Decreto in forse
Decreto in forse Decreto in forse Disaccordo tra i partiti sui miliardi per l'Adriatico ROMA. Avrebbe dovuto essere approvato oggi dalla commissione Ambiente del Senato il decreto «anti-mucillagine», che stanzia 40-50 miliardi in più per gli interventi urgenti contro la marea che sta soffocando l'alto Adriatico, e prevede piani di risanamento del bacino del Po per 1286 miliardi in 3 anni. Ma tra i partiti, sullo sfondo dell'assegnazione dei dicasteri, non c'è accordo sulla necessità di dare al ministro dell'Ambiente «poteri straordinari». Sono in molti a temere che, senza un'intesa politica, il decreto, che in realtà aggiorna quello cóntro le «macroalghe» varato a giugno, finisca per rimbalzare fra Camera e Senato impedendo qualsiasi concreto intervento. «Il rischio esiste e le Regioni interessate sono preoccupate», denuncia l'assessore all'Ambiente dell'Emilia Romagna, Gavioli. «La mia proposta di far incontrare i gruppi di Camera e Senato per raggiungere un'intesa è stata rifiutata». I nuovi emendamenti al decreto antialghe presentati a palazzo Madama sono stati spiegati ieri mattina dal ministro dell'Ambiente dimissionario Giorgio Ruffolo. In particolare la modifica, che consente di stanziare 40-50 miliardi prendendoli dal Piano triennale per la salvaguardia ambientale da un anno in discussione, permetterebbe di lottare immediatamente contro il nuovo pericolo che minaccia la sopravvivenza del mare e del turismo balneare. I 50 miliardi freschi, che si aggiungono ai 55 già stanziati per le «macroalghe», servirebbero per allontanare il muco giallo dalla riva, creando barriere galleggianti come quelle impiegate per delimitare le macchie di petrolio. Una prima modifica sostanziale al vecchio decreto era già stata introdotta dalla Camera giovedì scorso, quando l'aula aveva deciso di «stralciare» dal Piano triennale i 1286 miliardi per gli interventi di risanamento. [m. g. b.]
Persone citate: Gavioli, Giorgio Ruffolo
Luoghi citati: Emilia Romagna, Roma
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