Cos'è la Marsigliese se la marcia non c'è?
Cos'è la Marsigliese se la marcia non c'è? Berlioz al primo concerto estivo del Regio Cos'è la Marsigliese se la marcia non c'è? TORINO. Cori, fanfare e rataplàn all'Auditorium per il primo concerto sinfonico della stagione estiva organizzata dal Teatro Regio. Reynald Giovaninetti ha aperto il programma con la'«Marsigliese» trascritta da Berlioz per tenore, coro e orchestra. Un ennesimo saggio di abilità timbrica, con quelle sventagliate dei bassi che paiono ventate sulfuree, e una prova di come ciò che viene toccato dal genio acquista, nel bene e nel male, un marchio inconfondibile: Berlioz cancella quasi completamente il senso vettoriale e propulsivo della marcia: la sua «Marsigliese» non si muove più, diventa un rispondersi statico fra il tenore e il coro che trasforma la marcia nella sua rappresentazion sublimata e rituale. Tutto questo è molto berlioziano: stabilire tra sé e la realtà un filtro che la proietta in una dimensione ideale, da contemplarsi a bocca aperta per la sua grandiosità. Lo stesso accade nella «Sinfonia funebre e trionfale», scritta per accompagnare la traslazione dei morti delle «Tre giornate» del 1830 al nuovo monumento sulla piazza della Bastiglia. Anche qui il valore della composizione sta nell'ingigantire la dimensione del corteo in una stuporosa solennità che il direttore Giovaninetti ha colto con perfetta adesione alla lettera e allo spirito del lavoro, trascinando l'orchestra del Teatro Regio ad affrontare di slancio le notevoli difficoltà d'esecuzione, specie per gli ottoni. Risultato: un'esecuzione attendibile, grazie anche all'impegno del Coro diretto da Fulvio Foglianza e del tenore Ottavio Garaventa solista nella «Marsigliese» e nell'«Inno delle Nazioni» di Verdi eseguito al centro del programma con successo pari a quello ottenuto dagli altri pezzi. Ip. gal.]
Persone citate: Berlioz, Fulvio Foglianza, Giovaninetti, Ottavio Garaventa, Reynald Giovaninetti, Verdi
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