Un franco scambio con il comunismo di Aldo Rizzo

Un franco scambio con il comunismo b Un franco scambio con il comunismo Ipolacchi sono delusi per l'entità degli aiuti promessi da George Bush (e tuttavia bisogna aspettare il progetto complessivo dell'Occidente, annunciato per il vertice delle sette maggiori democrazie industriali, nei prossimi giorni a Parigi). Resta che quanto sta accadendo in queste ore nell'Europa dell'Est è senza precedenti, un'autentica svolta storica. Il Presidente degli Stati Uniti, cioè il capo della massima potenza del capitalismo, s'impegna ad aiutare due Paesi, la Polonia e l'Ungheria, ad uscire da una gravissima crisi economica, ma a condizione che, in qualche modo e in qualche misura, essi escano pure dal comunismo. E fa tutto questo senza alcuna polemica col leader del vecchio impero comunista, anzi esprimendogli il proprio apprezzamento e assicurandogli che l'Occidente non farà nulla per trarre dall'evoluzione in corso vantaggi politici e strategici. Del resto, sotto la spinta di Gorbaciov, lo stesso Patto di Varsavia, l'alleanza dell'Est, aveva detto nei giorni scorsi che non esistono più «modelli universali di socialismo e che nessuno ha il monopolio della verità». E Gorbaciov in persona aveva affermato che bisogna «accettare soluzioni indipendenti per i problemi nazionali». Aveva ragione l'altro ieri Bush a dire, nel suo discorso al Parlamento polacco, che «viviamo in tempi straordinari, anzi sconvolgenti», e che siamo in presenza di una vera rivoluzione copernicana (Copernico, com'è noto, era polacco). Fra l'altro, Bush parlava a un'assemblea liberamente (o quasi) eletta, la prima nella storia dei Paesi comunisti. E si rivolgeva a un interlocutore, il generale Jaruzelski, che era passato dal ruolo di oppressore delle nascenti libertà polacche a I quello di'garante di una tranI sizione verso il pluralismo. Detto questo, . restano aperti problemi enormi. Ha ragione anche Kissinger ad ammonire che «l'impero sovietico non si lascerà disintegrare» e che «passare da una economia pianificata centralista a un'economia di mercato senza sconvolgimenti politici» è un'eventualità tutta da verificare. E tuttavia è una scommessa dalla quale l'Occidente non può ritrarsi. I rischi della transizione sono quelli noti. Rischio politico: il partito comunista, anche in Polonia, anche in Ungheria, accetterà a un certo punto di farsi da parte? Finora l'ipotesi è quella, ambigua, di un pluralismo sociopolitico nell'ambito di un sistema in qualche modo socialista. Rischio economico: le masse stremate dalla crisi accetteranno nuovi sacrifici, pur necessari? D'altra parte, l'Occidente non può dare aiuti massicci senza un disegno, anche perché servirebbero a poco. Lo fece in parte negli Anni Settanta, all'epoca dell'altra e fittizia distensione, col risultato che non c'è stato alcun risanamento economico né in Polonia né in Ungheria, ma solo un ingigantirsi del debito estero. Nelle nuove condizioni, rese possibili da Gorbaciov, la strategia annunciata da Bush è quella di legare l'aiuto economico al progredire delle riforme, nella duplice direzione dell'economie di mercato (quindi integrabile con l'economia internazionale, fuori da ogni residuo autarchico) e del pluralismo politico. La novità è nel fatto che anche i polacchi e gli ungheresi, e in parte gli stessi sovietici, ora sanno che sono condizioni realistiche, da. discutere con serietà. Che cosa uscirà da tutto questo, nessuno può dirlo. Diciamo che è una sfida alla storia, così come l'abbiamo conosciuta fmora. Aldo Rizzo «O^J

Persone citate: Bush, Copernico, George Bush, Gorbaciov, Jaruzelski, Kissinger

Luoghi citati: Europa Dell'est, Parigi, Polonia, Stati Uniti, Ungheria