L'industria corre un po' meno di Emilio Pucci

L'industria corre un po' meno Frenata morbida della produzione dopo la lunga crescita (e l'export perde colpi) L'industria corre un po' meno Pininfarina mette in guardia il governo ROMA. La congiuntura frena, ma il fatto non dispiace a nessuno, dopo un periodo surriscaldato dell'economia. Ma dalla frenata morbida alla stagnazione il passo è breve, soprattutto se il nuovo governo non si occuperà seriamente dell'inflazione, del costo del lavoro e del deficit pubblico. Gli ultimi dati Istat sulla produzione industriale confermano le previsioni elaborate dai più autorevoli osservatori economici. Nel maggio scorso l'attività nelle fabbriche è continuata a crescere, ma a ritmi assi più lenti rispetto a quelli di fine '88: le rilevazioni Istat danno un incremento del 2,2 per cento nei confronti del maggio dello scorso anno. Nella media dei primi cinque mesi dell'89 l'aumento è pari al 2,8 per cento. Il settore industriale registra perciò un graduale rallentamento produttivo, pur in un quadro complessivo sempre positivo. Non è ancora il caso di preoccuparsi, ma in Confindustria mettono sull'avviso che il barometro delle aspettative delle imprese si sta progressivamente spostando dal bello stabile al variabile. Non a caso, la scorsa settimana Sergio Pininfarina ha sottolineato che «oggi, ancora una volta, di fronte alla necessità di controllare gli insorgenti fenomeni inflazionistici, si stenta ad imboccare la strada virtuosa del controllo della spesa pubblica e della moderazione del costo del lavoro, e ci si limita ad affidare il compito di sanare gli squilibri alla politica monetaria ed a quella valutaria». Una manovra a senso unico penalizzante per le imprese che «vengono penalizzate in quanto sono costrette a perdere competitività, a ridurre gli investimenti, a rallentare il loro potenziale sviluppo». E questa, aggiunge Stefano Micossi, direttore del centro studi della Confindustria, «è la ricetta giusta per fare la recessione». Un pericolo che toccherà al governo scongiurare. C'è grande attesa per l'andamento dell'inflazione in luglio. I primi dati sulla crescita dei prezzi nelle grandi città si conosceranno la prossima settimana. Indicazioni provvisorie sembrano registrare un lieve rallentamento che però lascerebbe la media annua dell'inflazione intorno al 7 per cento, ad un livello insopportabile per la nostra economia. In Italia le spinte inflazionistiche provengono prevalentemente da una crescita eccessiva dei costi di produzione che si combinano con l'ampio disavanzo statale (ormai oltre i 130 mila miliardi) e con una politica monetaria tendenzialmente restrittiva. Lo sboom, insomma, è in agguato. Tutto dipenderà dalla manovra economica che il governo risuscirà a mettere in piedi. La partita si giocherà in autunno, quando si dovrà pre¬ disporre una Legge Finanziaria da 10-15 mila miliardi. Se si farà come lo scorso anno, agendo soprattutto sul versante delle entrate, senza però colpire gli evasori, la futura evoluzione della domanda, a giudizio di diversi economisti, sarà per forza di cose negative, con pesanti conseguenze pure sull'inflazione. Le attenzioni maggiori degli industriali sono rivolte in questo momento alle esportazioni, che registrano una perdita progressiva di competitività. «La gravità della situazione — osserva il vicepresidente della Confindustria, Carlo Patrucco — è fornita dalle cifre: mentre la dinamica del commercio mondiale viaggia ad un ritmo di crescita pari al 9 per cento, il trend delle esportazioni italiane è contraddistinto da un tasso di incremento che non supera il 6,8 per cento. Il nostro sistema manifatturiero sta perdendo inesorabilmente le posizioni acquisite sui mercati internazionali. Un quadrò che è ancora più preoccupante se si considera che a beneficiare delle quote da noi perdute non song i Paesi di nuova industrializzazione, bensì Paesi di solida tradizione industriale, come il Giappone». Il nodo, per Patrucco, è sempre il costo del lavoro. La progressiva perdita di competitività porta inesorabilmente ad appesantire il deficit commerciale che a fine anno supererà la cifra record di 20 mila miliardi. Uno squilibrio così forte potrebbe anche compromettere la stabilità del cambio. Ecco perché appare sempre più urgente correre al più presto ai ripari. Tornando alla produzione industriale, l'andamento di maggio ha registrato miglioramenti nei settori tessile, macchine e materiale meccanico, abbigliamento, calzature, lavorazione dei minerali non metalliferi, energia elettrica, carta e stampa , autoveicoli. Inferiori ai livelli raggiunti nel maggio scorso sono state invece le performance dei mezzi di trasporto diversi dagli autoveicoli, pelli e cuoio, strumenti di precisione, prodotti in metallo, macchine per ufficio ed elaborazione dati. Nel periodo gennaio-maggio '89 il più sensibile incremento produttivo è stato messo a segno dal comparto delle macchine e materiale meccanico. Emilio Pucci US¬ URANO LE IMPRESE MA ANCHE IL DEFICIT COMMERCIALE 110— 105 ■ -2344 -2118 -4289 -3810

Persone citate: Carlo Patrucco, Patrucco, Pininfarina, Sergio Pininfarina, Stefano Micossi

Luoghi citati: Giappone, Italia, Roma