POLITICA CERCASI PER L'IMMIGRAZIONE di Luciano Gallino

POLITICA CERCASI PER L'IMMIGRAZIONE SE LA REGIONE SOSTITUISCE LO STATO POLITICA CERCASI PER L'IMMIGRAZIONE LA giunta regionale dell'Emilia-Romagna ha avviato una serie di iniziative volte a migliorare le condizioni di vita degli immigrati extra^omunitari, in specie degli africani. Formazione professionale, abitazioni, assistenza sanitaria erogata senza far pagare la tassa sulla salute, sono tra i punti più qualificanti del programma di interventi offerto dalla Regione ad alcune migliaia di immigrati. L'intenzione dichiarata della giunta è quella di evitare che si producano in loco «squilibri e razzismi striscianti», già osservabili in altre Regioni, e di controllare il flusso migratòrio, sottraendolo per quanto possibile alla clandestinità. Dinanzi a questo articolato programma d'una Regione italiana a favore degli immigrati extra-comunitari sorgono due interrogativi; se l'intenzione di evitare squilibri riuscirà a tradursi in realtà, e se il programma è esportabile in altre Regioni. La risposta dipende dal verificarsi di varie condizioni. Una condizióne prioritaria è che il programma sia sentito dalle popolazioni locali come un atto di giustizia sociale, piuttosto che di ingiustizia. In questi casi, occorre dire, il senso di giustizia non dipende soltanto dall'ideologia cui si aderisce, bensì anche dalla quantità e dalla distribuzione delle risorse disponibili. Se le Unità sanitarie locali funzionano bene, sono adeguatamente attrezzate, e paiono insomma poter assorbire alcune migliaia di clienti in più senza ridurre la qualità complessiva dei servizi erogati, i locali tenderanno a sentire come giusto il servizio gratuito offerto agli immigrati. Nel caso contrario — che è la situazione di fatto esistente in molte Regioni italiane — la stessa iniziativa verrà percepita come una riduzione delle risorse già scarse a disposizione delle popolazioni locali, cioè sarà avvertita come un'ingiustizia. Proprio questo sta avvenendo in altri Paesi europei, in seguito a piani analoghi. Qualcosa di simile vale per il mercato del lavoro. Quando la domanda di forza lavoro da parte delle aziende eccede l'offerta, come capita al momento in tutto il Centro-Nord, qualunque iniziativa rivolta a migliorare la qualificazione e l'inserimento di forza lavoro immigrata sarà percepita dai più come utile e giusta. Ma se la domanda risulta pari o inferiore all'offerta, la stessa iniziativa verrà interpretata come un fattore di accelerazione di flussi immigratori destinati a non trovare sbocco adeguato sul mercato del lavoro. E negli immigrati si comincerà a vedere dei concorrenti importuni, piuttosto che dei graditi compagni di lavoro. Poiché quanto a mercato del lavoro la società italiana è sempre più dualistica — come ricorda per l'ennesima volta l'ultimo rapporto Svimez —, ne segue che, se non in Emilia, in altre Regioni italiane iniziative del genere, specie se realizzate in modo isolato, potrebbero costituire fattori di tensione sociale più che di nuovi equilibri. La ricetta emiliana sembra quindi difficilmente esportabile. Converrebbe allora non far nulla per favorire l'inserimento nel nostro tessuto sociale degli immigrati extra-comunitari? Certamente no Sensi di giustizia a parte, sarà oggettivamente meglio per tutti, non solo per loro, se essi saranno presenti e operosi tra noi come lavoratori qualificati, cittadini con pari diritti e pari doveri, piuttosto che in veste di ambulanti marginali o piccoli spacciatori. Quel che non ■ Luciano Gallino CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA

Luoghi citati: Emilia, Romagna