Come spendere quei soldi

Come spendere quei soldi Come spendere quei soldi SULLE alghe dell'Adriatico fiumi di parole e di miliardi (promessi), immancabili vertici a Roma e rituali conferenze Stato-Regioni. Finché si tratta di interventi modesti, come le barriere galleggianti a protezione delle spiagge infestate, si può sperare in una certa sollecitudine. Ma la gente si domanda: come e quando verranno spesi i 1300 miliardi di interventi straordinari? Il timore della trasformazione dell'emergenza-alghe in una grande abbuffata di denaro pubblico è più che legittimo alla luce di tante esperienze negative; in questi giorni viene acuito da nuovi motivi di incertezza. Il ministro dell'Ambiente Giorgio Ruffolo, al quale sono stati attribuiti teoricamente poteri straordinari per realizzare il piano di risanamento, utilizzando i 1300 miliardi del «decreto anti-alghe» potrebbe essere sostituito da un altro socialista. Ruffolo ha ricevuto critiche severe, ma gli vanno riconosciute l'onestà intellettuale («Ci vorranno molti anni per ripulire l'Adriatico») e la volontà di programmare una politica dell'ambiente a lungo termine, oltre i confini dell'emergenza. Ruffolo aveva messo a punto un «master pian» del Po per 1100 miliardi, un piano di risanamento della Bassa Padana e uno dell'area lombarda più inquinata per 4500 miliardi in cinque armi. Ha spesso ripetuto: «Manca però il coordinamento, gli ostacoli impediscono di procedere con la celerità voluta». Forse per questo si pensa di sostituirlo? Altro motivo di incertezza: le origini del fenomeno che flagella le riviere adriatiche. Tutti i piani e programmi fin qui approvati o proposti si fondavano sulla necessità di eliminare all'origine i fattori di inquinamento, portati dal Po e da oltre 140 corsi d'acqua minori. Rapporti voluminosi e saggi autorevoli ripetono da anni dati statistici che nessuno aveva mai contestato: arrivano al mare, ogni anno, da 80 a 110 mila tonnellate di azoto, da 13 a 20 mila di fosforo (i principali nutrimenti delle alghe) più 64 mila tonnellate di idrocarburi e oh minerali, più 1312 tonnellate di piombo e 944 di cromo. Oggi, con un certo stupore, leggiamo che a Roma alcuni scienziati con responsabilità pubbliche metterebbero tutto in discussione: la mucillagine si era già vista nel 1891 e perciò l'inquinamento da terra non ha colpe, molto è dovuto alla siccità e alle alte temperature. Quella dell'Adriatico sarebbe salita di due gradi centigradi per l'effetto serra, fino a ieri negato, oggi utilizzabile per spiegare tutto e non assumere scomode iniziative locali. Rimettere in dubbio il pesantissimo inquinamento del bacino del Po e le sue conseguenze sull'Adriatico equivarrebbe a un sabotaggio dei programmi di risanamento. Piuttosto si accerti con rigore la loro validità e la loro fattibilità, mettendo subito in moto il meccanismo di coordinamento per realizzarli. Già le stesse grandi aziende si muovono, se è vero che Gardini ipotizza l'allontanamento o là conversione dei poli chimici di Marcherà, Mantova, Ferrara, Ravenna, e intende impegnarsi nell'agricoltura che risparmia fertilizzanti azotati. Per gli scarichi degli allevamenti di bestiame sono mature tecnologie che consentono il riciclaggio e la produzione di energia. E' possibile rendere meno dannosi i detersivi, altri imputati principali. Per le acque luride delle città sono fattibili il riciclaggio o la depurazione totale. Non è un problema di Costi, perché i miliardi volano a migliaia e ih qualche caso restano inutilizzati nelle casse statali (si scopre che su oltre mille miliardi stanziati per Venezia dall'84 all'88 ne sono stati spesi solò .190). Il problema è di certezze sul che faro e di capacità realizzatrice. Mario Fazio

Persone citate: Gardini, Giorgio Ruffolo, Mario Fazio, Ruffolo

Luoghi citati: Ferrara, Mantova, Ravenna, Roma, Venezia