La Galbani entra nell'orbita Ifil di Ugo Bertone

La Galbani entra nell'orbita Ifil Con un'operazione da 2241 miliardi la finanziaria diventa leader del settore La Galbani entra nell'orbita Ifil Aumento di capitale e socio arabo TORINO. Il Bel Paese, da ieri, è sotto il marchio Ifil. Per una cifra pari a 2.241 miliardi, infatti, ieri si è conclusa la maggior transazione dell'Italia alimentare: la Galbani passa all'accoppiata Ifil-Bsn. In termini industriali, questo significa l'aVvio di un polo alimentare di dimensioni europee: oltre ai collegamenti con il colosso Bsn, di cui sia l'Ifil che Danilo Fossati della Star sono grandi azionisti, ormai si deve fare i conti con un colosso potente nel settore bevande (da Sangemini a Peroni), presente nel largo consumo, attraverso Star e la Galbani, capace di sviluppare alleanze nella grande distribuzione. Ma le proiezioni più interessanti, per ora, vanno registrate sul fronte finanziario. Grazie a questa operazione si definisce appieno il nuovo volto dell'Irli: cassaforte di una quòta consistente di capitale Fiat, ma anche e soprattutto punta di diamante del gruppo Agnelli in campi nuovi e inesplorati. Questo vale per i nuovi rami di attività ma anche sul fronte dei nuovi collegamenti: dopo l'alleanza con Antoine Riboud, gran patron di Bsn, Ifil si appresta ad accogliere tra i soci un grande investitore arabo, uno dei maggiori dell'area del Golfo Persico. Ed ecco, in cifre l'operazione Galbani. Alla fine del 1988 la società, il cui pacchetto è stato rilevato da una grande banca internazionale, ha realizzato un giro d'affari di circa 1.450 miliardi di lire. I profitti hanno raggiunto la cifra di 123 miliardi di lire. Va aggiunto che il gruppo Galbani porta in dote una liquidità di 900 miliardi di lire circa (il che abbassa notevolmente il prezzo del passaggio), nove stabilimenti e un to- tale di 7 mila dipendenti. In sostanza, l'operazione è avvenuta a una cifra di rilievo con la mobilitazione di grandi risorse ma, soprattutto, attraverso un complesso mosaico finanziario. Del resto l'Ifil non ha problemi a spiegare i termini della valutazione effettuata del colosso caseario italiano. Se si esclude la gestione della liquidità (facile da valutare anche perché non sono molti i gruppi italiani con una dote di 900 miliardi di liquidità) sono stati usati i seguenti indicatori: il rapporto tra prezzi e vendite è pari a 0,9 volte, quello tra prezzi e utili a 13,4 volte (molto meno che nel caso Nabisco) e quello, pari a dieci volte, tra prezzo e cash flow (utili più ammortamenti). Ed ecco i termini del passaggio. Innanzitutto, aH'Ifil resterà il 65% del pacchetto azionario Galbani mentre la Bsn, che apporterà le proprie conoscenze di gestione nei beni di largo consumo (soprattutto sul fronte internazionale), rileverà una quota pari al 35% del capitale. L'Ifil finanziera l'operazione con un complesso giro finanziario che prevede aumenti di capitale, ingressi di un grande investitore del Golfo Persico (quota tra il 6 e il 10%), razionalizzazione delle risorse con la neocontrollata Galbani. Il tutto con l'assistenza di Mediobanca. Innanzitutto ci sarà un aumento di capitale. Nelle casse dell'Ifil affluiranno circa 500 miliar¬ di grazie a quest'operazione, molto complessa. Inoltre, ci sarà la cessione di una parte di Ifil Partecipazioni alla Bsn (totale di 150 miliardi); la liquidità della controllata Galbani verrà impiegata nell'acquisto di una quota di Fiat ordinarie ora in mano a Ifil partecipazioni, per un importo tra i 900 e i mille miliardi. Infine, nei prossimi sei mesi, ci sarà un finanziamento temporaneo organizzato da Mediobanca a cui parteciperà per una quota la Giovanni Agnelli spa. Alla fine, la parte residua a carico di Ifil ammonterà a 160-220 miliardi. E vediamo l'operazione sul capitale. E' prevista l'emissione di 45,7 milioni di azioni ordinarie e di 74,9 milioni di azio¬ ni di risparmio da offrire in opzione ai portatori delle azioni in circolazione dopo l'esecuzione dell'aumento di capitale deliberato dall'assemblea del 30 giugno scorso. Ecco le modalità: per ogni 15 ordinarie possedute gli azionisti potranno sottoscrivere 4 nuovi titoli della stessa categoria al prezzo di 5.600 lire (di cui 60 a titolo di conguaglio dividendo) e due azioni di risparmio a 3.300 lire (di cui sempre 60 a titolo di conguaglio). E' offerta la facoltà, in alternativa, di sottoscrivere 6 obbligazioni di cui quattro, del valore nominale di 5.600 lire ciascuna, con warrant validi per sottoscrivere quattro ordinarie e due di risparmio, dal valore nominale di 3.300 lire, va¬ lidi per sottoscrivere due azioni di risparmio. Inoltre, per ogni 15 azioni di risparmio possedute, i soci potranno acquisire sei azioni di risparmio (prezzo unitario di 3.300 lire di cui sempre 60 a titolo di conguaglio dividendo), con facoltà di sottoscrivere in alternativa sei obbligazioni (sempre al valore nominale di 3.300 lire) con warrant validi per acquistare azioni di risparmio. I prestiti obbligazionari avranno una durata quinquennale a partire dal 1° luglio 1994 e frutteranno un interesse del 6,5% (per l'emissione con warrant relativa a titoli ordinari) e dell'8,5% (per l'operazione relativa a diritti su azioni di risparmio). Un mosaico finanziario complesso, destinato ad assicurare una buona accoglienza da parte del mercato, anche e soprattutto alla luce di tre considerazioni. Innanzitutto i soci attuali dell'Ifil si sono già impegnati per la quota di loro competenza. Infine, nell'ambito dell'aumento di capitale, entrerà in Ifil un nuovo socio, ovvero uno dei maggiori investitori istituzionali del Golfo Persico che sarà titolare di una quota significativa dell'Ifil che acquisirà una partecipazione tra il 6% il 10% del capitale con un investimento tra i 90 e i 120 milioni di dollari (il nuovo socio avrà diritto a un amministratore). Ugo Bertone Così si compone il patrimonio Ifìl: dal grafico è evidente come la componente alimentare sia ormai diventata maggioritaria senza incidere sul valore assoluto degli altri investimenti. Nella foto Umberto Agnelli

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