Atene il governo scricchiola

Atene, il governo scricchiola La destra e i comunisti vorrebbero intraprendere strade diverse per inquisire i «corrotti» del Pasok Atene, il governo scricchiola Contrasti nella strana coalizione greca ATENE. Fra scricchiolii e stridori, fra malumori affioranti e retoriche del «volemose bene», l'inedita intesa di potere tra la destra e la sinistra greca si sta attestando nell'alveo programmatico della «catarsi», della purificazione cioè dai peccati accumulati in quasi otto anni di governo incontrastato dagli uomini di Papandreu. Senonché diverso sembra tuttóra il significato che attribuiscono a questa parola i conservatori di Nuova Democrazia e comunisti e progressisti confluiti nella Coalizione per la Sinistra. Per i comunisti il peccato capitale del ciclone Papandreu risiede nella «truffa ideologica^: nel gabellare cioè per politica di sinistra quella che non era altro che conservare il sistema con diversa demagogia. Per i neodemocratici, invece, risulta imperdonabile l'occupazione totale dello Stato e dei centri di potere relativi che, secondo l'usuale logica dei partiti greci, il Pasok portò al culmine nel corso della sua amministrazione. Perciò, quando due settimane fa si concretizzò in Parlamento la maggioranza attuale, il linguaggio dei nuovi alleati nel governo cominciò a battere in modo non univoco. I portavoce della destra, e in particolare il loro leader Costantino Mitsotakis, insistevano nel concetto dell'immediata «decontaminazione» dei ministeri e degli enti pubblici dal personale socialista accumulatosi negli ùltimi otto anni, mentre i rappresentanti della sinistra ponevano l'accento sulla necessità di un processo politico dei socialisti prima ancora di procedere alla nuova ripartizione delle cariche. In un senso e nell'altro, sembra che per il momento entrambe le procedure siano state avviate. Gli screzi fra gli estemporanei soci del governo transitorio hanno cominciato ad emergere quando è stato chiaro che, inevitabilmente, gli obiettivi perseguiti da ciascuno non potevano essere raggiunti che a diverse velocità. Le proposte di defe¬ rimento a inchieste parlamentari dovrebbero essere infatti, in questa prima fase, cinque: lo scandalo della Banca di Creta, quello del grano turco dai certificati d'origine falsificati, le commesse militari, quelle dei nuovi aerei della compagnia di bandiera e infine l'annosa questione delle intercettazioni telefoniche. Per aprire uno spiraglio convincente in ognuno di questi temi ci vorranno lunghissimi procedimenti: «Non tre mesi scarsi, ma nemmeno due anni sarebbero sufficienti», ha rilevato il dissidente di destra Kostis Stefanopulos. Il proposito della «depasokizzazione» del meccanismo stata¬ le, invece, quello che con soverchia compunzione i dirigenti neodemocratici insistono a definire liberazione dello Stato dai partiti, ha preso subito l'abbrivio di una valanga. Dimissioni, sostituzioni e nuove nomine si susseguono tutti i giorni, a cominciare dagli enti, dalle imprese e dalle banche di proprietà statale che controllano in definitiva un buon 70 per cento dell'attività economica. Una piccola rivoluzione negli alti gradi è avvenuta nello Stato Maggiore delle Forze Armate e al vertice delle tre Armi. Dimissioni polemiche di generali e ammiragli hanno innescato una serie di malumori che, non a torto, suscitano interrogativi su quel che avviene nei corridoi ministeriali. L'aria che spira nel Paese assomiglia a un certo clima di «caduta di regime». Quando l'accordo di maggioranza tra i due schieramenti antitetici della politica greca sorse all'orizzonte, ponendo fine all'incertezza derivata dal risultato delle urne di giugno, l'effetto fu devastante per alcune frange della sinistra. Vi si ribellavano, oltre agli stalinisti di vecchia militanza, soprattutto i giovani del partito comunista ortodosso, allevati nel messianismo marxista, i quali non potevano digerire le sacrileghe intese al vertice in un Paese dove la guerra civile aveva lasciato uno strascico quaranterc ile di diffidenze e rancori. Il disappunto nella sinistra permane anche dopo le nomine di personaggi ad essa vicini in posti assai appariscenti. Lo stesso pc greco ha dovuto cambiare segretario e promuovere qualche epurazione nel comitato centrale e fra i militanti per convincere i recalcitranti a non opporsi alla linea del vertice. Ma dall'altra parte non può esimersi, dinanzi al sensibile mugugno di vaste aree della Coalizione, dal preavvisare gli alleati di Nuova Democrazia di non eccedere con le iniziative fuori programma. Minas Minassian Manifesto «emblematico» ad Atene: Papandreu dietro le sbarre

Persone citate: Costantino Mitsotakis, Minas, Minassian, Papandreu

Luoghi citati: Atene, Nuova Democrazia