Papandreu in stato d'accusa

Papandreu in stato d'accusa j GRÈCIA É Il Parlamento ordina un'inchiesta per lo scandalo della Banca di Creta Papandreu in stato d'accusa Sono stati inquisiti anche gli altri quattro ex ministri socialisti Entro due mesi la decisione di togliere o meno l'immunità all'ex premier ATENE NOSTRO SERVIZIO Il Parlamento greco ha ufficialmente messo in stato di accusa, per corruzione e altri reati finanziari, l'ex primo ministro Andreas Papandreu, Agamemnon Koutsoghiorgas (ex viceprimo ministro) e gli ex ministri Ghiorgos Petsos (Difesa e poi Ordine Pubblico), Panaiotis Rumeliotis (Economia Nazionale) e Dimitris Tsovolas (Finanze). Con 171 voti a favore e 122 contrari, i deputati della coalizione di sinistra, composta per il 95 per cento di comunisti, e quelli di Nuova Democrazia hanno deciso la creazione di una commissione di inchiesta che dovrà riferire entro due mesi, ed a quel punto il Parlamento dovrà decidere se togliere a Papandreu l'immunità parlamentare e quindi deferire il suo caso ad un tribunale speciale per il giudizio. Ieri mattina i commentatori politici si chiedevano chi dei deputati socialisti del Pasok avesse mancato di difendere il proprio leader dinanzi al Parlamento. Infatti su 124 socialisti aventi diritto al voto, solo 122 si erano espressi contro l'incriminazione. Fino ad allora tutti i deputati dell'ex maggioranza avevano fatto, compatti, cerchio attorno a Papandreu. Prima del voto, il Parlamento aveva discusso per due giorni se accusare i cinque esponenti del Pasok separatamente o se incriminarli assieme. I socialisti avevano invano cercato sino ali ultimo di salvare il loro carismatico leader proponendo, in cambio di imputazioni disgiunte, di votare col governo per l'incriminazione degli altri quattro. Giorni amari in vista dunque per Papandreu, che sta trascorrendo la prima settimana di luna di miele, dopo le nozze con Dimitra Liani, nell'eremo di Ekali. Oltre al sospetto che qualcuno dei suoi stia cominciando a tradirlo, egli dovrà comparire fra non molto dinanzi alla commissione parlamentare d'inchiesta per presunte responsabilità nel clamoroso ammanco di 35 miliardi di dracme (oltre 300 miliardi di lire) dai depositi della Banca di Creta. Lo scandalo, scoppiato l'inverno scorso, ha sconvolto negli ultimi dieci mesi l'opinione pubblica e ha contribuito non poco alla sconfitta elettorale del Pasok. Nel caso in cui l'inquirente stabilisse l'implicazione oggettiva dell'ex primo ministro nella serie di truffe che condussero al fallimento della banca, egli verrebbe sottoposto al giudizio di un tribunale speciale, costituito da magistrati della Corte Suprema e del Consiglio di Stato secondo le norme della legge «sulla responsabilità dei ministri». . L'altra notte, gli «accusatori» hanno avuto il gioco facilitato dall'ex ministro Petsos, comparso su sua richiesta davanti al Parlamento, che, difendendosi, ha declinato ogni responsabilità nel movimento di fondi pubblici verso le casse della Banca di Creta, suggerendo al tempo stesso agli ex colleghi di «cercare più in alto» per indivi¬ duare il personaggio chiave di tali manovre. E' il primo successo del governò transitorio che dovrebbe occuparsi della «catarsi», cioè della purificazione della vita pubblica, e che è stato formato una ventina di giorni fa nell'ambito di quello- che viene chiamato un «compromesso storico» alla greca. Dopo aver frettolosamente espletato il compito di inviare a giudizio i sospetti responsabili degli scandali, il Parlamento dovrebbe essere sciolto per ricorrere a nuove elezioni entro la fine di ottobre o gli inizi di novembre. Questo l'accordo raggiunto fra Costantino Mitsotakis ed i responsabili della sinistra greca. Ma i socialisti esigono che non si ricorra alle urne «sotto l'ombra di semplici deferimenti dettati dall'opportunità politica», bensì soltanto quando l'intero iter giudiziario sarà stato portato a termine con le relative condanne motivate o assoluzioni. Minas Minassian

Luoghi citati: Atene, Nuova Democrazia