«E noi faremo idromassaggi al mare»

«E noi faremo idromassaggi al mare» «E noi faremo idromassaggi al mare» Getti d'aria, reti, atolli: contro le alghe tanta fantasia RUMINI DAL NOSTRO INVIATO L'assessore ci crede. Una barca per succhiare le alghe, a Ravenna: finora è andata male. Pazienza. Alberto Rebucci, assessore all'Ambiente, ci crede davvero: stamattina si riprova. A Rimini, invece, tentano con un muro d'aria, una trovata uscita dai night. A Senigallia hanno calato le reti, per fermare la schiuma che avanza: la gelatina c'è ancora, galleggia un po' al largo, non è stata sconfitta; in compenso, hanno fatto pesca grande, tutto quello che c'era a fondo l'hanno preso. Soldi, per ora, non ce ne sono. La fantasia, invece, non manca. Contro le alghe si tenta all'italiana: idee e improvvisazione. C'è posto per tutti. Nelle Marche c'è chi ha consigliato di buttare nell'Adriatico malato tonnellate di molluschi: «Depurano in modo naturale». A Bellaria, un altro ha insistito perché si riempisse di sale il mare. Sguardi sbigottiti. «Per disperdere la gelatina, signori miei». Mauro, bagnino, da Torrepe- drera, è da un pezzo che insiste: «Chiamate la Protezione civile. Fate portare autobotti per aspirare le alghe». «Ci stiamo pensando», gli hanno risposto. Speriamo di no. Pierluigi Ighina, direttore del Centro internazionale di studi magnetici, organizza addirittura una conferenza stampa: «Nel mare c'è una energia terrestre superiore a quella solare. Per equiparare le due energie, bisogna sfruttare il principio della calamita». Ossia? «Ma è semplicissimo. Si mette una elettrocalamita nei pescherecci, sulle barche, nelle navi, per togliere energia negativa dentro il mare e aumentare quella positiva, in superficie». Il dottor Bianchi non l'hanno ascoltato per un anno. L'altro giorno, però, all'Azienda turistica di Rimini gli hanno aperto la porta e sono stati a sentirlo. La sua proposta: «Ozonizzare tratti di acqua costiera. L'ossigeno trasformato in ozono, così si distruggono le mucillagini». Possibile? «Si fa al mare un trattamento tipo idromassaggio». Il mare ribolle. Una broda¬ glia. Neppure il libeccio che soffia da ieri è servito a qualcosa. A Rimini, in Comune, si sono riunite le ((teste pensanti». Luca Spigolon, assessore al Turismo, ha incontrato la ditta Rana di Ravenna. E' venuta fuori, appunto, l'idea del muro d'aria. Funziona così. Tubi pneumatici sotto il pelo d'acqua, le bolle diaria che escono, bloccano il passaggio di tutto: dalle alghe alla gelatina. Al sindaco Massimo Conti i suoi collaboratori l'hanno già detto: «E' buona, conviene provare». Auguri. A Ravenna, la motobarca della ditta Rana si chiama «Uraga-. no» e ha una pompa per aspirare tutto quello che trova: acqua e alghe. L'altro giorno l'hanno portata in mare, al largo. Niente da fare, non c'è stato verso. S'è inceppata quasi sùbito, i filtri dopo pochi minuti erano intasati. Troppe alghe. Ma adesso si riparte: ((Abbiamo sistemato l'impiccio con una vasca di raccolta». Costo dell'operazione, sei milioni. Forse per questo vale la pena. A Lignano Sabbiadoro hanno tentato due volte di far le bar¬ riere con i galleggianti, a un chilometro dalla spiaggia. Armando Angeli, assessore regionale all'Economia, dirigeva le operazioni. Un fiasco. La muciliagine pare imprendibile. Non importa. A Grado, Trieste, Cervia, Gabicce, Cattolica, dappertutto, ci credono a questa specie di Maginot antialga. «Non possiamo stare con le mani in mano». Come no. Per ora è un manipolo sgangherato, senza mezzi e senza uomini. Domani chissà. «Mancano tecnologie e strutture per ripulire l'Adriatico, sarebbe come togliere con un secchiello l'acqua del mare», ammette Gianfredo Favi, comandante della capitaneria di porto a Rimini. Eppure si tenta. L'altra sera al largo di Bellaria una squadra della Capitaneria ha provato a «imbrigliare la muciliagine» con le reti: come cercare di acchiappare un fantasma. E' uscito il battello mangia-alghe: stesso risultato. A Cervia davanti al porto canale hanno piazzato centocinquanta metri di «salsicciotti gonfiabili», come li chiamano qui, «quelli usa¬ ti per isolare le macchie di idrocarburi e renderle biodegradabili». A Gabicce, i bagnini hanno posato nelle acque del mare pannelli di gommapiuma pressata con l'anima di acciaio in cinquanta centimetri (metà sopra metà sotto. Una barriera lunga quasi un chilometro e mezzo). A Riccione sono ancora più rudimentali: passano con i camion mentre albeggia a raccogliere le mucillagini sulla battigia. I bagnini danno una mano: badili e carriole. C'è pure il sindacato della Fipe Confcommercio, che riunisce dodicimila stabilimenti balneari, quarantamila bar. La proposta: «Atolli rigeneratori con diametro di cinquanta metri, smontabili e montabili». Parola di Riccardo Scarselli, dirigente. Adesso, tanto vale provare. E poi, quelli che si sono rassegnati sono una minoranza. Come il pescatore che al porto di Rimini ha vergato una grande scritta sul muro bianco: «Addio mare». Un altro ha aggiunto, sotto: «Grazie di tutto. E' stato bello». Pierangelo Sa pegno

Persone citate: Alberto Rebucci, Armando Angeli, Bellaria, Gianfredo Favi, Luca Spigolon, Massimo Conti, Pierluigi Ighina, Riccardo Scarselli, Soldi