Inganni e geometrie del cuore di Osvaldo Guerrieri

Inganni e geometrie del cuore Inganni e geometrie del cuore «Le false confidenze» dirette da Patroni Griffi MARINA DI PIETRASANTA DAL NOSTRO INVIATO Dopo frequentazioni distratte o casuali e, soprattutto, dopo avvicinamenti sporadici, sembra sia giunto davvero il momento di Marivaux. L'altra sera, alla Versiliana, Giuseppe Patroni Griffi ha messo in scena «Le false confidenze», ieri a Borgio Verezzi era in cartellone «La doppia incostanza» con la regia di Guido De Monticelli, in settembre, a Vicenza, andrà in scena «La sorpresa dell'amore»; sembra proprio che il teatro italiano abbia cominciato ad affrontare sistematicamente un autore grandissimo e trascurato anche dall'editoria (a parte due magri librini pubblicati da Einaudi non c'è altro, purtroppo). Questa rinascita marivaudiana avviene sotto il più felice dei segni. Con il suo bellissimo spettacolo, molto applaudito dal folto pubblico, Patroni Griffi ci ha mostrato tutta ia ricchezza espressiva, l'ambiguità, la sottigliezza psicologica, il gusto per la simulazione senti¬ mentale di un commediografo che ha posto al centro della propria opera, come un motivo ricorrente e rapinoso, la schermaglia d'amore. Marivaudage: si è sempre chiamato così quel suo personalissimo modo di indagare i sentimenti, la febbre con cui va ad accendere la partita dell'amore. E non sempre marivaudage ha avuto un significato positivo, talvolta ha indicato una geometria astratta e volubile, priva di autentico spessore. Patroni Griffi ha utilizzato il marivaudage non solo come un impeccabile meccanismo teatrale, ma anche come una ragnatela in cui vanno ad impigliarsi, quasi fossero farfalle matte, le ragioni del cuore e quelle della classe sociale. Dorante è un giovane di bell'aspetto colmo di virtù morali. Ama, senza alcuna speranza di riuscita, la bella e giovane vedova Araminta, che un Conte circonda di una corte noiosa e ricattatoria. Ma Dorante ha un alleato straordinario, Dubois, un servò di cervello finissimo, un genio dell'inganno che con la sola forza dell'intrigo riesce ad addolcire l'animo della donna, a renderla sensibile alla presenza di Dorante, a innamorarsene perdutamente. Certo, prima di arrivare al trionfo dell'amore, bisogna superare un bel po' di accidenti, la passione complementare della governante Marion, la strenua guerra contro Dorante di madame Argante, madre di Araminta, i pasticci del signor Rémy. Insomma, una continua complicazione la cui suspense serve a rendere più intenso l'istante in cui i due innamorati si rivelano l'un l'altro, e bisogna sentire con quale liberatorio applauso il pubblico della Versiliana ha accolto l'altra sera l'abbraccio tra Dorante e Araminta. Nelle «False confidenze», che Patroni Griffi ha anche tradotto con linguaggio nervoso e asciutto, l'iniziazione all'amore si compie còme una cerimonia educata e l'amore cresce come una pianta, ma con un tronco nodoso dall'innesto diabolico, un amore che nasce dall'ingan¬ no e nell'inganno si sviluppa. Nella bella scena di Aldo Terlizzi, un ambiente neoclassico con colonne corinzie nere e oro, Patroni Griffi ha innescato uno strepitoso gioco d'attori puntato sull'ambiguità dei sentimenti e sulla progressione del climax erotico. Laura Marinoni è stupefacente nel delineare la psicologia di Araminta, nel consegnarci un ritratto di donna preda dell'amore prima ancora che l'amore le invàda la coscienza. Mariano Rigillo è un bravissimo Dubois, sornione, doppio, irraggiungibilmente ingannatore. Giovanni Crippa sa dare a Dorante tutte le possibili sfumature della disperazione e della dedizione. E poi ci sono la fresca e scintillante Laura Visconti (Martpn), l'inappuntabile Franco Acampora (Rémy), Kaspar Capparoni (il servitore Arlecchino), Rossella Testa (madame Argante) e tutti gli altri. Alla fine, applausi riconoscenti, lunghissimi e interminabili. Osvaldo Guerrieri

Luoghi citati: Borgio Verezzi, Vicenza