E' morto Andrea, bimbo nato dal coma

E' morto Andrea, bimbo nato dal coma Pavia, il piccolo e la madre avevano lottato insieme per un mese: la donna si era spenta venerdì E' morto Andrea, bimbo nato dal coma Spezzatala lunga speranza PAVIA. Mamma é figlio hanno lottato a lungo, insieme. Insieme si sono arresi. Maria Grazia, una donna in coma, un mese fa aveva avuto un bimbo, Andrea. E' morta venerdì scorso. Ieri anche il piccolo l'ha seguita. Lo ha ucciso una crisi cardiorespiratoria, nel reparto di patologia neonatale del Policlinico di Pavia. I medici del San Matteo hanno dato l'annuncio verso le 16 e 30: poche parole, scarne, che però tradivano l'angoscia di chi ha sperato a lungo. Attorno alle macchine che sembravano soffocare un bimbo così piccolo, ma che servivano a tenerlo in vita, dottori e infermieri si soffermavano spesso. Un affetto che Andrea sembrava quasi sentire. Proprio sabato scorso il suo piccolo torace si era sollevato per il primo respiro spontaneo, senza l'aiuto delle apparecchiature: il primo segno della volontà di vivere. Ogni giorno tante persone te-, lefonavano per avere notizie di Andrea: studiosi di tutto il mondo, che seguivano un caso quasi senza precedenti; ma soprattutto gente comune. Loro, i parenti, non lo lasciavano quasi mai. Il papà, Ivo Mancini, funzionario di banca, e la nonna, Giuseppina, la madre di Maria Grazia, avevano pianto di gioia quando il piccolo era nato. «Siete riusciti a salvare mio nipote — aveva detto Giuseppina ai medici —, ridate la vita a mia figlia. Desiderava così tanto questo bambino. Non deve, non può morire senza vederlo». Ora nessuno tra i parenti di Andrea riesce a dire qualcosa. Una vita tranquilla, la loro, che in un attimo si fa tragedia. Accade il 4 maggio. Maria Grazia Rolino, 32 anni, è in casa dei genitori, a Vercelli, quando è colpita da un'emorragia cerebrale. Maria Grazia da 5 mesi e mezzo aspettava un bambino, il secondo. Prima di entrare in coma dice ai medici: «Vi raccomando mio figlio». La donna viene ricoverata al San Matteo di Pavia, l'equipe del professor Arturo Mapelli riesce a portarla fino al sesto mese e mezzo di gravidanza. Poi le condizioni si aggravano, i dottori decidono.il taglio cesareo. Allora, l'imprevedibile: Maria Grazia collabora con i medici senza sentirli; spinge, il suo corpo si dilata. Il professor Mapelli si commuove: «Quello che è accaduto è stato uno spettacolo della natura, con una donna che sembrava sacrificarsi per dare la vita a suo figlio». C'è tensione nel reparto, ma Andrea nasce: è vivo, è un bimbo normale. «C'è solo un problema — dice il professor Giorgio Riondini —. I suoi polmoni non sono perfettamente formati». Un «problema» per i medici. Un incubo per i familiari. I giorni successivi passano tra speranze é delusioni. Il piccolo viene colpito da alcune emorragie cerebrali, si teme che il suo cer- vello abbia subito danni irreversibili. All'inizio i medici sono scettici: «Andrea sta per arrendersi». Sotto sotto, però, ci credono anche loro. Francesca Campiani, aiuto di Rondini, lo mostra ai giornalisti, orgogliosa come se fosse suo figlio. «Non vedete? E' bellissimo. Pesa poco più di un chilo, ma secondo me ce la può fare». Il primario: «Al 33 per cento vivrà bene, al 33 per cento vivrà con conseguenze sgradite, al 33 per cento...». Poi, piano piano, la speranza prende forma. A Vercelli un intero quartiere si riunisce nel cortile della parrocchia, e prega. Sui muri del Policlinico di Pavia mani sconosciute scrivono: «Andrea, vivi». Anche il Pa¬ pa fa sentire la sua voce, con un telegramma al vescovo di Pavia: «Dio benedica il piccolo. Anch'io prego per lui». Venerdì scorso, il primo dramma. Alle 10 e 30 del mattino si ferma il cuore della madre. I dottori avevano avvertito i parenti fin da lunedì: «Maria Grazia non durerà a lungo». Ma il piccolo, lui no, lui non si arrende, dicono i medici. Anzi, migliora. Supera un'infezione intestinale e una broncopolmonite, causate da un virus nel sangue. Proprio il giorno dopo la morte della mamma, quel primo respiro illude un po' tutti. Fino a quel momento l'ossigeno gli arrivava per mezzo di un miscelatore. Ma nella notte di lunedì le sue condizioni si ag¬ gravano. Ieri mattina il professor Riondini avverte i familiari: «Venite subito, Andrea non può resistere ancora. La medicina ha fatto quello che poteva». Il padre e la nonna sono rimasti vicino ad Andrea fino all'ultimo sussulto. Giovedì porteranno il loro bimbo a Vercelli per i funerali. Ma a casa c'è un altro bambino, il fratello di Andrea. Si chiama Stefano, ha sei anni. Gli hanno raccontato solo qualche brandello della storia, un po' alla volta, velato dalle bugie che si inventano per i bambini. Ma della morte della madre e del fratello non sa nulla. Aldo Caratilo La vita spezzata. Il piccolo Andrea piange nel suo lettino d'ospedale, a Pavia. Ieri l'ultimo sussulto

Luoghi citati: Pavia, Vercelli