Perché gli italiani nel mirino di Enrico Benedetto

Perché gli italiani nel mirino SOMALIA Dietro l'«esodo», la minaccia integralista e accuse di corruzione Perché gli italiani nel mirino Roma, considerata ilprincipale sponsor del regime, rischia d'attirarsi la rabbia popolare Nello stesso ateneo, i docenti bianchi «ospiti» guadagnano Ì3 milioni, i locali 53 mila lire «Gli italiani? Ormai qui a Mogadiscio sono "gal", infedeli. Non c'entra l'eredità coloniale. A parole tutti li amano, ma il vento dell'Islam sta girando le carte, la sicurezza garantita dal passaporto verdone è solamente un ricordo». Parla, con amarezza, un docente somalo dell'Università di Mogadiscio. E', praticamente, l'unico nostro ateneo all'estero, ma in questi giorni cercheremmo invano nelje sue aule l'ottantina di docenti italiani che la Farnesina pilota ogni sei mesi verso la Somalia. «Li abbiamo fermati in tempo prima che arrivassero» spiegano al consolato generale prima di trincerarsi dietro un «tutto tranquillo, basta rispettare il coprifuoco e fare attenzione». I «professori bianchi» di Firenze, Torino, Bologna, pare guadagnino 8-10 mila dollari al mese. Lui e i suoi colleghi neri, invece, un pugno di scellini, neanche centomila lire. Gli italiani, forse, stanno diventando «gal» anche per questi sin troppo facili raffronti. Ma chi sono? Tracciarne l'identikit non è semplice. Ci aiuta Beatrice Pizzini, broker piemontese. Trentadue anni, innamorata della Somàlia da quando era ragazzina, ha in tasca l'ennesimo biglietto aereo per Mogadiscio. «Dovrei arrivare il 31 luglio, la situazione politica non mi spaventa», dice. «Ultimamente s'incontrano quasi solo italiani legati alla cooperazione internazionale: medici, tecnici, professori. Gente che spesso fa vita d'ambasciata, in circoli chiusi. Poi gli altri, quelli che il "mal d'Africa" tiene fermi a Mogadiscio e si sono dovuti improvvisare businessmen, sensali, commercianti. Quanti? Milletrecento: tra «stanziali» e provvisori la comunità italiana resta quella più numerosa, appena insidiata dai britannici. Nessuno si occupa di turismo, visto che il Paese rifiuta misteriosamente il business delle vacanze, ma c'è Vincenzo Caputo che vende le migliori aragoste della regione, due suoi connazionali celeberrimi come ristoratori, qualche manager padano anco¬ ra legato alle sue piantagioni di banane. Ora hanno tutti paura, malgrado le ottimistiche rassicurazioni governative. Alcune decine di residenti italiani hanno già raggiunto Fiumicino domenica, sfollati dalla Farnesina che, pure, non ammette questa «operazione-esodo», mentre altri li stanno raggiungendo in queste ore. Basta il radicalismo islamico, quello che secondo il regime ha fatto assassinare Salvatore Colombo, vescovo di Mogadiscio, a giustificare l'insicurezza? No, c'è dell'altro. In Somalia cresce, velocemente l'opposizione al presidente Barre e Roma — suo principale sponsor a livello europeo — finisce con il farne le spese divenendo il «complice» verso cui si aizza la rabbia degli affamati. «I soldi che la Farnesina regala o investe in Somalia finiscono volentieri nelle tasche di "Siad bocca larga" o dei suoi 28 figli» ammette Abdikarim Mohamed, responsabile per l'Italia del «Golaha Midnimada Somaliyeed», il principale gruppo ariti-governativo, pur ribadendo che i «soldi sporchi» non inquinano la «grande amicizia con il popolo italiano». Il docente universitario conferma, previo anonimato: «Il Paese vive di corruzione. Se i fondi romani, 2800 miliardi, continuano a volatilizzarsi malgrado tutte le denunce, l'Italia non può non esserne complice. Qui gira una battuta: "Chissà come sono fatti gli italiani? Ormai vediamo solo socialisti"». «Eppure i legami sono divenuti ancora più forti d'un tempo» afferma Mohamed Abdullahi Hur, medico somalo trapiantato in Italia. «Nell'86 eravamo cinquemila, ora — dopo le ultime repressioni — il sestuplo. Una colf qui guadagna 800 mila lire il mese: le manda in patria e riesce a fare sopravvivere la sua famiglia, o altre amiche, per metà dell'anno. Senza di voi saremmo, letteralmente, morti di fame». Enrico Benedetto

Persone citate: Abdikarim Mohamed, Barre, Beatrice Pizzini, Mohamed Abdullahi Hur, Salvatore Colombo, Vincenzo Caputo