un posto da tenere con le unghie fino alla fine, hanno aspettato. Hanno trovato una città sbarrata, ostile, sospettosa, non attrezzata ad un afflusso del genere, che non si è però nean¬ che preoccupata di recintare i suoi monumenti e convogliare il traffico, che non ha offerto un misero servizio doccia e acqua. E' questo il vero scandalo, trattar le persone come bestie e strumenti, approfittando della gioventù e dell'entusiasmo. Per molti veneziani, ognuno di quei ragazzi era un drogato in potenza o in atto. Non che fosse assente chi si faceva una «canna», se ne sentiva l'odore dolciastro qui e là, ma erano episodi. Ho seguito le peripezie di due ragazze ventiseienni di Pesaro: arrivate in treno alle 7 del mattino, con l'idea di visitare anche la città, hanno peregrinato tut¬ to il giorno: «Nei ristoranti ci dicevano che era esaurito, ed era vuoto. Nei bar, dopo aver consumato, chiedevamo la toilette^ ci dicevano che non era disponibile». • E sì che i bar veneziani sono obbligati ad offrire i servizi igienici. Le ho fatte salire in camera mia, mentre il portiere che le voleva mandar via mi sussurrava: «Sotto la sua responsabilità». Gli spettatori si sono arrabbiati solo quando sono partite verso le 19 le chiatte privilegiare ed infiorate di giornalisti e Vip, e han tirato bottiglie di plastica. Verso le dieci di sera, i carabinieri hanno caricato per due volte i ragazzi imbottigliati nei campielli: ma i 90 fra feriti e ubriachi e colti da malore, i 3 salvati da overdose sono cifre davvero basse per un afflusso di questa stazza. Premuti dalla folla molti, come si temeva, sono anche finiti nell'acqua puzzolente del Bacino. I vip son rimasti in terraferma. Una festa tutta diversa si è consumata sulle terrazze dei grandi alberghi, dalie quali lo scenario appariva veramente magico. Ai party c'erano i Duran Duran al Danieli, Franco Battiato al Londra («E' una cosa come il calcio: molto bello, ma visto da qui»); De Michelis su una terrazza d'amici; Woody Alien ben nascosto con la Farrow. II concerto ha rischiato di saltare fino all'ultimo minuto, per vari palleggi di responsabilità. Poi, ovviamente s'è fatto: se no, Venezia sarebbe sprofondata davvero. Ma l'affaire non finisce qui. Prepariamoci a lunghissime polemiche, denunce, dibattiti: dove magari si scoprirà che i colpevoli sono centoventimila ragazzini andati allo sbaraglio in un posto dov'erano stati invitati a un concerto gratuito. Senza toilettes. Marinella Venegoni In piazza San Marco c'è chi dorme tra i rifiuti dopo il concerto dei Pink Floyd

Persone citate: De Michelis, Duran Duran, Farrow, Franco Battiato, Woody Alien

Luoghi citati: Italia, Londra, Pesaro, Venezia