Rivolta sociale in Siberia di Emanuele Novazio

Rivolta sociale in Siberia La protesta dei minatori contagia le altre categorie è allarma Mosca Rivolta sociale in Siberia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Non c'è schiarita, lo sciopero' dei minatori siberiani che paralizza il bacino di Kuznetsky, il: «Kuzbass», si allarga e rischia di diventare la più sèria agitazióne sociale che mài abbia scosso l'Urss di Gorbaciov, quasi una rivolta. Solo a Mejduretchensk, dove tutto era cominciato lunedì, i pozzi hanno ripreso a funzionare, sia pure con una produttività inferiore dell'ottanta per cento, ma i minatori hanno bloccato altre otto città, la protesta ha raggiuntò Kemerovo, il capoluogo regionàie, e «sta assumendo ormai una piega dura» come riassumeva ieri allarmata « Socialisticevskaia Industria». «Non c'è soluzione in vista», confermava ieri sera la «Tass», è qua e là, nel secondo bacino carbonifero dell'Urss, pare già sciopero generale: perché i minatori, decine di migliaia, hanno scavalcato i «comitati di sciopero» che avevano accettato di riprendere il lavoro, si sono organizzati in «comitati operai» e ignorano gli appelli del ministro Michail Shchadov, accorso da Mosca ma sbeffeggiato perfino dall'organo dei sindacati ufficiali, «Truci», per le «mezze misure proposte e per non essere' riuscito a portare con sé niente più di qualche promessa». E perché accanto ai minatòri ci sono, spesso, gli edili, ci sono gli operai delle industrie di trasformazione ormai a corto di ri¬ fornimenti, c'è la piazza soprattutto, c'è la gente che «dovunque si riunisce e organizza comizi», ci sono «voci ragionevoli e voci eccitate». Ci sono «madri di famiglia che gridano di non aver niente con cui nutrire i figli e i mariti che, a differenza di certe persone, lavorano sottoterra». Sono anche queste «parole che accendono la folla», come nota «Socialisticevskaia Indùstria», ad allarmare e si capisce: le riVendicazioni che alimentano lo sciopero hanno un diffuso carattere economico e politico ma, anche, il marchio populista della richiesta di eguaglianza, della lotta al privilegio. Due giorni fa «gruppi di scioperanti a Prokopievsk hanno passato al setaccio le case di alcuni dirigenti della città», scriveva «Trud» senza dar particolari. Ma è facile capirne la ragione, quella gente cercava i «privilegi» di chi «non lavora sottoterra». Dopo quasi una settimana di agitazione, i minatori chiedono dunque salari più alti e garanzie sull'ambiente di lavoro, consapevoli forse che in nove anni' nelle miniere dell'Urss ci sono state diecimila vittime, come riconosceva- la «Komsomolskaia Pravda»; chiedono l'autogestione delle miniere, perché nel bacino non c'è traccia della valuta pregiata che lo Stato ricava vendendo il carbone; chiedono la fine del monopolio del ministero dell'Industria carbonifera, protestano con lo studiato azzardo dello sciopero contro l'economia centralizzata. Ma nelle piazze delle cittadine siberiane s'intravede ormai quell'esplosiva commistione di urgenze quotidiane, di volontà di affermazione politica e sociale, e di rancori per i privilegi che potrebbe avere esiti difficili da prevedere, ancora. Emanuele Novazio

Persone citate: Gorbaciov

Luoghi citati: Mosca, Siberia, Urss