Le società si ribellano: «Non possiamo fare gli sceriffi» di Curzio Maltese
Le società si ribellano: «Non possiamo fare gli sceriffi» Dopo il duro intervento di Matarrese sull'allargamento della responsabilità oggettiva dei club Le società si ribellano: «Non possiamo fare gli sceriffi» Sarà deciso a tavolino il prossimo campionato? E' l'interrogativo del giorno, dopo la durissima requisitoria di Antonio Matarrese, presidente della Federcalcio. Matarrese ha promesso un campionato blindato, ha annunciato per T89-90 una sorta di regolamento dei conti con quelle società che negli ultimi anni hanno allevato e coccolato gli ultras da stadio. E' un inversione di tendenza importante, in un mondo abituato a considerarsi vittima e mai protagonista di una violenza «importata dalla società». E' anche una strada obbligata. Le accuse dell'Uefa agli «hoolygans» italiani, poi in parte ritrattate dal presidente Georges, erano un messaggio preciso al Paese scelto per ospitare i mondiali. Ma Matarrese è andato oltre le raccomandazione degli organismi internazionali, fino a spingersi sul terreno minato dei rapporti tra società e club di tifosi. «Bisogna rompere il cerchio di omertà che circonda i professionisti della violenza negli stadi» ha detto. Il mezzo? L'allargamento del raggio di applicazione del primo articolo del regolamento sportivo, quello della responsabilità oggettiva. Significa in pratica che se finora le società sono state penalizzate con lo 0-2 a tavolino e/o la squalifica del campo per episodi accaduti all'interno dello stadio (scoppio di petardi, lancio di oggetti ecc.), da ora in poi i club potrebbero pagare anche per gli incidenti avvenuti lontano dagli stadi, per le aggres¬ sioni come quelle che hanno provocato quest'anno la morte di due tifosi, per i blitz vandalici che sempre più spesso corredano le trasferte dei tifosi organizzati. Gli esempi non mancano, dagli omicidi di Ascoli e San Siro, ai numerosi assalti ai treni, alla guerriglia urbana di Fiorentina-Bologna. Non si tratta di una semplice minaccia. Matarrese fa sul serio, e infatti ha costituito un «brain trust» per studiare il problema e arrivare in un paio di settimane alla definizione delle nuove norme. Ne fanno parte il giurista Andrea Manzella, segretario generale della presidenza del Consiglio; Sabino Cassese e Franco Coppi, professori all'Università di Roma; il consigliere federale Antonio Griffi e il magistrato Filippo Verde, capo gabinetto al ministero di Giustizia. Se le indicazioni della federazione verranno accolte in pieno dalla Commissione di studio, dovremmo prepararci ad assistere, nel prossimo campionato, a una ondata di 0-2 a tavoli¬ no, un'inflazione di squalifiche del campo, un continuo terremoto delle classifiche. Una prospettiva spaventosa per le società di calcio, che già due anni fa (dopo i casi di Pisa-Napoli, Milan-Roma e Juventus-Cesena, decise a tavolino) avevano promosso un referendum ufficioso per abrogare l'articolo 1. Cosa succederà dopo la bomba lanciata da Matarrese? Per ora, nulla. Il «cerchio di omertà» ha funzionato benissimo. Tutte le poltrone dei dirigenti sono sobbalzate a sentire l'arringa di Matarrese, ma pochissimi hanno il coraggio di prendere posizione ufficiale. L'Inter, attraverso il direttore generale Giuliani, ha fatto sapere che «l'estensione dell'applicazione della norma è estremamente pericolsa e difficilmente praticabile. Come si fa a stabilire in poco tempo le responsabilità di un fatto accaduto lontano dagli stadi quando anche la magistratura ha spesso fatto fatica a rintracciarne i colpevoli?». «La sortita di Matarrese ci ha messo in seri guai — ci ha confessato un presidente — Siamo tra l'incudine e il martello. Non vogliamo negare il fenomeno hè opporci alla federazione, ma neppure possiamo sciogliere i club da un giorno all'altro o assoldare dei vigilantes che sorveglino migliaia di tifosi. E poi come possiamo sostituirci ai giudici, quando tutti i processi per i fatti tragici di questi anni si sono risolti in raffiche di assoluzioni per insufficienza di prove?». Per tutti ha parlato Luciano Nizzola, presidente della Lega: «Da avvocato prima ancora che da presidente delle società, devo dire che l'annuncio di Matarrese mi lascia perplesso. La responsabilità oggettiva è il caposaldo dell'ordinamento sportivo. Ma è pur sempre di una norma delicata: in fondo significa addebitare a un soggetto, le società, le colpe di altri. Vorrei ricordare che due anni fa dirigenti e opinione pubblica chiesero compatte l'eliminazione dell'articolo 1. Bastarono tre 02 a tavolino per provocare una rivolta.-Cosa succederà domani? Anche la semplice squalifica del campo diventerebbe un problema. Ogni volta che è successo, trovare sedi alternative è stato un dramma». «Io penso — conclude Nizzola — che là strada più efficace sia quella intrapresa dalla Lega: e cioè la schedatura dei club». Ma in realtà la schedatura dei club, da parte dei club stessi, non pare offra grandi garanzie. Il problema resta quello di sciogliere il nodo di ricatti e interessi che lega le società ai gruppi ultras del tifo. Un nodo allacciato negli anni Settanta e che ora rischia di strangolare il calcio. Ma in fondo anche l'unir ca pista possibile per sconfiggere i teppisti italiani che a differenza degli «hoolygans» inglesi, totalmente slegati dai club di appartenenza, e quindi difficilmente identificabili, sono spesso conosciuti, ospitati e non di rado foraggiati dalle società. Curzio Maltese p gg • V-. • • ; . . .>.%I Giocatori immobili sull'attenti per un minuto di silenzio: una scena che si è ripetuta troppe volte in questi anni per ricordare le vittime della violenza dei teppisti del calcio
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