La lezione di Mitterrand

«Quel brav'uomo di Luigi XVI pagò i misfatti dei suoi avi» La lezione di Mitterrand «Quel brav'uomo di Luigi XVI pagò i misfatti dei suoi avi» PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nel giardino dell'Eliseo invaso dai seimila invitati di un «garden party» a dimensione di Bicentenario, la domanda arriva inattesa: «Lei avrebbe votato la condanna a morte del re?»., Mitterrand esita appena un secondo. Poi sorride. «Come atto individuale sono colpito dalla morte di un uomo e, in più, Luigi XVI era un brav'uomo. Le sue colpe sono state certo minori di quelle di alcuni dei suoi antenati. E io sono contro la pena di morte. Se vi ricordate, l'ho fatta abolire nel 1981». Dunque, secondo Mitterrand, Luigi Capeto doveva essere salvato dalla ghigliottina? Non esattamente: «Per quelli che, all'epoca, incarnavano la rivoluzione, la morte del re significava la fine di un'epoca. La morte del re è stato un atto tragicamente simbolico». La «lezione di storia» di Francois Mitterrand è dosata con la misura che si addice ad un Presidente che non perde mai un'occasione per dimostrare di essere «il capo di tutti i francesi». In questo caso, tanto degli eredi dei sanculotti più arrabbiati, tanto di chi comincia a distinguere nella rivoluzione pa¬ gine gloriose. Ma il giornalista della televisione che, in diretta, sta proponendo a milioni:- di spettatori questo «storico» botta e risposta, insiste. «Quali sono i personaggi della rivoluzione che lei ama di più?»..Questa volta Mitterrand risponde senza alcuna esitazione: «Carnet e Danton, Per me sono i due simboli di quegli anni». Lazare Carnot è il grande capo militare, l'uomo che ha salvato la Francia rivoluzionaria dall'attacco degli Imperi, è il «responsabile dell'esercito nel Comitato di Salute pubblica» che ha ordinato la mobilitazione generale il 23 settembre del 1793. Per tutto questo, Carnot si è conquistato il soprannome di «Organisateur de la victoire». Georges Danton è il leader dei giacobini moderati che fu prima escluso dal Comitato esecutivo dai robespierristi nel luglio del 1793 e, un anno dopo, condannato a morte e ghigliottinato nel pieno del Terrore. Per Mitterrand, insomma, i «più grandi» sono l'eroe-soldato e il rivoluzionario moderato. «E Bobespierre?». A questo punto il Presidente torna a misurare le parole. «Bobespierre è un personaggio che divide. Il Terrore ha offuscato la sua immagine. Ma non mi sentirei nemmeno di fare parte del tribunale che, oggi, volesse riaprire il suo processo». La «lezione di storia» è finita. Mitterrand torna tra gli ospiti che si muovono lentamente sul prato, tutti con un mini-bouquet di fiori bianco-rosso-blu che le Guardie Bepubblicane in alta uniforme hanno distribuito con marziale precisione all'ingresso. Inevitabile un accenno alla politica interna. Forse si annuncia una riduzione del mandato presidenziale da 7 a 5 anni. «Si vedrà». Adesso è il momento di inaugurare il vertice dei Sette Grandi. [e. s.) Un ritratto di Luigi XVI

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