Guerre stellari tra America ed Europa di Enrico Singer

Guerre stellari tra America ed Europa Stati Uniti al contrattacco per sottrarre al Vecchio Continente il primato del lancio in orbita di satelliti civili Guerre stellari tra America ed Europa Il Pentagono tenta di impedire un'importante trattativa traEsa e Brasile PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Francia e Stati Uniti sono in piena «guerra stellare». E' una guerra incruenta, naturalmente, ma con interessi commerciali di dimensioni davvero galattiche che coinvolgono anche gli altri Paesi (Italia compresa) che fanno parte dell'Esa, l'agenzia spaziale del Vecchio Continente. Al centro di questa guerra c'è Ariane, il razzo europeo che, da 2 anni, ha tolto agli Usa il primato del trasporto in orbita dei satelliti civili. Ed è proprio per ostacolare la marcia trionfale di Ariane che gli americani sono passati al contrattacco con due azioni-lampo che hanno fatto scattare l'allarme rosso nello stato maggiore parigino di Arianespace. Il primo «blitz» è partito dal Pentagono che ha bloccato la fornitura all'Esa di un miscelatore per i combustibili del nuo¬ vo razzo Ariane 5. Il miscelatore è lo stesso utilizzato dal razzo americano Hercules ed è prodotto dalla società statunitense Day. Secondo i piani di consegna, i primi 3 esemplari di questo complesso sistema «mixer» erano riservati agli Usa, gli altri due erano destinati ad Arianespace. Ma uno dei 3 miscelatori di Hercules è risultato difettoso ed ecco che il numero quattro, già imballato per raggiungere gli stabilimenti dell'Esa nel Nord della Francia, è stato «dirottato» per ordine del ministero della Difesa Usa. La rivelazione è del settimanale «Aviation Week», e a Parigi è stata confermata. Risultato di questo primo contrattacco sarà un ritardo nel progetto Ariane 5. E ogni ritardo dell'avversario è un vantaggio per l'altro contendente: in questo caso per l'industria spaziale americana che deve recuperare il tempo perduto dopo la tragedia dell'esplosione, nell'86, della navetta Challenger che ha sconvolto tutti i suoi piani. Ma il secondo «blitz» si annuncia ancora più pesante. Washington vuole impedire la vendita dei motori «Viking» di Ariane al Brasile. Quello che l'Esa sta trattando con la neonata industria spaziale brasiliana è un affare di grandi proporzioni. A Parigi nessuno vuole fare cifre, ma è chiaro che vendere i progetti del motore «Viking», utilizzato per il primo stadio dei vettori Ariane,, porterebbe nelle casse dell'European Space Agency una buona iniezione di denaro. Nella trattativa con il Brasile, poi, c'è anche un capitolo dedicato all'addestramento di tecnici e al lancio di due satelliti. Un maxi-contratto che favorirebbe la marcia di Ariane nella competizione con gli Usa. Contro questo maxi-contratto, l'offensiva è stata lanciata dal deputato democratico Dante Fascell che è presidente della Commissione esteri della Camera. Secondo Fascell, la vendita dei «Viking» sarebbe un trasferimento di tecnologia vietato da un accordo firmato tra i 7 Grandi. Alle riserve di Fascell si è già unito un responsabile del Dipartimento di Stato, il quale ha dichiarato che l'Amministrazione «ha cominciato ad avviare le procedure necessarie per definire il problema». E il Washington Times ha addirittura ipotizzato che il Brasile potrebbe passare le tecnologie alla Libia: tra i due Paesi esisterebbe un «forte legame» missilistico. Immediata, ieri, la reazione francese. Secondo gli esperti di Arianespace, il motore «Viking» non cadrebbe nella rete del divieto che fu stabilito nell'aprile '87 per impedire la diffusione delle tecnologie missilistiche militari. Il «Viking», che è prodotto dagli stabilimenti della Sep (Société européenne de propulsioni, è un motore che utilizza due combustibili liquidi. In campo militare, sostengono gli esperti francesi, si utilizzano motori a polvere che possono essere conservati più, a lungo e senza particolari precauzioni. Basterà questa giustificazione tecnica a contrastare l'offensiva americana? Nel quartier generale di Arianespace l'ottimismo è di rigore, ma i dubbi sono forti. In realtà, qualsiasi tipo di missile, con motori a combustibile liquido o solido, può essere utilizzato per fini militari. Il problema, dicono a Parigi, è politico e commerciale. Il ministero degli Esteri ha già fatto sapere che «la Francia resterà fedele alle disposizioni sottoscritte dai Sette». Ma la speranza è che la «guerra stellare» finisca con un compromesso. Enrico Singer

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