«Gigliola merita l'ergastolo» di Pierangelo Sapegno

«Gigliola merita l'ergastolo» Le richieste del pm per l'omicidio Brin: proposte pene minori per gli altri imputati «Gigliola merita l'ergastolo» Gerì è l'assassino, ma si è pentito: richiesti 25 anni SAVONA DAL NOSTRO INVIATO Per Gigliola, chiede l'ergastolo. Parla il pm, Alberto Landolfì. Lei accenna un sorriso, alza gli occhi al cielo: «Lui avrebbe voluto darmi la pena di morte...» Le stanno tutti attorno, la vigilatrice le stringe un braccio per farle segno di star zitta. Inutile. Lei, «me l'aspettavo, me l'aspettavo», dice: «Da un uomo così non c'era altro da attendersi». Maga Circe, l'ha chiamata il pubblico ministero: «Di tutte le definizioni che le hanno appioppato è quella giusta. Trasformava gli uomini in animali». Maga Circe, allora, ha fatto uccidere: «per motivi abbietti». Landolfì continua: «ergastolo per l'omicidio, sette anni per sottrazione e occultamento di cadavere; otto mesi di isolamento; interdizione alla patria podestà». Per Ettore Gerì, invece, 25 anni: è lui l'assassino di Cesare Brin, è lui che gli ha sfracellato la testa a bottigliate, ma si è pentito, ha confessato; e poi è stato usato «da questa Circe in modo spietato e selvaggio». Questa volta nessuno applaude. Al mattino, invece, il pubblico s'era scatenato. Il pm e l'avvocato Scipione Del Vecchio, difensore di Gigliola, stavano bisticciando. Del Vecchio minacciava di andarsene (e poi se n'è andato), Landolfì ribatteva: .«A che titolo si arrabbia tanto l'avvocato?». Dalla platea, l'applauso: tutte le donne — soltanto loro—hanno levato in alto le mani. Il presidente, Franco Becchino, ha dovuto inalberarsi: «La prossima volta sgombro l'aula». Allora, è tornato il si- lenzio. A Cairo, pochi giorni fa, erano stati gli uomini ad accompagnare con applausi e ovazioni il passaggio di Gigliola, sorridente in mezzo ai carabinieri. E' una divisione che si ripete in aula, fra colpevoliste e innocentisti. Certo è che quello che sembrava un processo scontato, poco alla volta mostra un volto nuovo, dagli esiti incerti. L'istruttoria rivela qualche lacuna, l'accusa qua e là scricchiola. I due imputati non hanno molte carte da giocare, è vero. Ma chi ha ucciso materialmente, alla fine. Lui 0 lei? Ha ucciso lui, dice il pm. Lui, il vecchio stanco, con gli occhi tristi, le labbra tremule. Ettore Geri è l'assassino, istigato dalla Gigliola: «Lei lo chiama e lui ritorna leone, per una volta», dice il pm. Sotto casa, in via dei Portici, quella notte, ci sono tre te- stimoni, un'anziana signora e due fidanzatini. Dalle finestre della casa di Guerinoni arrivano strani rumori, e urla. Tutti e tre ricordano una voce maschile: «Io ti ammazzo, io ti ammazzo». E una di donna: «Attento, ci possono sentire». L'uomo che parla è Geri, sostiene l'accusa. Più di un indizio porta a questo vecchio abbandonato, cacciato da casa, esiliato a Pian Martino. Cova la gelosia, minaccia, anche. E poi, aggiunge Alberto Landolfì, «lui ha confessato. Piangendo, in un moto di pentimento. E quando ha ritrattato, lo ha fatto male. In questo processo, messo a confronto con la Guerinoni, non ha fatto altro che ripetere: fammi dire quello che devo dire, perché lo faccio per mia figlia». Ma se lui, il vecchio, ha ucciso, Gigliola ha istigato, forzato la mano. E' lei la protagonista di questo giallo, la mantide con i suoi burattini: «Attorno alla sua figura, ruotano tutti gli altri imputati. E' una donna caratterizzata da una mancanza di morale. Anzi, forse è poco definirla amorale. E' una psicopatica. Che non si ferma davanti al delitto. Il defunto,.lo definisce spacciatore. La vedova, la chiama.animale a sangue freddo. E' una donna priva di qualsiasi sentimento di pietà». Gigliola fa uccidere, sostiene l'accusa, facendo leva sulla gelosia di Geri. Poi chiama a raccolta la sua stramba brigata: il vicequestore che si deve sposare a giorni, ma che per lei mollerebbe tutto, il «federale» di Savona, il suo guardaspalle, il tuttofare di Brin che sotto sotto invece spasima per la Gigliola. Accorrono tutti. Durante gli interrogatori, uno solo cede: Raffaello Sacco ammette, ritratta, confessa. Gli altri lo guardano come si guarda un quaquaraquà. E pure il pm non ha belle parole: «L'amante fallito della Guerinoni, personaggio ridicolo, un meridionale d'altri tempi». Però collabora, e allora per lui ci sono le attenuanti: due anni e mezzo per sottrazione e occultamento di cadavere. Per gli altri, il pubblico ministero chiede pene più gravi, anche se i reati sono gli stessi: 5 anni per Gabriele Di Nardo e Mario Ciccarelli, tre anni e mezzo per Pino Cardea. Resta fuori Soraya, la bimba un po' enigmatica che giocava con le bambole con la testa mozzata, la bimba che forse sa tutto. Più di quello che ha detto. Pierangelo Sapegno La smorfia di disappunto di Gigliola Guerinoni'dopo le richieste del pm

Luoghi citati: Cairo, Pian Martino, Savona