Se la liceale ama il bandito

Se la liceale ama il bandito Ieri ha potuto lasciare gli arresti domiciliari per dare l'esame di maturità a Foggia Se la liceale ama il bandito Di giorno a scuola, di notte viveva conti boss FOGGIA. Capigliatura al gel, orecchini vistosi, un fuseau a fiori vivaci a slanciare la figura da pin-up: nessuno avrebbe riconosciuto in lei una detenuta. Eppure ieri mattina alle 8, Cinzia D., vent'anni, ha varcato la soglia di casa per la prima volta dopo otto giorni di arresti domiciliari e quattro di carcere, «regalo» della sua love-story con un superlatitante. Ad attenderla «fuori» c'era l'esame orale della maturità, all'istituto professionale per il commercio «Einaudi». Una prova che ha creato qualche preoccupazione fra i commissari. Non accade di frequente di dover esaminare un candidato- sottoposto a provvedimenti restrittivi da parte della magistratura. Cinzia ha potuto raggiungere l'istituto anche senza la scorta, dopo che il nonno, mi signore canuto dai modi spicci, ha ottenuto in Questura il permesso che ha consentito alla nipote di fare l'esame circondata dalle sue compagne, guardata a vista soltanto da un parente. Tra una sigaretta e un incoraggiamento, Cinzia ha atteso il suo turno. Poi, apparentemente calma, ha risposto alle domande su scienza delle finanze e controllo, le materie prescelte. Forse ha confidato solo a qualche insegnante la paura e la tensione di questi giorni. Quando venne arrestata, il pomeriggio del 6 luglio, nessuno fra i suoi conoscenti credeva si trattasse proprio di lei. Aveva per- so qualche anno a scuola e il suo profitto non era dei migliori, ma non aveva avuto mai a che fare con la giustizia. «Avevamo solo notato — dice ora una insegnante che preferisce l'anonimato — che la ragazza negli ultimi mesi portava vestiti firmati e gioielli, roba che una famiglia modesta non avrebbe potuto permettersi». La brunetta dagli occhi furbi riusciva dunque a dissimulare perfettamente quella che, secondo l'accusa di favoreggiamento che pende sul suo capo, era ima doppia vita. E' sempre difficile conoscere le ragioni che spingono una studentessa tranquilla e carina sulla strada sbagliata. Lei però deve averne trovate molte, se si è fatta sor- prendere sul Gargano, a bordo di una delle due auto che scortavano il suo uomo, Rocco Moretti, 39 anni, «alla macchia» dal marzo dello scorso anno. Pluriomicida, rapinatore, spacciatore secondo gli inquirenti, il superlatitante, soprannonimato «il porco», nelle faccende di cuore fa il galantuomo: le prime parole preoccupate dopo l'arresto le avrebbe avute per Cinzia e... per la moglie. Nel «regno» che Moretti si era creato fra grotte e anfratti sul promontorio, allestendo almeno tre covi, c'era una specie di esercito alle sue dipendenze. Spacciatori, piccoli killer specializzati in estorsioni, che mentre vegliavano sul «capo», secondo l'accusa, si davano an¬ che da fare. Come Potito Chiella, 34 anni, residente a Lucerà, che qualche giorno prima delle manette avrebbe partecipato al raid punitivo contro un carrozziere Ulcerino, Ciro Ariostini, 33 anni, presunto venditore al dettaglio di eroina e coca. In questa specie di «corte dei miracoli» si muoveva ormai da mesi Cinzia, preoccupandosi di rinforzare la sua storia con il boss anche con abbondanti provviste alimentari. Anche il giorno della cattura, quando i militari si travestirono da pastori con tanto di gregge e accerchiarono la masseria-covo «Cicerone», nelle campagne di San Giovanni Rotondo, Cinzia era stata a trovare il Moretti per portargli dei viveri. Dopo aver consumato la cena, visto che Ariostini, l'uomo-vedetta non aveva dato alcun segnale di allarme (perché bloccato dai carabinieri), in cinque erano usciti al seguito del capo. Lui, Chiella e 150 grammi tra eroina e coca su una Renault 5: dietro di lui una Golf con Vito Lanza e Luigi Villani, accusato di spaccio il primo e di favoreggiamento il secondo e una Renault 9 con Michele La Gatta e Cinzia, presi ambedue per favoreggiamento. Nel giro di qualche giorno alla ragazza, incensurata e impegnata negli esami di maturità, vengono concessi gli arresti domiciliari. Nel carcere delle Casermette, Moretti comincia invece a rispondere alle domande del magistrato: l'uomo è tra i principali imputati per la strage del circolo Bacardi, dove la notte del primo maggio '86 vennero uccise, nell'ambito di una lotta per il controllo del traffico della droga, 4 persone vicine a un boss rivale, Giuseppe Laviano. E Moretti, chiamato a rispondere anche di un omicidio avvenuto a Terlizzi (Bari), nel marzo 88 e di una rapina con sequestro di persona consumata a Ortona nel marzo scorso, secondo ipotesi al vaglio degli inquirenti avrebbe tentato anche l'eliminazione fisica del suo rivale, sparandogli con una vecchia calibro 45 ritrovata nella masseria sul Gargano. Luigi Martelli

Luoghi citati: Bari, Foggia, Ortona, San Giovanni Rotondo, Terlizzi