«Il mio coraggio si è fermato a Locri»
«Il mie coraggio si è fermato a Locri» La ferocia dei sequestratori di Perrini e il calo di attenzione per il suo caso preoccupano la madre del ragazzo rapito «Il mie coraggio si è fermato a Locri» Angela Casella: sono tornata a mani vuote, la paura per Cesare cresce PAVIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sono ormai 536 giorni che Cesare Casella è in mano ai suoi sequestratori. Il prossimo 22 luglio il ragazzo compirà 20 anni: sarà il secondo compleanno da ostaggio. A Pavia la raccolta del fondo di solidarietà per Cesare ha fruttato finora 13 milioni e 800 mila mentre il conto corrente aperto presso una banca cittadina ha raggiunto appena il milione di lire. La popolazione non condivide l'iniziativa della famiglia. La giunta comunale ha chiesto un incontro con il presidente Cossiga. Sul piano emotivo la liberazione di Marzio Perrini, ha accresciuto l'angoscia. Angela Casella teme per il figlio: «Il signor Perrini è tornato a casa dopo sei mesi, mentre Cesare è ancora prigioniero. Non sappiamo più cosa pensare. Noi siamo disposti a pagare, lo abbiamo sempre dichiarato, ma non più di quello che possediamo». Dalla liberazione di Perrini si è appreso che non è stato tenuto prigioniero in Aspromonte. Che certezze avete mai avuto che Cesare invece sia proprio lì? «Certezze non ce ne sono mai state. Le lettere e le telefonate, almeno di questo siamo sicuri, sono sempre arrivate da Locri. Gli inquirenti e le forze dell'ordine poi hanno sempre detto che mio figlio è fra quelle montagne.» Quale fiducia nutre nei confronti delle ultime operazioni di polizia in Aspromonte? «La fiducia nel loro operato non -la devo assolutamente perdere. Sul risultato non so...» Lei ha dichiarato che tenterà tutte le carte. Quella della' sottoscrizione a quanto pare non dà i frutti sperati. Quanto tempo in¬ tende ancora aspettare e dove intende arrivare? «La disperazione a volte può portare agli estremi. Farò quello che ho promesso all'inizio del mio viaggio a Locri: mi lascerò morire di fame». La giunta comunale di Pavia ha chiesto un incontro con il presidente Cossiga. Lei e suo marito cosa vi aspettate? «Innanzitutto che lo Stato vada avanti. Che sia un'azione continuativa per ritrovare tutti i sequestrati. E che poi si cambino le leggi. Soprattutto ci devono essere pene più severe». Non ritiene, signora Angela, di avere commesso forse qualche errore in questi 18 mesi di attesa? «Può darsi, anzi sicuramente, ma sono stati dettati dalla di¬ sperazione. Non abbiamo più niente da dare. Mi devo ormai accontentare degli aiuti della gente, ma sono briciole, mentre la nostra disperazione aumenta di ora in ora. Si dice che non è giusto fare una colletta per pagare i banditi. E' vero. Ma cosa altro posso fare per liberare mio figlio?» Il tàglio dell'orecchio di Marzio Perrini e di Andrea Cortellezzi, che sensazioni le suggerisce in queste ore? «Angoscia e disperazione. Ho rifiutato persino di vedere la televisione. Mi hanno detto che Perrini era in condizioni pietose. E la sua è stata una prigionia di soli sei mesi. Chissà come sarà il mio Cesare dopo 18 mesi». Signora Angela è passato un mese dal suo viaggio nella Locride: il bilancio? «Il bilancio sono le mie mani vuote. Silenzio assoluto. Nessun contatto con i sequestratori» Amedeo Lugaro Angoscia. Per Angela Casella nessuna notizia del figlio Cesare
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