Mogadiscio è stata una strage

Mogadiscio, è s Mentre Siad Barre cerca di «normalizzare» con una nuova ondata di arresti Mogadiscio, è s L'opposizione accusa: venerdì 775 morti MOGADISCIO. «Normalizzazione»: è la parola d'ordine del regime di Siad Barre per far dimenticare in Somalia, e agli occhi del mondo, la sanguinosa repressione di venerdì scorso. Lo stesso presidente della Repubblica ha invitato la popolazione «a non raccogliere le provocazioni di falsi profeti religiosi». Ma in tutto il Paese il fuoco cova sotto le ceneri, e incominciano a filtrare drammatiche notizie sul massacro di tre giorni fa. L'opposizione accusa di falso le fonti ufficiali, che parlano di 23 vittime. L'Ucs (Unione del congresso somalo) ha raccolto la testimonianza di un colonnello della polizia, secondo cui i morti sono 775, tra dimostranti e militari. La persistente tensione è dimostrata dal fatto che l'esercito continua a rastrellare quanti sono sospettati di aver preso parte ai disordini. Mezzi blindati sorvegliano edifici pubblici e punti nevralgici di Mogadiscio per impedire altre manifestazioni. Le notizie trapelano con estrema difficoltà. Ieri (giornata lavorativa in Somalia) — riferisce il dottor Nur, un rappresentante dell'Ucs in Italia — erano in programma a Mogadiscio «manifestazioni pacifiche, sciopero generale e sit-in nelle strade; ma non siamo riusciti a metterci in contatto con la capitale, tutte le linee sono interrotte». Si precisa intanto sempre più chiaramente la dinamica degli incidenti che hanno avuto una conclusione così tragica. E sempre meno attendibile appare la versione fornita dalle autorità, che gli scontri siano stati scatenati da «un manipolo di facinorosi che si nascondevano dietro la bandiera della religione». In effetti l'agitazione è sorta all'interno della comunità islamica, e i cortei sono partiti da cinque moschee per convergere al palazzo della Presidenza. Però — riferisce il rappresentante dell'Ucs, la coalizione antigovernativa che raccoglie quasi il 75% della popolazione — «la protesta non ha motivi religiosi né etnici, ma politici. Non ce l'abbiamo con i bianchi, chiediamo soltanto maggiore democrazia, il riconoscimento dei partiti». Ed è stato proprio sul riconoscimento di forze politiche indipendenti che si è scatenato il conflitto tra governo e opposizione. All'inizio di quest'anno è parso che le richieste di democratizzazione potessero essere accolte da Siad Barre. Ma il presidente ha fatto quasi subito marcia indietro. E ha iniziato una dura repressione, incarcerando in pochi mesi oltre 300 oppositori: tra cui numerosi leader islamici, ma anche esponenti della comunità cristiana. Lo stesso assassinio del vescovo Salvatore Pietro Colombo, sepolto ieri con minore solennità del previsto, è stato pretesto per una nuova ondata di arresti, che non ha risparmiato nemmeno amici e collaboratori del prelato ucciso. Un atteggiamento che sembra giustificare le accuse secondo cui la sua morte sarebbe un «delitto di Stato», organizzato dal regime per giustificare un'ulteriore stretta di freni. [g. 1. s.l Il presidente Siad Barre

Persone citate: Pietro Colombo, Siad Barre

Luoghi citati: Italia, Mogadiscio, Somalia